Carissimi IMDIani, è augurandovi i migliori auguri di buone feste che introduco l’articolo di questo mese. Ma assieme agli auguri è arrivato anche qualcosa di più importante, un regalo collettivo per gli italiani, “confezionato” dal Presidente Monti in persona. Come avrete capito bene, sto parlando dell’Agenda Monti e voglio spendere due paroline su questa (sarò celere e sintetico, siete in vacanza e non voglio fracassarvi le bolas). Il Presidente, dopo aver ostacolato con molta astuzia i piani di Berlusconi (per quel che riguardava lui), si presenta alla conferenza stampa di fine anno con tanto coraggio da indicare tutti gli individui e gruppi di individui responsabili di ciò che è andato storto l’ultimo anno, ma anche nella legislatura precedente. Schiaffoni a Berlusconi, PDL, PD, CGIL e altro ancora, e si è reso disponibile, qualora qualcuno appoggiasse la sua agenda, a “salire in politica” (diciamo che ha fatto anche una lezione di politica ai nostri parlamentari e agli italiani). Ma di tutto ciò a molti italiani è rimasto poco: sono così qualunquisti e altristi (cit.) che non riescono a notare la differenza tra l’attuale Premier e i nostri Parlamentari. Non essere d’accordo politicamente ci sta, viva il pluralismo, ma non notare la differenza è da ignoranti. Comunque sia, mi sembra che le ultime gesta del Presidente siano state apprezzate abbastanza dalla nazione. Aperte le scommesse su Berlusconi, secondo me si attesterà tra il 15 e il 20%, nulla di meno come pensano molti, non date troppo fiducia ai nostri connazionali LOL. Aggiornerò queste “stime” (per modo di dire) mentre ci avviciniamo alle elezioni e le cose diventano più chiare.
Arrivando all’Agenda Monti, si compone di quattro capitoli principali:
Il Presidente parla, in modo generale, dell’Europa che vorrebbe: solidale, equa, senza populismi. Dopo tira fuori un orgoglio che tutti i leader dovrebbero avere, e parla di un’Italia in condizioni di chiedere qualcosa all’Europa, perché ha fatto dei sacrifici e perché creditrice netta (è paradossale, ma in questo momento l’Italia paga per aiutare Grecia, Portogallo e Spagna, ed è un problema che andrebbe risolto). Monti parla anche di quello che l’Europa chiede all’Italia, cercando di responsabilizzare l’opinione pubblica e spiegando che i danni che facciamo a casa nostra si ripercuotono anche sugli altri Paesi europei, ed è per questa ragione che questi Paesi sono preoccupati. Un ultimo paragrafo parla dell’Italia a testa alta nel mondo, illustrando qualche risultato raggiunto nell’ultimo anno (cosa che Monti farà non di rado nell’Agenda) e parlando dei rapporti internazionali che sono stati consolidati e vanno protetti e rafforzati.
2. La strada per la crescita
E veniamo ad una delle parti più importanti dell’Agenda. Cosa farebbe il Professore, dopo aver evitato il baratro, se avesse a disposizione un mandato legislativo? Prima di tutto spiega come la crescita non nasca dal debito pubblico ma da una finanza pubblica sana (anche a livello locale); qualcuno potrebbe contraddirlo, ma è una questione di pensiero economico e, personalmente, sono d’accordo con lui. Il debito va bene per le infrastrutture e gli investimenti, perché i nostri figli e nipoti ne gioveranno, ma debito improduttivo significa rinviare il costo ai nostri figli (mi aspetto già qualche commento di qualcuno che mi fa il pistolotto sui moltiplicatori della spesa, ecc..ecc..). Quindi Monti punterebbe a raggiungere il pareggio di bilancio, ridurre lo stock di debito, dal 2015 in poi ridurlo di 1/20 all’anno, valorizzerebbe/dismetterebbe il patrimonio pubblico (nel caso fosse da difendere/inutile). Parla anche di riequilibrio e riduzione del carico fiscale. Riduzione della tassazione (soprattutto su impresa e lavoro) poiché lui sostiene che, mantenendo la rotta e non stracciando le riforme del governo, questo sia possibile. Riequilibrio del carico tramite una tassa patrimoniale (una bella apertura al PD, con tanto di occhiolino). Poi parla di sprechi e investimenti produttivi, ricordando che spending review significa anche “spendere meglio”, e non solo “spendere meno” (che non è neanche necessario se la si mette così). Parlando di investimenti, ha citato le PPP (public-private partnership), formule che prevedono la compresenza del pubblico e del privato e l’utilizzo del project finance. Sono strumenti che mi piacciono molto, e ci sono tanti casi di successo, anche se in Italia si deve far sempre attenzione a come si struttura l’operazione e cercare di tener fuori la malavita. Fatto sta che abbiamo bisogno di infrastrutture, il gap infrastrutturale italiano è assurdo, e ci vogliono investimenti. Poi si parla di pubblica amministrazione agile, efficiente e trasparente e di fondi strutturali europei da utilizzare meglio. Sulla pubblica amministrazione potrei scrivere un articolo intero, mi limito a ricordare (come ha fatto lui) che è qualcosa che condiziona la nostra vita quotidiana e, se non funziona bene, rappresenta un freno enorme alla crescita.
