Sino all’anno scorso, anche se in modo discontinuo, ho lavorato in una biblioteca universitaria. Cosa c’entra con gli hipster? C’entra, perché la biblioteca era quella di Architettura.
Siccome non siete dei cretini saprete certamente che facoltà come Architettura, Design, Arte, ecc ecc sono praticamente infestate dai nostri amatissimi. Un pregiudizio abbastanza diffuso è che essi sguazzino anche in altre facoltà più classicamente umanistiche, ma a giudicare dalla mia vastissima e incontenstabile esperienza, non è poi tanto vero.
Gli hipster, quelli veri, non si concentrano tanto a Lettere o a Storia, perché nella loro ansia di essere super cool and so very updated schifano tutto ciò non li renda, agli occhi dei più, maledettamente interessanti, di quell’interesse generato dal fatto che quello lì cioè tipo cioè fa il designer no? Fa lo scultore, no? Cioè fa troppo figo perché magari lui un giorno potrebbe avere una personale esposta a Gniuyorche. Ma veniamo al dunque.
Diciamo che il fatto di aver osservato per due anni questi buffi esserini mentre si apprestavano a diventare i nuovi Philippe Starck mi ha permesso di conoscerli abbastanza approfonditamente. Altri prima di me vi hanno descritto con dovizia di particolari il bestiario dell’hipster, io mi concentrerò, per forza di cose, su una delle poche fissazioni che sono in grado di smontare: il vegetarianesimo, spesso declinato in veganesimo per quanto riguarda i nostri amici perché loro sono cioè tipo troppo coerenti e non sta mica bene che si faccia le cose a metà, signora mia, perché le mucche no e le galline appiccicate le une alle altre sì?
Badate bene: non tutti gli hipster sono vegani, ma tutti i vegani a loro modo sono hipster. E’ un po’ come la storiella dei terroristi islamici: non tutti gli islamici sono terroristi, ma tutti i terroristi islamici sono islamici. Avete presente?
Ad ogni modo il veganesimo ormai è una moda, una moda di quelle per pochi eletti, e in questa definizione ci entrano daddio tutte le fissazioni dei nostri eroi. Si tratta di una corrente di pensiero di cui ci siamo occupati altre volte (LOL) che in sé non sarebbe niente di male, non darebbe fastidio a nessuno, a voler ben vedere non sarebbe neanche del tutto una cagata, almeno per alcune cose (tra cui il rifiuto al consumo di latticini, di cui parleremo magari più avanti).
Poi vabbe’, chiaramente esistono i gusti personali, chiaramente esistono le convinzioni, gli ideali, quello che volete voi. Ma cominciamo col dire che fracassarmi le ovaie mentre mangio un kebab dall’alto dei tuoi mocassini di pelle ti rende solo un poveretto, così immerso nelle proprie pose e nei propri atteggiamenti da rivoluzionario da non rendersi neanche conto di aver detto una minchiata. In più, se inizi anche a volermi convincere della cosa tirando in ballo teorie che, per darsi una parvenza di serietà, stravolgono e piegano al loro volere dati scientifici inconfutabili…qui no. E qui mi imminchio. Prima di tutto perché tu, caro intellettualone moderno e very cool, ti stai ponendo allo stesso livello di un fanatico qualsiasi che ti rincorre col libro di Mormon in mano per convincerti che Joseph Smith non era un pazzo furioso e prepotentemente bisognoso di cure psichiatriche. Secondo, perché, esattamente come il nostro amico Santo degli Ultimi Giorni, per convincermi mi stai portando degli argomenti che francamente: no guarda, no.
Innanzitutto partiamo dal presupposto che tu sei uno che ha fatto del fotografare merde sul marciapiede con Instagram la sua missione di vita. Nelle migliori delle ipotesi sei uno che costruisce casette. Quindi quando si parla di evoluzione la cosa una é: che tu stai zitto e io ti do della merda. Troppo acida? va bene, riformuliamo. La cosa una è: che tu stai zitto.
