Immaginate una canzone. Un cantante, sul palco.
Non v’è mai capitato di pensare: “cazzo, quanto mi piacerebbe essere al suo posto e cantare quel pezzo…” ? Oppure “vorrei averlo scritto io!”
Ebbene, nemmeno le star più famose sono immuni da questo sentimento di sincera ammirazione. E come uscirne?
Semplice, con una cover.
Rivisitare un pezzo molto gradito è sempre stata prerogativa di tutti i tipi di artisti, sia che lo ripropongano simile all’originale, per dargli quell’apporto personale, magari qualche sonorità differente, sia che ad esso si ispirino cambiandolo a volte anche notevolmente (cambi di genere). In quest’ultimo ambito rientrano, ad esempio, i vari remix house/dance/dubstep ecc. ecc. dei più famosi pezzi melodici.
Prima di proporre qualsiasi cosa, però, credo sia opportuno introdurre una tematica: la cover deve o non deve essere meglio dell’originale? O meglio, è legittimo avere questa presunzione, o si cade nella tracotanza?
Tiriamo fuori da questo ambito le cover esplicitamente realizzate per migliorare una canzone che di base è insoddisfacente -magari si passa per generi diversi, o si cambiano alcune parti-…Ma per il resto? Quante volte, su un semplice video di Zio Tubo con qualche cover, leggiamo gente commentare “better than original”, puntualmente bersagliata da palate di merda da parte dei fanboyz o dei finti esperti/hipster?
“Good, but this ain’t no Pink Floyd” . Chiedo scusa.
A parte questa, che è e rimarrà una questione abbastanza ambigua, c’è proprio chi se la va a cercare. Partiamo allora da una delle canzoni più rimaneggiate della storia della musica, e cioè della ballata Nothing Else Matters dei Metallica.
Chi se non uno dei migliori rocker italiani, uno che il metal gli scorre nelle vene, una gran voce come Marco Masini, poteva dunque fare una cover di questo pezzo?
Partiamo con un titolo degno di Google Translate, da Inglese a Marco Masini.
Dove, per esempio, “ciao” si tramuta in “a pezzo de merda!”, “non sono d’accordo” in “vaffanculo stronzo, te spezzo quer cazzo de collo”, e “ti amo” in “bella stronza”.
Chi se ne frega, il perfetto messaggio dei Metallica. Come d’altronde valido è il testo che ne segue. Ne propongo solo alcune parti; non dovrei per questioni di lunghezza, ma la colpa è della mano che non smette di postare.
Lo so che il tempo lo sa
che siamo nascosti qua,
in fuga dalla realtà,
e chi se ne frega.
L’iguana dei passi tuoi,
il tuo inguine di viva orchidea,
dove annegano gli occhi miei
e il tempo si ambigua.
Lo sa che il tempo lo sa, e vabbè, fino a qua…ce po sta. (I’m a fuckin rapper)
Ma il mio animo si scioglie nella poesia dell’iguana dei passi suoi…
Se fossi una donna, vorrei che prima o poi un uomo mi dicesse che è il mio inguine di viva orchidea…Ma già so che non lo incontrerò mai! *Sob
Ah, piuttosto, se qualcuno più colto di me mi spiega che cazzo significa “ambigua” mi fa un favore. Cioè, che vuol dire posso anche arrivarci. Ma da che verbo deriva? Grammar Nazis, I claim your help.
Ma continuiamo.
Il tempo ai cani e la polizia,
spara ansia e dietrologia,
fa che insegua la nostra scia,
e chi se ne frega
(n.d.a.= sui testi più fedeli che ho trovato, nel secondo verso c’era scritto “sbaranzia”. Mi son rifiutato di crederlo; Masini ha un sacco di soldi, la roba la compra buona)
Ora, perchè c’abbia voluto ficcare la dietrologia, che non la sentivo da non so quanto tempo, non lo sa ancora nessuno.
La mia conclusione è allora questa: ok, è una cover fatta con sincerità, ma Masini, non sono un moralista ma questa potevi risparmiartela. Già ci sono rompicoglioni che hanno da ridire su quanto siano mainstream, poco tecnici, e in realtà totalmente orribili i Metallica; per favore, non dar loro una ragione, seppur recondita e lontanissima, per credere anche per un secondo di poter aver ragione. Fra l’altro, nella stesura del testo, sospetto che oltre a Marco e la sua fida Coca, sia intervenuto anche il mio amico-collega Ni. Lo stile pregno di senso è suo…Ma per lo meno, lui nei suoi articoli ci mette passione. E fanno ridere perchè servono a quello.
Cerchiamo dunque di far risorgere un po’ Nothing Else Matters. Una cover interessante e alternativa (problem hipsters?) , e anche discretamente famosa, è quella degli “archi metal” degli Apocalyptica. I violoncelli finlandesi rendono perfettamente onore alla canzone; decisamente da ascoltare (come d’altronde tutte le proposte degli Apocalyptica!)
E concludiamo questo excursus Metallico con una cover decisamente più pop, da Lissie.
La voce della cantante è interessante nel modo in cui la tira al limite; le due chitarre dialogano bene anche se il livello è inferiore ai chitarristi originali Hetfield&Hammett.
