Negli anni Ottanta cominciarono a diffondersi i computer e, vista la loro utilità, l’esigenza di averne di facilmente trasportabili, se non addirittura portatili, era molto alta. A questa necessità cercò di sopperire la Osborne Computer Corporation, che pochi anni dopo diede vita allo “effetto Osborne”. L’azienda nacque con l’idea di creare un computer portatile: il progetto venne realizzato e fu così prodotto l’Osborne 1. Questo fu il primo pc portatile della storia: venne messo in commercio nell’aprile del 1981 e aveva caratteristiche interessanti, tra cui il peso, che si aggirava intorno ai 10 kg, e il costo, quasi 1.800$. La novità fu molto apprezzata e le prenotazioni e le vendite dell’Osborne 1 furono un successo fino alla presentazione dei principali competitor, che vista l’appetibilità e la profittabilità del mercato, si fiondarono presentando i propri prodotti. Tra questi, quello che più di tutti rischiò di insidiare l’Osborne 1 fu il Kaypro, che montava uno schermo più grande a un prezzo inferiore. Un calo delle vendite fu anche causato dal PC IBM, che presto si impose come standard.
La Osborne Computer Corporation, vistasi minacciata dalla concorrenza, nel 1983 decise di annunciare non uno, ma ben due nuovi prodotti: gli Osborne Vixen ed Executive. Questa mossa diede vita, e nome, all’effetto Osborne: le notizie riguardanti i nuovi computer, che dovevano essere più performanti, ma che non erano ancora entrati nella fase di produzione, provocò un crollo nelle prenotazioni e negli acquisti dell’Osborne 1. A questo seguì una crisi dell’azienda, che non avendo più flussi in entrata fu costretta a chiudere gli stabilimenti produttivi e, dato che non riuscì a pagare i fornitori, venne dichiarata fallita nel 1985.
L’effetto Osborne è quindi un fenomeno che si verifica sulle vendite dei prodotti in commercio quando un’azienda annuncia un nuovo prodotto, o fa trapelare informazioni al riguardo, molto tempo prima della sua effettiva disponibilità. Ciò può essere veramente molto pericoloso perché, come nel caso della Osborne, può provocare ingenti danni alle imprese e privare queste dei flussi di cassa previsti, comportando rilevanti squilibri nella gestione finanziaria.
Un esempio di azienda che cerca di combattere con tutte le sue forze questo tipo di fenomeni è la Apple: la casa di Cupertino, infatti, controlla le fuoriuscite di notizie in modo molto severo, cercando di non far trapelare nulla prima delle proprie presentazioni ufficiali, in modo da dare vita a dei veri e propri eventi-spettacolo seguiti in tutto il mondo, capaci di far aumentare la curiosità e le aspettative e generando picchi di vendite in concomitanza con la presentazione dei propri prodotti.
Ovviamente, anche altre aziende sono cadute nell’effetto Osborne, per esempio Nokia e Microsoft. Le due società, infatti, prima dell’acquisizione da parte di Microsoft della divisione mobile di Nokia, avevano già siglato un accordo per la distribuzione esclusiva del sistema operativo Windows per smartphone sui telefoni della serie Lumia di Nokia. Durante questo periodo si sono susseguiti diversi aggiornamenti dell’OS: tra questi il più importante riguardò il passaggio da Windows 7 a Windows 8. Questo passaggio fu tecnologicamente significativo perché il nuovo OS avrebbe condiviso lo stesso kernel, ossia lo stesso cuore, su tutte le piattaforme: device mobili e computer. Eppure tale evoluzione sancì l’inizio del crollo delle quote di mercato del sistema mobile di Microsoft, a causa dell’effetto Osborne. Le due aziende, infatti, dichiararono che gli smartphone già in circolazione, distribuiti con il sistema operativo in versione 7.5, o precedenti, non sarebbero stati aggiornati alla futura release. In questo modo, le due compagnie disincentivarono i consumatori dall’acquistare i Lumia con Windows 7, cioè gli unici in commercio all’epoca, per attendere l’uscita del nuovo sistema operativo e dei nuovi terminali, riducendo drammaticamente la quota di mercato del sistema operativo di casa Microsoft.
Ancora un altro caso, sempre nel settore della telefonia, è dato dalla Research in Motion, casa madre del Blackberry, che mentre annunciava l’uscita del nuovo modello “Bold”, aggiornato con nuove funzionalità multimediali e di social networking, affermava che sia il prodotto appena lanciato, sia quelli già in commercio, non sarebbero stati aggiornabili alla successiva release del sistema operativo. Questa situazione ha contribuito a gettare ai margini dal mercato RIM, che non è più riuscita a ritagliarsi uno spazio né con il suo sistema operativo, né con il proprio hardware e il sistema operativo Android.
Anche aziende operanti in settori meno professionali e più ludici hanno sofferto di problemi simili. Tra queste possiamo annoverare SEGA, che a soli due anni dal lancio della propria console Saturn, cominciò a discutere pubblicamente della sua futura sostituta. L’annuncio danneggiò irreparabilmente l’immagine della console, scoraggiando utenti e sviluppatori che cancellarono la pubblicazione di giochi per il sistema Saturn.
L’effetto Osborne è un problema in cui è possibile incappare soprattutto in ambiti ad alta concentrazione tecnologica e scientifica. Le aziende del settore dovrebbero perciò imparare a fronteggiarlo, controllando e cercando di tenere il quanto più possibile private le informazioni riguardo i propri progetti futuri, inseguendo la differenziazione dai concorrenti e non cadendo nella trappola dell’ingordigia di conoscenza e di novità da parte dei consumatori e del mercato.
Studente di Economia, appassionato di finanza, marketing e tecnologia
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