iPod, iPhone e iPad sono tutti prodotti accomunati da un nome: Steve Jobs. L’ex CEO, deceduto 5 anni fa, veniva definito da molti visionario per le idee presentate e per il successo (e anche l’imitazione) che i suoi prodotti hanno avuto. Il ruolo di Steve Jobs è stato fondamentale per rendere Apple il marchio più redditizio di sempre.
Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 spopolava Apple II, un prodotto creato dalla neonata Apple (prima aveva lanciato Apple I per una ristretta cerchia di persone) per il mercato di massa. Si può anche affermare che Apple II sia stato l’unico prodotto ad aver sfondato prima del 1998, quando la casa di Cupertino lanciò l’iMac, presentato in grande stile da Steve Jobs che affermò: ”Il retro del nostro computer è più bello del frontale degli altri. Sembra che venga da un altro pianeta. Un buon pianeta. Un pianeta con designer migliori”.
L’attenzione di Steve Jobs al design stupì gli addetti ai lavori che la definirono la chiave del successo di iMac. Va tuttavia ricordato che Apple non sarebbe riuscita a lanciare tale prodotto se Microsoft un anno prima non avesse investito ben 150 milioni di dollari nell’azienda di Cupertino per salvarla dalla bancarotta.
Ciò che permise ad Apple di aprirsi al mercato fu proprio l’ideologia di Steve Jobs, che creò attriti con Wozniak ma soprattutto con il CEO J. Sculley, il quale forzò le dimissioni di Jobs ridimensionandogli il ruolo in Cupertino. Era il 1985 e Apple pagava le conseguenze di 3 flop: Apple Lisa, limitato e costoso (e allo stesso tempo innovativo in quanto fu il primo prodotto per le masse dotato di un’interfaccia grafica), il Macintosh (che spianò la strada ai computer casalinghi diventati poi monopolio di Micorosft), il cui scarso successo fu sancito dal prezzo, e Apple III, che non vendette per problemi di surriscaldamento costringendo Apple a mantenere Apple II in vendita fino al 1993. Il film “Steve Jobs” di Danny Boyle riassume perfettamente il primo periodo di Jobs in Apple, fino al lancio di iMac.
Dal ritorno di Jobs in Apple fu un continuo crescendo per la casa di Cupertino fino al lancio di iPod nel 2001, un prodotto che rivoluzionò il mercato dell’audio. Non tanto per la qualità di ascolto (utilizzava formati compressi quali MP3 e AAC), quanto per la semplicità di utilizzo, soprattutto se confrontato alla concorrenza. La wheel (poi diventata touch a partire dalla seconda generazione di iPod) era un nuovo metodo di input che Apple aveva studiato per il prodotto, che scalò velocemente le classifiche di vendita conquistando il 92% del mercato in soli 3 anni e che soppiantò i Sony Walkman (costretti a pagare la lentezza del produttore nipponico nel muoversi in un mercato che era tornato ad essere dinamico). Fu un successone e nel 2007 gli iPod venduti raggiunsero quota 100 milioni, una cifra straordinaria.
Al successo di iPod si aggiunse anche iTunes nel 2003 registrando oltre 2 milioni di download in soli 16 giorni, numero ancora più incredibile se si considera che la piattaforma era inizialmente limitata solo ai computer Macintosh e agli Stati Uniti per questioni di diritti. Steve Jobs mise in pratica la sua filosofia nella sua massima espressione, creando un ecosistema di prodotti (iPod e iTunes infatti erano due facce della stessa medaglia) che semplificavano la vita agli utenti e dai quali gli utenti non sarebbero più riusciti a separarsi.
Apple cavalcò la cresta dell’onda fino al 2007 (vendendo decine di milioni di iPod), quando lanciò un altro prodotto pronto a rivoluzionare il mercato: iPhone.
Molti detrattori criticarono Apple per aver copiato il design da LG (il primo LG Prada infatti aveva un design molto simile) ma Jobs puntò tutto sulla semplicità di utilizzo che il terminale della casa coreana non aveva. L’interfaccia di iPhone infatti è rimasta invariata nel corso del tempo, segnando solo qualche piccola innovazione (la più grande con il lancio di iOS 7). Il primo iPhone fu un disastro nelle vendite (499 dollari sotto contratto biennale per la versione 4GB), mentre i successivi migliorarono in fretta la situazione, complice anche la notevole riduzione di prezzo per il modello base (che arrivò a 99 dollari sotto contratto biennale) e la disponibilità al di fuori degli Stati Uniti in versione sbloccata.
