Youtube è il perfetto esempio di prosuming mediatico, dove i creatori di contenuti ne sono al tempo stesso i fruitori; per questo motivo, è normale che molti utenti passivi prima o poi decidano di aprire un canale per i loro video, troppo spesso inguardabili. A questo punto, cerchiamo di capire cosa funziona e perché.
Premessa doverosa: seguire questi consigli generali non vi assicurerà di ottenere un grosso numero di iscritti garantito perché ciò dipende dagli argomenti trattati, dall’individuo che li tratta, dal periodo e dal culo.
Avere ben chiaro in mente l’argomento
Cosa mi interessa portare sul canale? La prima cosa è rispondere a questa domanda, stabilendo l’eventuale budget e mezzi di partenza. Un format non deve essere necessariamente rigido, secondo dei canoni prestabili, ma può essere riadattato in base alle proprie possibilità: l’esempio perfetto è Youtube Fa Cagare, un canale che nasce con l’idea ben precisa di commentare video , e che invece di usare una videocamera mostra un gameplay.
Sintesi: se non si può fare quella cosa in quel modo, bisogna riadattarla in base ai propri mezzi.
Scegli un buon nome
Una volta stabilito di cosa trattare e, in linea di massima, come farlo, si deve pensare a un nome ideale; per funzionare deve rimanere impresso, preferibilmente facile da digitare e ricollegare a un format (ottimi esempi sono Genzo, che prima usava il nome Cippachups, o Cine Follie).
Non essere noioso
La noia non è oggettiva o soggettiva, ma relativa al contesto; a causarla è la lentezza e la ripetitività, può manifestarsi sia a causa di tagli non effettuati o per una parlantina lenta e monotona.
Esempio 1: nel primo video le parti stagnanti vengono evitate, mentre nel secondo no.
Esempio 2: il primo video ha una parlata più scorrevole rispetto al secondo.
Sintesi: Indipendentemente da cosa si fa, è richiesta una certa frequenza (sia di parole che di scene) per offrire un video godibile a chi è interessato al genere.
N.B. Rispettare questa regola può non bastare, ma è un punto base per qualsiasi tipo di canale.
Fra qualità video e audio, scegli audio
Nel caso ci si trovasse a dover scegliere dove indirizzare eventuali soldi per la strumentazione, la risposta propenderebbe per un upgrade dell’audio rispetto al video; per esempio, nel 2016 quasi tutti gli smartphone registrano almeno a 1280×720, mantenendo almeno 30fps costanti, ma quanti registrano in modo accettabile la voce? Questo, per dire, che anche nella realizzazione (che sia montaggio o registrazione) l’audio deve essere la curato al meglio delle proprie possibilità, perché è più facile che sia quello a risultare fastidioso piuttosto che il visivo.
Il titolo e la regola dei 20 secondi
La ragione per cui un video viene aperto è il titolo, mentre ciò che stabilisce se continuare a guardarlo o meno sono i primi secondi (minuti in casi particolari); il maggior traffico, di norma, proviene dal motore di ricerca di Youtube, per questo motivo il fruitore è sbrigativo e disposto a chiudere subito il video. Diversamente, se viene visto grazie alla condivisione la regola dei 20 secondi si può allargare a interi minuti, perché chi lo apre lo fa incuriosito sia dal titolo che dal fatto che qualcuno lo voglia mostrare.
Sintesi: la partenza lenta disincentiva la visione, evita (eccetto quando si ha un pubblico molto fidelizzato).
Recuperando la premessa, queste sono le regole per avere un canale quantomeno decente quando si parla di format stabili, certamente non un modo per avere un canale di “successo”; per quello serve inventiva e adattabilità, o una profonda capacità di far fidelizzare un certo pubblico, cose che si acquista con la pratica in alcuni casi e con lo studio in altri. Certamente sono cose che io non ho, altrimenti starei a far soldi con Youtube invece che scrivere questo.
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