Un saluto a Dick Godente (Mimì) che, se mi sta leggendo, sta rosicando di brutto pensando ai permessi che aspetta dall’amministrazione pubblica, tieni duro Dick :*.
Dopo questa pausa pubblicitaria, riprendiamo con la crescita: liberalizzazioni e rivitalizzazione della vocazione industriale italiana. Per le prime, il discorso è ampio e complesso, ma ci sono molti settori che vanno sistemati e ci sarebbero vantaggi per tutti. Per la seconda, Monti vuole puntare molto sulle start-up (ed ha già fatto un bel po’ quest’anno). Spende anche parole su complessi industriali già maturi, e problemi che frenano investimenti e crescita (come alto costo dell’energia e giustizia inefficiente). Introduce anche un’idea di decentramento della contrattazione salariale (e ci potrebbe stare anche, per esempio avere contrattazioni uniche in regioni diverse come Puglia e Lombardia sarebbe come avere una contrattazione unica in Germania e Italia, o qualcosa del genere; rende il mercato molto rigido). Monti vuole anche porre l’attenzione sui internazionalizzazione delle imprese e investimenti esteri, dicendo che sono cose che vanno controllate e seguite (le imprese italiane devono essere “armate” in un mercato globale, gli investimenti ci vogliono se sono buoni, banalmente la crisi spagnola, e non solo, proviene da investimenti esteri fatti nel settore sbagliato, l’edilizia). Si parla poi di Italia 2.0 e Agenda digitale, cose per cui il governo ha già tracciato la strada, bisogna seguirla e rafforzarla. Come ha detto in conferenza stampa, la politica di Monti è “pink and green”. Il pink lo spiego in altri punti, il green è perché vuol puntare su un’economia verde, con una strategia energetica nazionale. Parla anche di politica agricola (il governo precedente ha distrutto e mazziato il settore agricolo) e di rilancio di turismo e cultura italiana.
3. Costruire una economia sociale di mercato, dinamica e moderna
Per chi pensa, ingenuamente, che Monti sia un ultraliberista, beh la risposta è nel titolo del paragrafo: economia sociale di mercato. Comunque sia, sul fronte lavoro e pensioni, Monti parla di nessuna marcia indietro e di accelerare le politiche in termini di “drastica semplificazione normativa e amministrativa” (regole snelle), superamento del dualismo tra lavoratori protetti e non, riduzione di tempo medio di passaggio da un lavoro ad un altro ad un anno al massimo, spostamento della contrattazione collettiva. Poi parla di categorie di lavoratori: giovani e anziani. L’obiettivo è una forte riduzione della tassazione per chi assume giovani tra i 18 e i 30 anni, con anche una forte promozione dell’invecchiamento attivo (incentivare le aziende a tenere i lavoratori sopra i 55 anni).
Poi Monti mi stupisce, al punto di avermi fatto pensare che ci sia lo zampino della Fornero (che ammette senza problemi di essere una femminista): ecco che arriva il “Pink”, e non è qualcosa di poco conto, specialmente se si prendono anche le sue parole in conferenza stampa. Monti vuole continuare con la pratica delle quote rosa (che, personalmente, non digerisco molto, ma non è necessariamente un male) ed incentivare fortemente il lavoro delle donne con delle detassazioni selettive dei redditi da lavoro femminile (quindi spinge le donne che non lavorano a mettersi in gioco). Inoltre annuncia politiche di conciliazione famiglia-lavoro, con tanto di ampliamento del congedo di paternità (quindi eliminerebbe o attenuerebbe una discriminazione nei confronti del padre). Parla anche (in conferenza e in un altro paragrafo) dei figli: incita le famiglie italiane a fare più figli, ed socialmente ed economicamente parlando ha ragione, siamo un Paese che invecchia troppo, e la risorsa più preziosa che abbiamo sono i giovani e i futuri giovani. Mentre qualcuno sta già scrivendo il commento “kome fakkio a fare figli se Monti mi a tolto pure il pagnettone!!1111” faccio notare che il governo ha già fatto qualcosina del genere, proprio nell’ultima legge di stabilità sono aumentate le detrazioni fiscali per famiglie con bambini e bambini disabili. Speriamo di vedere altro in futuro.
