L’assioma “Giappone uguale gente strana” è un cliché vecchio come il mondo e che imperversa nel mondo occidentale da tempo immemorabile.
Partendo dagli anni ’80, con l’avvento, sulle TV private, dei primi anime fino a fenomeni come quello dei weeb o degli Otaku per quelli più recenti, la penetrazione della cultura e delle tendenze giapponesi sul mondo occidentale si è via via intensificata, divenendo una vera e propria tendenza sociale.
Indubbiamente le arti visive e il modo in cui gli abitanti del Sol Levante le intendono e le manifestano hanno avuto sin da subito forte presa sul pubblico non nipponico: manga e anime infatti, contrapposti alla visione del comic americano, hanno segnato l’evoluzione successiva di questa arte.
Tutto questo può essere benissimo traslato nel mondo videoludico dove l’influenza giapponese è fortissima, soprattutto in alcuni generi; uno di questi è il genere delle Visual Novel o, come spesso viene erroneamente definito, dei Dating Sims.
L’ottimo Frullo parlò, a suo tempo, delle esigenze del pubblico cui erano rivolti questi titoli e delle differenze fra i vari sottogeneri: Bishōjo (incentrato sull’intessere relazioni con ragazze avvenenti senza necessariamente avere una componente erotica), eroge (dove il fino ultimo del gioco è portare a letto uno dei protagonisti/e) e otome (dove l’oggetto del desiderio saranno gli uomini e non le donne).
Quindi data l’occasione, ovvero San Valentino, si andrà a parlare di alcuni dei titoli più caratteristici del genere.
HuniePop è, ad oggi, uno dei migliori dating sims, di genere mai concepiti sia dal punto di vista grafico che per il comparto audio; un team di sviluppo assolutamente fantastico, fra cui spicca Ryan Koons (ex-impiegato della Insomniac) ha creato un prodotto di qualità e assolutamente innovativo dal lato tecnico, mentre il gameplay risulta in linea con i canoni del genere.
Graficamente il gioco è assolutamente splendido, con un’interfaccia semplice e intuitiva e dei personaggi e degli ambienti realistici e ben curati; inoltre viene meno anche la staticità dei fondali e delle signorine che andremo a concupire, in virtù di eccellenti animazioni, eliminando quindi uno dei principali difetti delle visual novel.
La colonna sonora e i doppiaggi, benché opere prime per interpreti e creatori, sono godibilissimi e molto naturali e riescono a suscitare un certo trasporto e una certa immedesimazione nel giocatore.
La trama è molto semplice: si vestiranno i panni di uno sfigato individuo, totalmente incompetente con le donne, che, grazie a un fortunoso incontro in un bar con una “fatina dell’amore“, otterrà la possibilità di fare proprie belle e procaci donzelle, grazie ai consigli della suddetta signorina (la penetrazione psicologica dei personaggi è pressoché nulla e basata su stereotipi caratteriali).
Dopo le prime schermaglie, basate sulla scelta di varie linee di dialogo, bisognerà uscire con le nostre protagoniste e aumentare il grado di confidenza con esse, per giungere al prevedibile epilogo: ciò avverrà tramite un match-3 game, alla Candy Crush Saga, dove, battendo un determinato punteggio, approfondiremo la relazione con la ragazza.
Huniepop è un gioco quindi da una botta e via, dove il fine ultimo è quello di vedere svestite le avvenenti protagoniste e difficilmente, una volta completato al 100%, lo si giocherà un’altra volta.
Mystic Messenger è un otome particolare e unico nelle sue caratteristiche che dà una discreta ventata di novità a un genere che, dopo molti anni, può risultare stucchevole nelle sue meccaniche.
La storia infatti si sviluppa attraverso un cellulare e una serie di chat, ognuna ovviamente coinvolgente un diverso protagonista.
