Il partito dell’AfD (Alternative für Deutschland ) in questi giorni sta causando sconcerto in Germania e in tutta Europa. Arrivato ad essere il secondo partito nel Land della Sassonia-Anhalt, il terzo per il Baden Wurttemberg e raggiungendo il 12,6% in Renania-Palatinato, è di ieri la notizia che anche nella capitale tedesca, la Berlino multiculturale, è presente un bacino di elettori insoddisfatti dalle politiche attuali. Bacino che permette al partito di portare a casa il ragguardevole risultato del 14,2% alla prima prova elettorale sostenuta in questa città.
Ciò che più preoccupa di questo partito sono le posizioni contrarie all’immigrazione, che tra molti dei sostenitori coincidono con quelle del PEGIDA, movimento xenofobo nato nel 2014 per opporsi all’”islamizzazione dell’Europa”, con legami anche con la nostra Lega.
Il partito nasce, nel 2012, per volere di Alexander Gauland, Bernd Lucke e Konrad Adam come Wahlalternative 2013 (Alternativa al voto). Dopo il risultato non brillante nelle elezioni al parlamento della Bassa Sassonia, dove ottiene solo l’1% dei voti, nel Febbraio 2013 il movimento cambia nome, diventando l’attuale AfD. Nell’aprile 2013, con il primo convegno di Berlino, il movimento prende slancio come proposta in ambito politico nazionale. Bernd Lucke viene eletto leader, il partito si organizza sul territorio e istituisce un proprio movimento giovanile.
Il Manifesto dell’AfD viene firmato da 68 tra economisti, giornalisti e rappresentanti del mondo produttivo tedesco. Principale obiettivo contro cui scagliarsi individuato dal partito è l’euro, ma nel mirino c’è anche il bail-out della Grecia supportato dalla Germania.
Nonostante l’interesse generato la formazione politica non riesce ad entrare nel Bundenstag, fermandosi appena sotto la soglia di sbarramento del 5%. Le elezioni per il parlamento europeo sono più fruttuose per l’AfD, che, con il 7,1% su base nazionale, si rivela il quinto partito tedesco. Riesce così a ottenere 7 seggi, facendo eleggere, tra gli altri, il leader Bernd Lucke. Le elezioni a livello statale del 2014 e del 2015, quelle per i Länder, confermano il trend in crescita: il partito riesce ad ottenere buoni risultati, sia negli stati occidentali che in quelli orientali, dove raggiunge percentuali a due cifre (10,6% in Turingia, 12,2% in Brandeburgo).
I risultati però non bastano ad evitare le frizioni che esistono tra le due visioni che vanno delineandosi nel partito. Se Lucke rappresenta l’anima liberale e liberista del movimento, quella populista, che parla alla pancia dell’elettorato, è rappresentata da Frauke Petry.
Imprenditrice nel mondo della chimica, con esperienze di studio anche all’estero, Petry si fa’ portatrice delle istanze più conservatrici. Vince il congresso del partito e ne viene dichiarata leader il 4 luglio 2015, con il 60% delle preferenze. La linea dell’AfD si sposta decisamente verso destra, assumendo forti posizioni anti-islamiche e anti-immigrazione. Nonostante la Petry dichiari che “destra e sinistra sono concetti che non funzionano più”, il cambio di passo viene percepito dal fondatore. Quattro giorni dopo il congresso, infatti, Lucke decide di allontanarsi da una formazione ormai diventata “il partito del PEGIDA”.
L’AfD da questo momento, pur mantenendo una piattaforma decisamente liberale per quel che riguarda l’economia, si fa promotore di visioni sempre più conservatrici e repressive in campo sociale: la favorevolezza all’uso di armi da fuoco per fermare i rifugiati, il ritorno alla famiglia tradizionale e le politiche “anti-gender”, la re-introduzione della leva e lo scetticismo sul cambiamento climatico.
Molto interessanti sono le alleanze internazionali del partito, le cui affiliazioni mutano nel tempo, di pari passo con il suo spostarsi verso posizioni più conservatrici per quel che concerne la società, i diritti e le libertà garantite ai cittadini. Sotto la guida Lucke l’AfD, raggiunto il parlamento europeo, decide di affiliarsi ai Conservatori e Riformisti europei ( ECR), dove militano anche i Conservatori britannici. Il gruppo parlamentare, pur contrario ad una trasformazione in senso federale dell’Unione, ne accetta l’esistenza e riconosce che da questa derivino alcuni benefici. Con l’arrivo della Petry e la conseguente scissione, i due europarlamentari che non seguono Lucke nella fondazione del suo nuovo movimento vengono invitati a lasciare il il gruppo, cosa che avviene nell’aprile del 2016. In seguito si riposizionano, scegliendo di entrare a far parte o del ELDD (Europa della Libertà e della Democrazia Diretta), di cui fanno parte tra i più famosi M5S e UKIP, o dell’ENL (Europa delle Nazioni e della libertà), gruppo in cui questa volta troviamo partiti quali il Front National e la Lega Nord.
Non manca poi la connessione con la Russia di Putin. Markus Frohnmaier, leader dell’organizzazione giovanile del partito, ha concluso, sul finire di aprile del 2016, un accordo di partnership con l’ala giovanile di Nuova Russia, il partito di Putin.
Nato come partito di protesta, l’AfD continua a raccogliere consensi. Difficilmente riuscirà a raggiungere entro breve tempo posizioni di comando: le tradizionali coalizioni di governo tedesche, a meno di exploit al momento imprevedibili, dovrebbero bastare a limitarne il peso politico. Certo, il fatto che anche nel paese cuore dell’Europa, che più di tutti teme il ritorno di populismi di destra vista la sua storia, riesca ad imporsi un partito con posizioni assimilabili al lepenismo francese, dà di che pensare. Neanche la Germania è immune al malessere che colpisce un po’ ovunque l’Occidente. Malessere che si esprime attraverso il sostegno a candidati di rottura anti-establishment, i Trump americani, le LePen francesi o i Grillo e Salvini nostrani.
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