Prima ho parlato di cover per adattare una canzone ad un genere. Ebbene, in questo ambito mi viene da citare un signore già presente nei miei precedenti articoli. Già ampiamente lodato, parlo del compianto Johnny Cash. Il cantautore statunitense conferma il suo spirito totalmente fradicio di musica andando a proporre pezzi teoricamente distanti dal suo mondo classico, folk, blues. Nascono così capolavori come la cover di Hurt dei Nine Inch Nails (non propriamente blues), o, andando su percorsi più popolari, One degli U2 o Personal Jesus dei Depeche Mode.
Commovente e struggente la voce, arrochita da anni di abuso di alcool e fumo, oltrechè dall’età avanzata del cantante, morto pochi mesi dopo la stesura dell’album.
http://www.youtube.com/watch?v=D4dlqVlj6UA
Passiamo a qualcosa di meno impegnativo?
Un altro cambio di genere a mio dire interessante e non scontato riguarda una canzone inizialmente hip hop di 50 Cent e Justin Timberlake. (ok,magari non sarà proprio hip hop e sicuramente interverranno decinaia di altri pseudocantanti nigga nella canzone, ma sti cazzi) . Trattasi di Ayo Technology, la cui versione di Milow, cantante soft/pop belga, sembra ripulire totalmente. Chitarra, percussione e voce, tutto in una calma che il testo esplicito della canzone non concilierebbero.
Ho detto chitarra?
Ebbene, non posso allora esimermi dal parlare di uno dei più grandi geni dell’acustica moderna. Conosciuto all’inizio come iggypres, esiste un russo gigante, con delle unghie spaventose e i peli cangianti, che può suonare su una chitarra acustica (a dire il vero possiede un’apparecchiatura di registrazione ed arricchimento notevoli) qualsiasi cosa. QUALSIASI!
In Soviet Russia guitar plays you?
Magari sì, ma non in questo caso: signore e signori, Igor Presnyakov.
Dopo iggy mi rendo conto sia abbastanza difficile proseguire. Ma dobbiamo e so io come non farvelo rimpiangere.
Fra gli autori più coverati figurano infatti gli intramontabili Beatles, i progenitori di un po’ tutta la musica che ascoltiamo al giorno d’oggi (e mi viene da chiedermi se non si siano un po’ pentiti, a vedere che cazzo succede in questi ultimi anni…)
While My Guitar Gently Weeps, in particolare scritta da George Harrison, è una delle preferite. In questo caso propongo una cover dei Toto nella performance live di Amsterdam 2003. La ritengo una spanna sopra all’originale, proprio a livello di canzone. Però ovviamente sono i miei gusti.
http://www.youtube.com/watch?v=RgEwEfIMfE8
Più che superbo l’assolo di chitarra.
La canzone è contenuta nell’album tematico ” Through The Looking Glass”, in cui la band di Los Angeles sforna fra l’altro altri pezzi interessantissimi. Spiccano cover di House Of The Rising Sun o Could You Be Loved di Bob Marley.
Propongo ancora una cover del gran pezzo blues “Bodhisattva”, degli Steely Dan.Più fedele all’originale di While My Guitar, ma la spinta rock dei Toto non manca nemmeno qui!
http://www.youtube.com/watch?v=6_P1V7rjR54
Prima di concludere, permettemi alfin di regalarvi qualche altra chicca: partiamo da Little Wing , forse la canzone più coverata di sempre. Ecco una versione molto centrata sulla chitarra (è una canzone di Hendrix, come potrebbe non esserlo?) da parte di Steve Vai (anche alla voce), Joe Satriani e Yngwie Malmsteen.
Il prossimo pezzo è invece stato ripreso pochissime volte; probabilmente anche per la difficoltà (soprattutto canora) d’esecuzione. I bravi Angra, col loro frontman dalla voce gigante insieme ad una signora del metal e…della lirica, la scandinava Tarja Turunen (ex Nightwish), ci regalano una versione più dura di Wuthering Heights di Kate Bush
La stessa canzone viene ripresa anche in italiano, col titolo “Cime Tempestose”, da Mia Martini.A proposito, tradurre canzoni celebri in italiano non è certamente una cosa nuova. Negli anni ’60, in particolare, era una pratica quasi abusata. Non so nemmeno se me la sento di definire cover dei semplici adattamenti, anche musicali, al gusto italiano del tempo…In realtà partivano con l’intenzione quasi di illudere il pubblico che trattavasi di pezzi originali. Non fraintendetemi, non si tratta di colpe, è qualcosa che io nostalgicamente apprezzo. Parliamo, per esempio dell’ Ora dell’amore dei Camaleonti, che riprende Homburg dei Procol Harum; o di Sognando California/California Dreaming dei Dik Dik…Teoricamente si può parlare anche di plagio -basti pensare a “L’Immensità” di Don Backy, presentata come inedita a Sanremo, che, almeno alle mie orecchie, si discosta davvero poco da “I put a spell on you”, in questo video di Nina Simone.
Stavolta ho conluso davvero, ma prima di lasciarvi alla lettura degli altri articoli della pagina volevo proporvi un’ultima, grande cover.
La canzone è “I Am Glad, ‘Cause I’m Finally Returning Back Home”
http://www.youtube.com/watch?v=1orMXD_Ijbs
Da lassù potrà sentire tutti i “TROLOLOLO” cantati in suo onore? Potrà vedere quante persone comprano vestiti marroni solo per rifare quella performance?
Sicuramente sa di essere un punto fermo in noi infognati del net. Onore al merito; lo dico da musicista: era anche un gran cantante, un baritono coi controcoglioni.
Signore e signori, Eduard Khil.
Esce. Applausi. Le quinte si chiudono.
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