Lo scontro Beppe Grillo – Laura Boldrini è di sicuro una delle più grandi faide della storia della politica italiana.
Nata l’anno scorso, nel febbraio 2013, con la formazione del Governo e la conseguente nomina dei Presidenti del Senato e, appunto, della Camera, la diatriba si è portata avanti su un terreno sempre più volgare e basso, soprattutto grazie agli attacchi partiti dai luogotenenti pentastellati.
La prima silurata grillina è partita dal blog di Peppe colpendo la legittimità stessa dell’elezione alla terza carica dello Stato quando in realtà il vero obiettivo era il tentare di ricompattare, riuscendoci, una frattura creata dal “mescolarsi”, nelle votazioni, con gli altri onorevoli, che sembrava definitiva ed insanabile all’interno del MoVimento: il round finì a favore dei due Presidenti che si dimezzarono lo stipendio e i privilegi, cavallo di battaglia storico dei grillini.
Un altro motivo di scontro è stato il rinvio della discussione del nuovo testo sull’omofobia, a settembre, deciso dalla presidente della Camera per consentire alla maggioranza di trovare un accordo. Di Battista all’epoca incolpò la Boldrini di non essere super-partes e di favorire il Governo, ma peggio fece Beppe Grillo dal suo blog, che la definì “un oggetto di arredamento del potere”, parole che scatenarono le proteste generali e pronunciate nonostante l’avvertimento di Napolitano di stemperare i toni.
In quell’occasione la Presidente venne difesa anche da Twitter, dove con l’hashtag #siamoconlaura gli utenti protestarono contro l’insulto sessista.
Dopo battibecchi vari passano i mesi e si arriva all’applicazione da parte della Boldrini della famosa “ghigliottina”, per la prima volta nella storia repubblicana, per sbloccare l’ostruzionismo ad oltranza dei 5 Stelle in opposizione alla conversione del decreto legge IMU-Bankitalia: questa manovra ha scatenato le ire dei parlamentari pentastellati, bloccando le aule delle Commissioni, insultando le parlamentari del PD e facendo casino.
Dal caos scatenatosi non poteva sottrarsi, ovviamente, il Beppe nazionale che ha pubblicato, sulla sua pagina Facebook con un milione e più di Mi piace, un video (di dubbio gusto, imho) nel quale un attivista del MoVimento parlava, in una macchina, con un cartonato della Presidente della Camera. Nel video, tralasciando la dubbia ironia, non c’era era niente di oltraggioso, ciò che ha però fatto allontanare dalle posizioni di Grillo ogni parte politica è stata la frase che ha accompagnato il post, dove il leader politico invitava a scrivere cosa avrebbero fatto gli utenti se si fossero ritrovati come nel video.
Ovviamente, come logico su Internet, i risultati sono stati migliaia commenti sessisti e violenti che lo staff della pagina si è affrettato a cancellare il mattino successivo, non facendo in tempo, però, ad evitare la bagarre, protratta anche dalla comparsata tv della Boldrini che ha indicato i commentatori al video come “potenziali stupratori”.
E così si arriva ai giorni nostri, quando a fomentare il dibattito è ancora una volta l’ex comico ligure, che pubblica sulla sua pagina FB un presunto tweet cancellato nel quale l’onorevole avrebbe ricalcato quanto detto a Che Tempo Che Fa ed anzi, le avrebbe aggravate, incolpando non solo i commentatori del video, ma tutti coloro che seguono il blog di Grillo.
Vi sono però dubbi sulla veridicità dello stesso tweet e, oltre alla negazione di chi, secondo l’immagine, avrebbe messo nei Preferiti il suddetto tweet (come scritto da Fabio Nacchio), nello screen ci sono delle inesattezze come la mancanza dell’orario del messaggio.
Insomma, il tweet è vero o no?
E soprattutto, possibile che proprio chi fa della trasparenza il proprio cavallo di battaglia cada in questi trucchetti di bassa lega?
E, dulcis in fundo, per smentire in ogni modo le accuse sessiste nei confronti del Movimento, Claudio Messora, responsabile della comunicazione nonchè noto blogger complottista, spiega elegantemente in un tweet (postato domenica sera e poi cancellato) perchè la Boldrini non dovrebbe preoccuparsi dell’eventuale volontà di stuprarla dei grillini.
È dunque questo il meglio della politica italiana, sessismo e biechi attacchi personali?
Beh, se così fosse, il meglio lo abbiamo sempre avuto a nostra disposizione: si chiama Borghezio e per ignoranza ed inutilità è il primo al mondo, imbattuto (per ora).
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