È stata chiesta oggi una condanna a tre anni e quattro mesi[1] per il carabiniere che ha ucciso il diciassettenne Davide Bifolco a Napoli il 4 settembre 2014. Il pm ha accolto la tesi della difesa, secondo cui il colpo sarebbe partito in maniera accidentale: per questo la condanna è inferiore ai 5 anni chiesti dall’accusa, nonostante resti comunque il massimo possibile per omicidio colposo. Ad attendere fuori dall’aula, assieme alla sorella di Bifolco, c’era anche la sorella di Stefano Cucchi.
Non è tuttavia ragionevole etichettare entrambi gli episodi come sintomo di una presunta brutalità poliziesca che, se esiste, di certo non ha niente a che vedere con la vicenda di Bifolco: Cucchi è morto mentre era in custodia cautelare in carcere, a Bifolco invece hanno sparato mentre scappava[2] di fronte all’alt dei carabinieri.
Poi si possono trarre tutte le considerazioni del mondo sull’opportunità o meno di aprire il fuoco in determinati casi, ma se vogliamo trattare la questione con onestà intellettuale appare evidente che i due eventi non sono assimilabili.
A. & R.
[1] Sapremo se la richiesta del pm è stata accolta o meno solo dopo la prossima udienza, calendarizzata per ottobre.
[2] La spiegazione poi data dall’avvocato di famiglia è stato che i ragazzi erano in tre senza patentino su un motorino non assicurato e per questo non si sono fermati. Il che, sottolinea Andrea, si commenta da sé.
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