Nasceva il 5 settembre del 1946 e se fosse ancora qui con noi avrebbe appena compiuto 70 anni. Forse si sarebbe già ritirato da tempo o forse calcherebbe ancora le scene facendo concorrenza a Mick Jagger. Forse avrebbe ancora il celebre baffo sale e pepe e non più tanti capelli, sicuramente non nerissimi come ce li ricordiamo. Sarebbe stato un nonnetto pieno di aneddoti da raccontare, Freddie Mercury, se non se ne fosse andato ormai venticinque anni fa, il 24 novembre 1991, nel fiore degli anni, consumato da una malattia tremenda di cui si sapeva ancora troppo poco. Farrokh Bulsara nasceva sull’isola di Zanzibar, allora colonia sotto la Union Jack, in una casa modesta da genitori di origine indiana. Diventò Freddie Mercury (nome d’arte scelto in omaggio al dio Mercurio) una volta trasferitosi a Londra, compiuti gli studi d’arte e iniziato ad avere a che fare con la musica.
Non è il caso di soffermarsi sulla storia di Freddie, sulla sua straordinaria voce, sul suo carisma, sui record segnati dai Queen in una carriera vissuta sempre over the top, pur se tra alti e bassi. Attraversando tre decenni di storia di musica e costume e diventando un vero e proprio simbolo dell’Inghilterra (a partire dal nome, un irriverente e ironico “omaggio” a Elisabetta II e a quello che oltremanica rappresenta), in questi venticinque anni senza Freddie si è detto e scritto praticamente di tutto. La sua figura è diventata iconica, simbolo di un modo di vivere la musica e lo spettacolo come forse non se ne vedono più, in maniera totalizzante, assoluta, incarnando lo spirito stesso delle note che trasfigurano in pura essenza.
Freddie era questo: già leggenda ancora in vita, diventato dopo la sua dipartita quasi naturalmente un immortale, un Highlander per dirla con la sua stessa musica. Eccoci qua, nati per essere Re, siamo i Principi dell’Universo. Manca ai suoi fan, e forse anche a chi lo conosceva appena in vita e ha imparato ad apprezzarlo dopo la sua morte, come se cinque lustri non fossero passati affatto. Consegnato alla storia attraverso incisioni memorabili, capolavori di opera rock e di qualsiasi altro genere gli passasse per la mente, Freddie è l’irresistibile trascinatore in tutina aderente a scacchi, è il rockettaro performer in giubbotto giallo, è lo ieratico monarca in corona ed ermellino, è un’ombra emaciata che sussurra “I still love you” nell’ultimo fotogramma dell’ultimo videoclip pubblicato prima di ritirarsi definitivamente dalle scene. Freddie è stato tutto questo e molto di più per chi ha la fortuna di ricordarlo vivo su palchi monumentali come quello del Live Aid nel 1985 e quello indimenticabile di Wembley nel 1986. Perfino un Sanremo, nel 1984, con Radio Ga-Ga e una platea diversa dalle sue solite uscite, un filo più agèe, a non comprendere sicuramente appieno il senso del puro rock portato in scena nel tempio dell’italica canzonetta.
Freddie ha lasciato un retaggio immenso, mai raccolto da nessun “erede ufficiale”. I Queen, come ce li ricordiamo, non esistono più dal 20 aprile 1992, il giorno dell’oceanico Tribute che li vide per l’ultima volta insieme sul palco nel nome dell’amico appena scomparso; da allora è stato essenzialmente il solo Brian May a continuare a portare in giro per il mondo il repertorio e il marchio Queen. Numerosi nomi sono stati accostati a quello della band, come probabili successori di qualcosa che resta unico per definizione: dal teen idol americano Adam Lambert al figlio di Albione Robbie Williams in tanti hanno provato ad approcciarsi al Mito, finendo sempre per scottarsi col fulgore del suo fuoco ancora tremendamente vivo.
Sono passati 70 anni dalla sua nascita e 25 dalla sua morte, ma non abbiamo ancora trovato nessuno che possa anche solo lontanamente pensare di potersi avvicinare alla stella di Freddie. E stella lo è diventato per davvero, perché in occasione del suo compleanno l’Unione Astronomica Internazionale ha deciso di rinominare l’asteroide 1991FM3 in Freddiemercury, consegnando l’attestato nelle mani di Brian May. Il più volte annunciato film sulla sua vita, che stando ai rumors dovrebbe avere Sacha Baron Cohen come protagonista, è ancora lontanissimo dal vedere la luce, mentre le riedizioni dei suoi album continuano a macinare numeri impressionanti in termini di vendite. Il mondo ama ancora i Queen e ama ancora Freddie Mercury. Happy birthday, lover of life and singer of songs.
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