L’omeopatia è tornata di nuovo sotto gli occhi della stampa, a pochi mesi dal metastudio australiano che ne affermava l’inefficacia. Stavolta la FTC, un’organizzazione americana in difesa del consumatore, ha imposto la dicitura “non funziona” per i prodotti omeopatici. Perché dunque questo “accanimento” contro i prodotti omeopatici? Vediamo di dare una risposta a questa domanda.
L’omeopatia nasce dalle teorie di Samuel Hahnemann nel 1796, che poco avevano a che fare con le enormi diluizioni del’omeopatia moderna.
Hahnemann infatti aveva assunto grandi dosi di corteccia di Cinchona, contenente chinino (un potente antimalarico), e riteneva che durante il periodo di assunzione avesse avuto sintomi molto simili alla malaria. Da qui formulò l’ipotesi che il simile curasse il simile da cui deriva la parola omeopatia, formata da homoios, «simile» e pathos, «sofferenza». Ne dedusse che dando a un paziente con certi sintomi rimedi che causassero gli stessi sintomi in un paziente sano, ovviamente con minor potenza, si potesse giungere alla guarigione. In questo studio citava anche Jenner e il suo usare il vaiolo vaccino come prevenzione per il vaiolo umano (pratica da cui i vaccini traggono il nome). Per adesso siamo davanti ad un uso abbastanza corretto del metodo scientifico, ma l’omeopatia che conosciamo oggi nasce invece nel 1814.
In quell’anno Hahnemann annuncia la sua scoperta, e oltre al principio del simile che cura il simile, dichiara che il rimedio debba essere dato in dosi molto più basse di quelle necessarie a mostrare il sintomo nel paziente sano. Sulla stessa linea su cui si basa l’omeopatia moderna spiegò che questi cicli di diluizioni 1:100 avevano come principio fondamentale il fatto che, scuotendo con forza il rimedio ad ogni diluizione, se ne potenziasse l’efficacia. Questa tecnica fu chiamata dallo stesso Hahnemann “potentizzazione”, e i suo effetto fu detto essere persistente grazie ad una “forza spirituale dematerializzata”.
Il conflitto con la medicina tradizionale iniziò immediatamente, dato che i medici omeopati si rifiutavano di ricercare la causa ed il decorso delle malattie, come accadeva al tempo (che bisogna ricordare coincidere con la nascita della moderna medicina basata sulle evidenze) ma si limitavano a prescrivere i loro rimedi dopo accurate anamnesi sintomatologiche. Col passare degli anni però i medici omeopati iniziarono a prescrivere farmaci, mentre gli altri medici iniziarono a prescrivere farmaci tradizionali. Così, nel 1903 gli omeopati furono invitati all’associazione dei medici americani, mentre nel 1939 furono legalizzate la produzione e la vendita in massa di rimedi omeopatici.
Da notare che il dottor Hahnemann pubblicò il suo studio del ‘76 mentre attraversava gravi difficoltà economiche, e morì nel 1843 da milionario.
Chi volesse leggere la storia in maniera più approfondita e con le fonti meglio specificate può trovarla qui.
Partiamo da un presupposto: se un metastudio che riunisce 1800 studi sostiene che l’omeopatia non abbia effetto, probabilmente non ne ha per davvero. Ma allora perché l’omeopatia riscuote tanto successo?
La risposta è dentro di noi.
Può sembrare una frase detta da una chiaroveggente nel suo negozietto in un vicolo infrattato, ma la realtà è questa. Il solo gesto di ricevere un farmaco, o l’aspettativa che questo funzioni, mettono in moto il famoso effetto placebo. Tuttora i meccanismi del placebo non sono completamente noti, ma sappiamo che alcune malattie vi rispondono molto bene, mentre altre non vi rispondono affatto. Ad esempio, il 45% delle ulcere gastriche sarebbe trattabile con un placebo (ma usiamo comunque farmaci veri perché quel 65% di non responsivi potrebbe sviluppare una perforazione gastrica o addirittura un tumore nel periodo in cui si tenti il placebo), mentre patologie come l’asma ne risentono solo in minima parte.
