Come dice il titolo, oggi vorrei raccontarvi la storia di uno dei più grandi videogiochi di sempre, colui che ha venduto più dei Pokemon, PacMan e Super Mario: il Tetris.
Tu, carissimo lettore, se stai leggendo questo articolo non riuscendo bene a capire di cosa sto parlando sappi che mi rattristi, e spero con tutto il cuore che tu possa un giorno uscire dal bunker dove ti tengono sotto sequestro.
Corre l’anno 1985, quando nell’informatica veniva presentato Windows 1.0, quando artisti come Lionel Richie e Michael Jackson scrissero una pietra miliare della musica chiamata We are the World. Insomma, quando l’Italia aveva un presidente della Repubblica sardo chiamato Francesco Cossiga.
Siamo a Mosca, in un momento in cui il sistema economico sovietico non funziona granché bene. C’era però una piccola isoletta felice che funzionava bene chiamata Darodnicyn Computing Center, un centro di ricerca e sviluppo del governo dove le persone più intelligenti del paese erano libere di dire la propria e liberare la propria creatività senza alcun ostacolo. Lì, c’era anche la libertà d’espressione e chi lavorava per il Darodnicyn poteva sapere cosa succedeva oltre il confine; Come per l’appunto, Alexey Pajitnov.
Il 29enne Alexey era come tutti lì dentro un ingegnere elettronico, felice di essere “libero” di pensare e di sapere. L’industria aerospaziale del paese gli dava molti spunti per lavorare e in quel periodo studiava le traiettorie dei satelliti artificiali orbitanti: gli sputnik. Ma oltre allo spazio e all’elettronica Alexey era anche un amante dei giochi da tavolo che lo portavano a passare grandi quantità di tempo dietro alla dama, gli scacchi, i puzzle, e un gioco a noi poco conosciuto chiamato pentomino che consisteva nell’unire dodici forme differenti fino a che non si riusciva a realizzare un quadrato perfetto. Da lì la storia è facile da immaginare, Alexey comincia a trasferire il pentomino sul suo processore perdendoci molto tempo e fumando quantità industriali di sigarette. Un’impresa veramente ardua che lo portò a diminuire i pezzi da dodici a quattro, speculandoli anche. Una volta colorati tutti diversamente, il primo problema. Cosa fare di questi pezzi? Alexey ispirandosi come spesso faceva a menti come Newton, Einstein e Galileo arrivò subito alla soluzione: la gravità. I pezzi, chiamati tetramini cadevano dall’alto per posarsi sul fondo. Ogni volta che i tetramini riuscivano a riempire una linea interamente da destra a sinistra questa veniva eliminata e assegnando al giocatore un punteggio. Due righe in un solo colpo? Punteggio più alto, e così via. Ovviamente come ben sapete i pezzi potevano anche essere ruotati. La regola che Alexey decise già da subito fu quella del tempo infinito: un giocatore più era bravo e più avrebbe continuato la propria partita.
In poco, pochissimo tempo quel gioco divenne una droga per Alexey che per un attimo pensò di essere prossimo alla pazzia.
Un videogioco davvero poteva avere su di lui il potere di incollarlo allo schermo? I colleghi lo rassicurarono, succedeva anche a loro. Ci furono addirittura dei momenti in cui tutto il Computing Center si trovò a giocare a Tetris (fusione delle parole tetra e tennis). Il direttore di Alexey si soffermò a riflettere: perché i miei dipendenti giocano a Tetris così tanto da trascurare le proprie priorità lavorative? Semplice, la differenza tra questo diabolico videogioco e quelli americani è che in questi ultimi bisogna uccidere e distruggere, la creazione di Alexey è invece un qualcosa che necessita logica e abilità. In più, la voglia di giocare viene amplificata dal fatto che il Tetris non premia, ovvero ciò che si fa di buono viene eliminato e rimangono sul fondo solo gli errori che mettono nella testa la voglia di cercare di risolvere.
Il gioco passò di mano in mano fino a che tutta Mosca si mise a giocare a Tetris. Alexey sinceramente non aveva mai pensato a un’esclusiva sul videogioco e la possibilità di guadagnarci, anche perché nell’Unione Sovietica sarebbe stato punito con la prigione. E il Tetris addirittura attraversò i confini passando per le mani di una società britannica chiamata Maxwell Corporation. In un epoca in cui il pubblico era impressionato dal potersi svagare utilizzando una nuova tecnologia la Maxwell contattò la Atari per potere produrre il Tetris su consolle. Nel 1988 Tetris era un vero e proprio must per tutti e la Maxwell lo pubblicizzava con lo slogan “Dalla Russia con amore”. E Alexey come la prese? Alexey se ne fregava altamente, lui era impegnato con questioni più importanti come le guerre nucleari e le missioni spaziali.
Come tutti sappiamo poi l’URSS cessò di esistere e dopo dieci anni il contratto della Nintendo si sciolse facendo tornare tutti i diritti ad Alexey che dal 1996 comincia a ricevere i suoi proventi. Inutile dire che nel giro di poco tempo Alexey divenne ricco.
Il russo, felicissimo, assieme all’amico Henk, decise poi di formare la Tetris Company con sede alle Hawaii, la società che ancora oggi detiene tutti i diritti del videogioco.
Ancora oggi il Tetris continua a vendere dopo ben 27 anni. Nonostante sia un gioco oramai “antiquato” è disponibile per tutti i telefoni cellulari di ultima generazione e ogni anno si disputano un gran numero di tornei in tutto il mondo (da menzionare il campionato mondiale che avviene presso il campus dell’università della South California dove partecipano i più grandi campioni provenienti da ogni angolo terrestre, con un premio di cinque mila dollari e un trofeo ispirato al tetramino T). Un prodotto così diffuso che attira l’attenzione di psicologi, sociologi, comportamentisti ed esperti di salute sociale. Un recente studio dimostra addirittura che il Tetris farebbe bene al cervello producendo una corteccia cerebrale più spessa.
La storia che vi ho scritto fa riferimento a una puntata di Radio 24 che potete trovare sul proprio sito in podcast. Il fatto però è un altro; vi ho raccontato tutto questo per dirvi una sola cosa: prendete Call of Duty e buttatelo nella spazzatura.
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