I bias sono ovunque. Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi a far promesse senza mantenerle mai se non per…No, scusate, mi sono fatto prendere la mano dalla mia raffinatissimissimissmerrimanoiseyfammiunapippissima citazione.
Dicevamo. Le distorsioni nella nostra capacità di giudizio frutto di malcelati pregiudizi sono la norma: è prassi comune quella di giudicare le cose a partire da ciò che preferiamo e di base il meccanismo è perfettamente comprensibile, il problema si pone quando si prende i propri gusti come metro di giudizio infallibile senza nemmeno rendersene conto.
Non dovremmo giudicare per sottrazione: se giudichiamo qualcosa per quello che non ha rispetto a quello che ci piace, è ovvio che nel 99% dei casi ci farà cagare a spruzzo. E’ troppo comodo, permette di dare giudizi troppo rapidi e assolutamente sconclusionati: è l’equivalente di avere la Sacher come cibo preferito, mangiarsi un’ottima cotoletta e tuonare: “Ma questa cotoletta fa cagare perché non ha il cioccolato, la marmellata e il liquore!”
L’ambito con cui mi sono scontrato le primissime volte con questo atteggiamento fu quello musicale: escludendo la triste categoria di chi crede di dare giudizi musicali quando invece prova semplicemente antipatia nei confronti degli ascoltatori di questo o quell‘artista (“ihih ohohoh ma loro nn sn artisti!!1 XDDDD”, anticipo già io la battuta più originale che possiate partorire e vi risparmio la fatica), ho sempre provato una sana forma di depressione tutte le volte che sentivo fare ragionamenti come “non mi piace questo genere musicale/non lo reputo musica perché non rientra nella mia concezione di musica.” Il che è un brillante arzigogolo linguistico per dire una tautologia: “Per me questo non è musica perché per me non è musica.”
Tradotto: una stronzata mascherata da presa di posizione ragionata.
E’ una cosa che capita spesso con metallari, rrrrrockerz, indie e hipster (fortunatamente non più così alla moda): visto che si tende ad ascoltare la musica tramite deontologie e non con le orecchie, si creano guerre di opinione in cui il tal genere fa cagare solo perché è troppo recente o l’altro tal genere fa cagare perché non è musica se paragonato col proprio genere preferito. Detta così mi sembra di aver scoperto l’acqua calda, ma solo perché in ambito musicale fortunatamente c’è un mondo oltre ai metallari, ai rockerz e alle fighette indie e di conseguenza è facile individuare ed isolare chi fa ragionamenti del genere per quello che è: un povero idiota.
Più interessante il discorso in ambito cinematografico: il cinema di intrattenimento è costantemente bersagliato da appassionati di cinema d’autore, di film indipendenti, di film impegnati (qualsiasi cosa voglia dire), di Dio solo sa cosa.
“E’ privo di contenuti!”
“E’ fatto solo per soldi!”
“Ha una trama stupida!”
Riguardo a quest’ultimo punto, ho già sviscerato la questione su coerenza e consapevolezza di interna di un film o di un altro medium narrativo svariate volte (qui, qui e qui al post 11976 ), ricapitolando: se un film è coerente nella sua presunta stupidità e ne è pure consapevole… Non è più un film stupido, è un film onesto. Ci sono film di intrattenimento che hanno trame esagerate che adoro e film di intrattenimento che ho odiato perché cercavano di tirare avanti una carretta piena di cazzate dando per scontato che io, spettatore in sala, fossi un cretino.
Riguardo al “E’ fatto solo per soldi!” rispondo dicendo che ho pagato il biglietto, il noleggio o la pay-per-view per tutti i film di Refn, Anderson, Malick, Von Trier che io abbia mai visto (e sottolineo pagato, visto che magari vi mettete a parlare di soldi quando non fate altro che guardare film a scrocco appena potete, anche a danno dei vostri preziosi registi scoglionati).
Tutto è fatto per soldi: sennò non ci sarebbero professionisti e nessuno si sbatterebbe di far distribuire i propri lavori. Cambia soltanto il livello di coerenza e consapevolezza che c’è all’interno della propria opera (e lì si ritorna al punto sulla trama stupida).
Il discorso sui bias nei nostri giudizi entra in gioco quando si accusa un film di intrattenimento di “non avere contenuti.”
Voi state giudicando un film per qualcosa che non vuole essere e che non gli interessa assolutamente nulla di diventare.
Il peso massimo della categoria è Michael Bay.
Scrivi “Michael Bay” in un post e nella discussione che ne deriverà sarà tutto un “LOLesplosioniCULIletartarughecolnasoAHAHAHACHEFILMDIMERDAcheregistadelcazzoFINAZIAMENTIALUIEADALTRINO”.