(spot pubblicitario e citazione: leggete l’ultimo articolo di Yvonne, “Monti Ma55one ci ai tolto pure il panettone!!!”)
Andiamo veloce che la sto tirando troppo per le lunghe, ma più sintesi di così non posso. Parla di Welfare e specifica che il sistema sanitario nazionale è e rimarrà pubblico. Parla poi di riforme varie per potenziare l’assistenza sanitaria a domicilio per i non autosufficienti e di una riforma dell’ISEE per rendere più trasparente l’ottenimento di agevolazioni. Rilancia il volontariato e tira fuori un concetto che mi fa paura: nella recessione c’è povertà, e allora si propone un reddito minimo di sostentamento. Controversa come cosa, la paura è che la gente non lavori (o peggio, lavori in nero) e si becchi l’assegno (succede già con la disoccupazione, non stupitevi). Però c’è da dire che una cosa è farla fare a Vendola, una cosa è farla fare a Monti, la cui politica si basa interamente sulla responsabilizzazione degli individui, enti locali e, perché no, Stati. Sicuramente non regalerebbe soldi a caso. Poi parla di società aperta e dinamica, merito e famiglia (non sto ad allungare il brodo, ma ci sono cose come riforme del lavoro pubblico, per mettere il merito al centro di tutto, solo questo vale l’agenda, ma c’è da farla bene e riuscire ad attuarla, che è la cosa più difficile vista l’inerzia e l’avversione al cambiamento degli italiani).
4. Cambiare Mentalità, Cambiare Comportamenti
Last but not least, un paragrafo in cui si parla di argomenti delicati e complessi, per me molto importanti perché fondamento di molte altre politiche. Citando Monti, si parla di riformare le istituzioni da subito, poiché “non ci sono più tempi supplementari”, di “federalismo responsabile e solidale che non scada nel particolarismo e nel folclore” (U MAD, UMBERTO?!), di un metodo di lavoro dei governi e dei dirigenti, con una mentalità vincente che porti a buoni risultati, regolazione delle attività delle lobby (in pratica ha notato come i lobbisti rompano il cazzo fuori dalle aule, però la cosa è del tutto opaca, nessuna trasparenza), armonizzazione dei bilanci pubblici e, una delle cose che mi è piaciuta di più, “è necessario parlare il linguaggio delle verità”. Questo non significa solo non dire che i ristoranti sono tutti pieni e la crisi non esiste, eliminare ogni comportamento populista, ma significa anche dire le cose come stanno al popolo, con coraggio, non pensando al fatto che “magari si offendono”. Gli italiani devono smetterla di offendersi e guardare in faccia la realtà, devono pensare ai concetti e gli ideali che stanno dietro a qualcosa che viene detto loro. Criticate i concetti, criticate gli ideali di chi vi dice qualcosa, non la parolina che vi piace più o meno. Tornando all’agenda, Monti parla di riduzione dei costi della politica, ricordando che i costi più grossi sono le decisioni non prese (o sbagliate), e parla anche di drastiche riduzioni dei finanziamenti ai partiti, con parte dei finanziamenti privati ma totalmente trasparenti (in modo che tutti possono guardare nomi e cognomi) e con cifre massime basse. Poi ancora, tolleranza zero per corruzione, evasione fiscale ed economia sommersa, paragrafo dove Monti mette l’accento sul problema del falso in bilancio (cosa che ripete ed evidenzia in più paragrafi dell’Agenda). Infine conclude con giustizia, sicurezza, criminalità organizzata e mafie. Parla ancora della necessità di una legge sul falso in bilancio, sull’anticorruzione, l’antiriciclaggio e l’autoriciclaggio. Parla anche di intercettazioni e incandidabilità.
Concludo con delle cose che adesso mi sono sfuggite, ma avevo letto in qualche paragrafo: investimenti in istruzione (anche se, secondo me, prima di quelli ci vogliono delle riforme strutturali nell’istruzione, e Monti lo sa bene), e legge elettorale che proverebbe a cambiare subito se fosse eletto (da Presidente tecnico non gli hanno neanche fatto mettere mano, lol).
Finito. Basta. È tutto. Molto generico, sono delle “prime riflessioni”, e non voglio commentarlo più di questo piccolo riassunto-spiegazione, i commenti li lascio a voi, e come sempre cercherò di interagire al massimo con i lettori. Commentate e, presto o tardi, avrete una risposta, non rispondo solo ai “MA55ONE”, o forse sì, se sono in vena facciamo fare due risate agli altri lettori, quelli normali.
Buon anno IMDIani.
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