Lo scorso novembre, a Napoli, si è tenuto il 34° Convegno Internazionale di Agricoltura Biodinamica, patrocinato da vari enti, tra i quali l’Università di Napoli “Federico II”, il Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, la Regione Campania, il FAI (Fondo Ambiente Italiano) ed il Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali.
Tra gli obiettivi di questo congresso c’è “[…] l’approccio rispettoso dell’agroecologia che integra e include diversi settori di studio, dall’agronomia all’antropologia, alla sociologia, all’economia […]”.
Questo apre una questione: che cosa sarebbe questa agricoltura biodinamica? Quali branche, scientifiche e non, si propone di conciliare?
L’agricoltura biodinamica nacque ad opera di Rudolf Steiner, che ne espose i principi in una serie di lezioni tenute nel 1924 in Polonia.
Ma chi era Steiner? Rudolf Steiner (1861-1925) è stato un filosofo ed esoterista austriaco, che fondò la corrente filosofica conosciuta come antroposofia. A partire dal proprio pensiero filosofico, Steiner teorizzò una serie di discipline come la pedagogia steineriana (o Waldorf), la medicina antroposofica e l’agricoltura biodinamica.
Dopo la sua morte, due discepoli di Steiner, Erhard Bartsch e Franz Dreidax, fondarono Demeter, organizzazione che riuniva produttori di agricoltura biodinamica in Germania e che tuttora si occupa della certificazione dei prodotti biodinamici, di cui ne detiene il marchio. Creata nel 1928, Demeter cominciò a crescere durante gli albori del regime nazista, con cui in un primo momento ebbe buoni rapporti, tanto da appoggiarlo apertamente (sebbene le dottrine steineriane fossero state aspramente criticate da Hitler) fino al momento, nel 1941, quando fu chiusa. Demeter riprese le sue attività dopo la fine della guerra, per arrivare nella posizione che ricopre oggi.
L’agricoltura biodinamica, innanzitutto, si basa sui metodi di coltivazione dell’agricoltura biologica (sebbene con standard ancor più ferrei), ovvero sul ridotto utilizzo di fertilizzanti chimici sintetici e diserbanti, su tecniche come la rotazione delle colture e sul netto rifiuto delle colture OGM.
Tuttavia, la biodinamica propende per un approccio “olistico” all’agricoltura, in cui l’idea è di “armonizzare” la salute delle singole parti con il processo di coltivazione nel suo complesso. Questo si esprime attraverso le pratiche mistiche ideate da Steiner.
L’esempio principale è il cosiddetto “preparato 500”, o “Cornoletame”, che consiste in un corno di mucca (che abbia già figliato almeno una volta) riempito di letame, seppellito in autunno e dissotterrato in primavera. Letame che, una volta estratto, viene “dinamizzato”, ossia diluito in acqua in proporzioni quasi omeopatiche e poi agitato, e poi spruzzato sui campi. Ricordiamo che la diluizione omeopatica consiste nel diluire la sostanza in questione fino a raggiungere percentuali così basse che diventa estremamente improbabile trovare una singola molecola della sostanza originaria. Non è questo il caso dei preparati biodinamici, ma l’intenzione è comunque quella di “infondere” l’acqua con il “potere” della sostanza.
Nelle parole di Steiner, l’importanza di questo metodo risiederebbe nel fatto che:
“La vacca ha le corna al fine di inviare dentro di sé le forze formative eterico-astrali, che, premendo verso l’interno, hanno lo scopo di penetrare direttamente nell’organo digestivo. Proprio attraverso la radiazione che proviene da corna e zoccoli, si sviluppa molto lavoro all’interno dell’organo digestivo stesso. […] Così nelle corna abbiamo qualcosa di ben adattato, per sua natura, a irradiare le proprietà vitali e astrali nella vita interiore. Nel corno avete qualcosa che irradia vita – anzi irradia anche astralità. È così infatti: se si potesse strisciare dentro il corpo vivo di una vacca – se tu fossi là dentro il ventre della vacca – annuseresti come la vita astrale e la vitalità di vita si riversa verso l’interno dalle corna. E così è anche con gli zoccoli.”
E proprietà simili avrebbero anche gli altri otto preparati, anch’essi spiegati da Steiner nelle sue lezioni.
In base ai pochi studi fatti finora, non è stata rilevata alcuna differenza tra le coltivazioni biodinamiche e quelle biologiche.
Tuttavia, è difficile per il mondo scientifico fare ricerca su teorie che non si basano affatto su premesse scientifiche, come nel caso dell’agricoltura biodinamica. Come già detto, ciò che distingue la biodinamica dall’agricoltura biologica sono le visioni magico-esoteriche steineriane. Cosa dovrebbe dire la scienza di fronte a pratiche apertamente non scientifiche? Ma soprattutto, come dovrebbe reagire il mondo scientifico quando il Ministero dell’Agricoltura si esprime a favore di queste pratiche e auspica che vengano integrate nell’insegnamento universitario? La risposta è stata ovviamente di mantenere un forte scetticismo sul tema.
E questa è la posizione che deve mantenere la scienza di fronte a situazioni simili. Nel momento in cui si pretende di conferire lo status di “scienza” a ciò che scienza non è, alimentando quel latente stigma verso il mondo accademico scientifico, è nostro dovere mantenere ben distinto ciò che è falsificabile attraverso il metodo scientifico (e quindi attraverso la ricerca) da ciò che per sua concezione lo rifiuta.
20 anni, sono uno studente di Fisica che cerca di fare debunking attraverso un po' di informazione scientifica e si diletta di musica.
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