Si inizia sempre dal dire che è un regista scarsissimo, il che è una grande, gigantesca, strepitosa cazzata: a livello tecnico e visivo Bay è uno che spreme ogni singolo fottuto centesimo dei budget faranonici che ha a disposizione e tira fuori da film con sceneggiature risibili sequenze di immagini praticamente impossibili per composizione, senso della grandezza e movimenti di camera (Steven Spielberg, non proprio l’ultimo degli stronzi, volle collaborare con lui dopo aver visto questa scena: quel tipo di movimento circolare fino ad allora era considerato impossibile da fare e tecnicamente ad oggi resta ancora un pezzo di bravura che in tanti si sognano) e, soprattutto, sfruttamento di diversi piani visivi. Vi consiglio di spararvi questo breve video: un detrattore (!) del cinema di Michelone nostro spiega come mai Bay sia un regista da studiare e tenere in considerazione.
Detto questo, a noi interessa il discorso dei CONTENUTI del cinema di Michael Bay: bene, tenetevi forte…
Non ne ha. E ne è gloriosamente, onestamente, coerentemente e fermamente consapevole.
(con la sola eccezione di un film che citeremo tra poco)
Lamentarsi del fatto che i film di Michael Bay siano stupidi ha la stessa valenza critica del dire che i film di Tarantino siano brutti perché c’è gente che parla troppo o che i film di Refn sino brutti perché hanno un’estetica troppo rarefatta e personaggi che parlano troppo poco. Ancora: è come dire che Breaking Bad faccia schifo perché è troppo drammatico, è come dire che Jurassic Park faccia schifo perché le sue informazioni paleontologiche sono ferme al 1994.
I film di Michel Bay sono rumorosi, stupidi, amerikani: è una cifra stilistica consapevole e coerente. Ne è la prova il lavoro fatto con Pain & Gain, uno dei film più “cattivi” di sempre nella sua abilità di decostruzione del sogno americano e delle storture che ne derivano: dopo aver visto un film così impietoso nel rappresentare la stupidità tutta ‘murica, successo, muscoli, soldi e sesso credete davvero che Bay sia un regista inconsapevole di quello che fa, stupido o meno che sia?
Siete liberissimi di dire che preferite altro, ma non di dire che un film sia oggettivamente brutto perché non corrisponde a quello che vi piace o perché state partendo da pregiudizi.
Concludendo la parte “bayana” di questo articolo con un ultimo argomento, vorrei parlare della categoria dei nerd della rete per quanto riguarda i più bravi a giudicare a cazzo basandosi sulle proprie distorsioni partendo dalla saga cinematografica dei Transformers: Bay è accusato di aver commercializzato, rovinato e stuprato i ricordi di infanzia di molti.
Perché questo è un esempio di giudizio distorto? Perché i cartoni animati dei Transformers a cui tutti sono così attaccati nella loro pingue, brufolosa nostalgia… Erano uno strumento di promozione della Hasbro per vendere più pupazzetti. Voi potrete vederci un prezioso ricordo di infanzia, la Hasbro ci vedeva solo tanti dollaroni: se giudicate la serie a cartoni animati più romanticamente di come giudichereste i film di Bay, state vedendo il mondo attraverso lenti rosa preconfezionate dai vostri pomeriggi a base di Commander e seghe furiose.
Il discorso si può applicare anche in campo extrabayani: c’è la diffusa tendenza a credersi migliori del resto del mondo solo perché si guarda una certa serie o si è affezionati ad un certo personaggio e qualsiasi tentativo di intrusione viene guardato con disprezzo e giudicato con uno spirito che grida da tutti i pori: “Non avete capito un cazzo! Solo la nostra visione di fan è valida!”
Vi ricorda niente?
“E’ prassi comune quella di giudicare le cose a partire da ciò che preferiamo e di base il meccanismo è perfettamente comprensibile, il problema si pone quando si prende i propri gusti come metro di giudizio infallibile senza nemmeno rendersene conto.”
Sono le parole con cui ho (quasi) iniziato questo articolo. Quello che vi piace non è oggettivo, quello che adorate non è oggettivo, quello che amate non è oggettivo. E’ tutto nella vostra testa.
Come tracciare una conclusione allora?
Quando giudicate qualcosa, giudicate l’oggetto in analisi per quello che è, da solo, senza paragoni con altri. E’ difficile, probabilmente non lo farete e preferite crogiolarvi e rotolarvi nella vostra “comfort pig-pen” (parlare di “zone” mi sembra troppo per voi). Ma non farete altro che contribuire a riempire il web di merda con le vostre recensioni e i vostri post scritti con intere salumerie sugli occhi.
Non molto tempo fa uno studente specializzando operante a Milano venne ingiustamente condannato da un tribunale militare. Evaso da un carcere di massima sicurezza iniziò a spacciarsi per studente Erasmus. E' tuttora ricercato, ma se Spina, Frullo e Weber hanno un argomento di nicchia che interessa a quattro gatti, forse, ogni tanto, ingaggiano il famigerato... COLIN FARTH.
18 Maggio 2017
20 Aprile 2017
16 Aprile 2017
6 Aprile 2017
16 Marzo 2017
Non molto tempo fa uno studente specializzando operante a Milano venne ingiustamente condannato da un tribunale militare. Evaso da un carcere di massima sicurezza iniziò a spacciarsi per studente Erasmus. E' tuttora ricercato, ma se Spina, Frullo e Weber hanno un argomento di nicchia che interessa a quattro gatti, forse, ogni tanto, ingaggiano il famigerato... COLIN FARTH.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.