Tait, spiegaci: perché tanto astio? E’ presto detto: una delle argomentazioni portate a supporto del fatto che tutti dovremmo essere vegetariani è: siamo delle scimmie perché discendiamo dalle scimmie, le scimmie sono vegetariane (i più fondamentalisti dicono: fruttariane) e quindi anche noi dobbiamo esserlo. No, fermi, fermi, fermi. A parte che non discendiamo dalle scimmie, ma vi siamo “solo” strettamente imparentati (nel senso che abbiamo un antenato comune). Men che meno, viene da sé, siamo scimmie. L’ultima volta che ho controllato, eravamo classificati come Homo sapiens. Anche volessimo ammettere di essere delle scimmie, o discendenti da esse, e per assurdo ammettessimo che non siamo poi molto diversi da loro perché milioni di anni di evoluzione non ci hanno cambiato così tanto, il fatto che l’implicazione di partenza sia sbagliata è confermato anche da un altro, drammaticamente palese, dato: le scimmie non sono vegetariane, men che meno fruttariane (qualsiasi cosa questa stupida, ridicola, insulsa parola voglia dire). Mangiano in continuazione, tutte le volte che riescono a trovarne, insetti, carogne, piccoli animali, uova.
La loro dentatura, così come la nostra, non è monospecializzata: non è uguale a quella di un leone, e non è come quella di un cervo. Si potrebbe dire, ma non interpretate la cosa a cazzo di cane, che è una ragionevole via di mezzo. Questo genere di dentizione è anche detta dentizione da onnivoro: se proprio nelle ultime 48 ore non vi siete del tutto rincoglioniti con Diablo III, potrete facilmente capire che onnivoro = uno che mangia tutto.
Per sviluppare decentemente l’argomento avremmo bisogno di scendere più nei dettagli, e spiegare come funzionano molari, incisivi e canini quando si mettono lì a masticare roba. Per un’analisi più precisa, vi consiglio di leggervi questo, anche per il modo in cui affronta l’argomento dell’abuso di conoscenza parziale.
Altro elemento essenziale: i veganfags spesso sostengono che il nostro intestino è lungo, lunghissimo, quanto quello di tutti gli erbivori: ebbene, se c’è una cosa che ci distingue dai nostri antenati, che pure erano essi stessi degli onnivori, è la lunghezza del busto. Notoriamente, noi abbiamo delle gambe lunghissime rispetto alle braccia e al busto, questo perché abbiamo sacrificato moltissimi adattamenti propri delle scimmie alla stazione eretta, che ci viene utile per tante cose: conseguenza abbastanza obbligata è che il nostro busto è veramente molto corto, e così anche il nostro intestino. Dopotutto le vacche hanno bisogno di ben quattro stomaci e quaranta metri di intestino per digerire erba, perché a noi ne dovrebbero bastare sette?
E insomma ragazzi, qual era il punto di tutto ciò? Il punto è che quando qualcuno fa qualcosa non perché ci crede, perché effettivamente è quello che si sente di fare per sé stesso e per il mondo, ma perché sa che se lo fa sembrerà effettivamente più interessante e informato e, ripetiamolo, cool agli occhi di quelli come lui o anche solo al suo gigantesco ego, ecco che tutto l’ambaradan diventa fragile e smontabile.
Perché tu, piccolo hippie evoluto, cosa hai fatto? Hai messo su il vinile di qualche gruppo sconosciuto, ti sei sistemato la sciarpina, sei andato sul sito di qualche santone del cazzo che si è messo in testa di aver interpretato l’anatomia del corpo umano e i cambiamenti evolutivi da esso affrontati dal Pleistocene a oggi molto meglio di qualsiasi biologo/medico/antropologo abbiano mai fatto. Hai letto tutto, arrivato a metà hai buttato il tuo Frappuccino nel cesso, sei andato a comprartene un altro al latte di soia, sei tornato, hai finito di leggere, sei venuto da me, mi hai detto che sei diventato vegano, ma non solo per motivi etici (questo sempre mentre indossi tre o quattro capi in cuoio), anche per motivi di salute, perché sai, l’uomo non è fatto per mangiare carne. Allora io ti ho riso in faccia, tu hai iniziato a parlarmi di fruttarianesimo, io ti ho menato.
Ti ho menato perché ho capito che quello che mi stai dicendo deriva, come tutto quello che fai del resto, dal fatto che ti sei messo in testa che tutta la tua vita dev’essere una posa. L’abbigliamento, le macchine fotografiche, la bicicletta scassata, la birra artigianale, la musica undreground, tutto di te è fasullo e costruito, persino il modo in cui interpreti dati scientifici. E allora muori.
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