Motore inarrestabile del successo di iPhone fu anche l’App Store, lanciato con iPhone OS 2 (che venne rinominato in iOS a partire dal lancio di iPad) con all’inizio soltanto 500 app, numero destinato a raggiungere quota 2 milioni con 130 miliardi di download in tutto il mondo a giugno 2016.
iPhone, d’altro canto, non fu da meno: nel keynote del 7 settembre di quest’anno Apple ha annunciato di aver venduto oltre un miliardo di iPhone dal lancio, numero ottenuto con un solo top di gamma all’anno. La strategia è stata chiaramente vincente, già da iPhone 3G lo smartphone di Cupertino ha iniziato a diffondersi soprattutto negli Stati Uniti, dove tuttora detiene il 50% del mercato.
Con un iPhone e un Mac si riuscivano ormai a soddisfare tutte le esigenze degli utenti, ciononostante nel 2010 Cupertino lanciò iPad, il primo tablet indirizzato al mercato di massa, e l’ecosistema di Apple cominciava a prendere la forma attuale.
Ciò che differenziò iPad dal tablet creato da Microsoft nel 2001 (che utilizzava Windows XP senza un’interfaccia ottimizzata per i touchscreen) fu proprio la semplicità di utilizzo. Ancora una volta la filosofia semplicistica di Steve Jobs aveva condizionato (e rivoluzionato) il mercato, nonostante fosse in sostanza niente più che un iPhone XL. iPad monopolizzò in fretta il mercato dei tablet, scalando in pochi mesi le classifiche di vendita.
A differenza di iPhone, però, Jobs è riuscito a creare l’esigenza di un dispositivo (che prima era ampiamente soddisfatta dallo smartphone) che fosse una via di mezzo mezzo tra smartphone e computer portatile e che unisse la semplicità di utilizzo allo schermo di grandi dimensioni.
La morte di Steve Jobs è avvenuta il 5 ottobre 2011 per arresto cardiaco, dopo una lunga lotta contro il cancro. Tim Cook aveva assunto la guida dell’azienda solo qualche mese prima, terminando i progetti lasciati in sospeso da Jobs.
Dopo la sua morte il cambio di strategia di Apple divenne noto dal lancio del primo Apple Watch, lo smartwatch di Cupertino. Per la prima volta Apple venne costretta ad adattarsi al mercato (con un prodotto tutto sommato discreto vista l’autonomia non sorprendente e la mancanza del display always on) e, nonostante il successo nelle vendite, si è trattato di un prodotto allineato alla concorrenza e che non portava novità particolari, se non per il design particolarmente curato (non che gli altri dispositivi concorrenti fossero da meno, vedasi il Moto 360).
Lo stesso vale per iPad Pro, che apre la strada ai 2 in 1 di Cupertino, mercato ben consolidato e tutt’ora dominato da Microsoft con la linea Surface. Tuttavia le mancanze del convertibile Apple, quali filesystem aperto e funzionalità multifinestra limitate, unite ad alcune scelte progettuali sbagliate come il metodo di ricarica della penna o la tastiera disponibile solo con layout statunitense, non fanno decollare le vendite in un mercato già saturo di alternative. Questa volta Apple parte in ritardo e continua ancora oggi ad inseguire e arrancare.
iPhone SE invece è la necessità di Apple di coprire il più possibile il mercato lanciando un prodotto ad un prezzo popolare (399$ senza contratto per il modello base è un prezzo notevolmente inferiore ai 649$ richiesti per il modello base del fratello maggiore) e con uno schermo più piccolo per far felici gli affezionati allo stile dei vecchi modelli. Inoltre dimostra anche come Cupertino stia cercando di correre ai ripari di fronte al calo delle vendite degli altri iPhone.
Insomma, si può dire che Apple stia facendo sospirare molto i suoi fan. Ora è un’azienda che rinnova ma non innova, che muove pochi piccoli passi alla volta senza creare veramente niente di “nuovo” e senza più dare veri scossoni al mercato come accaduto in passato. È chiaro che Steve Jobs abbia avuto un ruolo molto importante nel piano strategico dell’azienda: la filosofia di creare prodotti belli, semplici e adatti a tutti ha certamente garantito il notevole successo dei suoi dispositivi di punta quali iPod e iPhone. Tuttavia il cambio di rotta è chiaro e il futuro di Apple sembra incerto, vista la flessione delle vendite di iPhone che probabilmente continuerà con iPhone 7, che non stravolge il modello precedente. Sarà l’inizio del declino per Apple?
Studente di ingegneria appassionato di tecnologia, soprattutto smartphone e portatili.
16 Aprile 2017
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21 Gennaio 2017
15 Gennaio 2017
Studente di ingegneria appassionato di tecnologia, soprattutto smartphone e portatili.
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