Anche in questo titolo la trama è abbastanza semplice: un oscuro personaggio, chiamato Unknown, contatterà la protagonista sostenendo di aver trovato un cellulare smarrito e di voler riconsegnarlo al legittimo proprietario; tramite una serie di varie vicissitudini questo innominato condurrà l’alter ego del giocatore in un appartamento apparentemente abbandonato dove verranno mostrati gli altri personaggi di gioco, iniziando a rapportarsi con essi tramite una chat su un cellulare.
La genialità del gameplay è proprio questa: il dipanarsi delle scelte della protagonista e lo sviluppo delle relazioni che si andranno a intrecciare, si svilupperanno solo e unicamente tramite queste chat di messaggistica istantanea, che saranno regolate sull’orario del telefono del giocatore.
In altre parole, il titolo giocherà il giocatore contattandolo in diversi periodi della giornata, sotto forma di uno dei protagonisti, per continuare e approfondire la relazione virtuale, creando un’immedesimazione senza precedenti.
La caratterizzazione psicologica dei protagonisti di Mystic Messenger non è molto approfondita e risulta abbastanza stereotipata, tuttavia le meccaniche di gioco sono sufficientemente accattivanti e riescono a sublimare questo difetto e il comparto grafico: buono ma niente di trascendentale.
Katawa Shoujo rappresenta uno dei picchi più alti mai raggiunto dal genere delle visual novel, soprattutto dal punto di vista della capacità di immedesimazione che è capace di generare e dalla profondità con cui analizza e descrive i rapporti sentimentali e la fragilità dell’animo umano.
Le vicende del gioco ruotano intorno al protagonista, Hisao Nanaki, il quale accusa un infarto proprio dopo essere riuscito a dichiararsi ad una ragazza della sua classe; la diagnosi di aritmia cardiaca costringe il ragazzo a trasferirsi in una scuola specifica per ragazzi con disabilità di vario genere, la Yamaku, dove conoscerà le ragazze con cui sarà possibile intrattenere una relazione sentimentale.
Il titolo, dal punto di vista del gameplay, è nel canone del genere: lunghi dialoghi, molto profondi e introspettivi, delineeranno i sentimenti e gli stati d’animo dei protagonisti e scegliere differenti risposte, all’interno di essi, evolverà la nostra relazione con la ragazza specifica in meglio o peggio.
Da un punto di vista squisitamente tecnico, quindi, il gioco è solido ma non eccezionale con disegni ben curati, ma statici, e un’ottima colonna sonora, ma ripetitiva nel lungo periodo.
Ciò che rende grande il titolo è il suo realismo e la capacità di essere tremendamente forte a livello emotivo, a tratti quasi doloroso.
Ogni ragazza porterà con sé un handicap e un fardello, al pari di Hisao, e la relazione con quest’ultimo sarà costellata non di sole gioie ma di conflitti, incomprensioni e paure; proprio come una vera e propria relazione umana.
Il fine ultimo sarà sempre quello di conquistare le ragazze, ma il sesso, in Katawa Shoujo, non sarà mostrato come un mero sfogo di pulsioni animalesche, come avviene nella maggior parte dei titoli di questo tipo, bensì come una naturale conseguenza di uno scoprirsi a vicenda da parte dei protagonisti: un dare finalmente voce (e corpo) alla propria anima dopo un processo di accettazione e comprensione di sé stessi e dell’altro, non privo di dolori o momenti bui.
Katawa Shoujo non è quindi un titolo per tutti e può risultare terribilmente noioso se non si riesce a cogliere quanto scritto sopra; tuttavia, se quest’essenza viene carpita, il giocarci sarà un’esperienza talmente intensa da restarne ammaliati.
Per ulteriori approfondimenti sul titolo vi rimando a questo articolo, sempre dell’ottimo Frullo.
Gioco a pallacanestro da quando ho 5 anni e mi piacciono i libri scritti da gente morta almeno un secolo fa. Per il resto tutto bene.
29 Gennaio 2013
Gioco a pallacanestro da quando ho 5 anni e mi piacciono i libri scritti da gente morta almeno un secolo fa. Per il resto tutto bene.
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