Le ragioni dietro all’omeopatia infatti farebbero pensare che si tratti di poco più che stregoneria nei suoi metodi, ma un piccolo funzionamento esiste proprio grazie all’effetto placebo. Dunque se da un lato quando prendo un rimedio omeopatico poi sto meglio, dall’altro lo stare meglio non ha tanto a che fare con le tecniche dell’omeopatia, quanto con il fatto che è stato preso qualcosa e si è profondamente convinti che funzionerà.
Perché quindi la dicitura “non funziona” sui prodotti omeopatici? Perché impedire alle persone di curarsi con un placebo?
I motivi sono soprattutto etici e deontologici.
Generalmente i prezzi dei farmaci sono alti perché le case farmaceutiche devono coprire i costi della ricerca del farmaco (si parla di studi prima al computer, poi su vetrini, quindi su animali e infine su migliaia di pazienti) e delle tecniche e i macchinari per produrlo in massa. Il medicinale omeopatico invece, oltre a non avere costi di ricerca per ovvi motivi, non ha nemmeno bisogno di tecnologie complicate per essere prodotto in massa, visto che si tratta soprattutto di diluizioni di materiali reperibili in natura. Dunque, per quello di cui si tratta veramente, i prezzi sono davvero esagerati, si parla di 11€ per 6 grammi di zucchero, come venderlo a 1800€/kg.
Inoltre è da notare che alcuni sciroppi omeopatici effettivamente funzionano. Un esempio abbastanza famoso è un rimedio per la tosse che contiene estratti in diluizioni omeopatiche (quindi in rapporto di circa 1/1000000, dunque piuttosto inefficaci), ma il prodotto contiene Drosera all’1%, usata come tintura. Questa pianta è un rimedio fitoterapico, noto per le sue proprietà antinfiammatorie, antispastiche per i bronchi e antisettiche, quindi ottima contro la tosse. Eppure è mascherata da tintura, e potrebbe far sembrare che lo sciroppo funzioni. Insomma, si sta vendendo qualcosa mascherandolo per qualcos’altro, quasi ai limiti della truffa.
Dal punto di vista di un medico, invece, l’omeopatia potrebbe essere un ottimo strumento per quando si ritenga che al paziente basti un placebo per migliorare la sua condizione, magari nel caso di un ipocondriaco, o per qualcuno che voglia a tutti i costi qualcosa per far passare qualche malanno stagionale di breve durata per sua stessa natura. D’altra parte un medico ha altri sistemi per somministrare placebo qualora lo volesse fare, e di certo non importa ricorrere ad una pratica pseudoscientifica per farlo. Infatti quello che è percepito come il maggior pericolo dell’omeopatia è che un paziente che abbia una malattia con un esito potenzialmente grave si rivolga a qualcuno che gli proponga una cura inefficace, e che magari sarebbe stata curabile con metodi tradizionali, come una gastrite o peggio ancora un tumore (come ad esempio al cervello, che può esordire con sintomi simili a quelli di malattie di poco conto).
Per concludere, se da un lato queste medicine tutto sommato new age sono una risposta all’abuso di farmaci della medicina fortemente ottimista degli anni ‘50, dall’altro sarebbe meglio evitare di finanziare questo tipo di pseudoscienze. Anche perché se un rimedio, come quelli omeopatici, promette di non avere effetti collaterali, probabilmente non ha nemmeno altri effetti, proprio come l’acqua, o lo zucchero.
Vengo da Prato, classe 1994, studio medicina a Firenze e scrivo articoli più per senso civico che per amore per la scrittura. Sono sempre stato appassionato di scienze, dall'astronomia alla zoologia, ma come lascia intendere la mia "carriera" sono particolarmente affascinato dall'ambito medico-biologico, e vista la pessima informazione in questo senso che viene fatta in Italia, mi sembra doveroso cercare di riportare il più fedelmente possibile le scoperte più recenti, o spiegare perché certe teorie che girano su internet siano poco più che truffe. Per il resto ho il pallino dei giochi di ruolo (da tavolo e videogiochi) e dei dank memes ma mi diverto anche a pasticciare in cucina.
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Vengo da Prato, classe 1994, studio medicina a Firenze e scrivo articoli più per senso civico che per amore per la scrittura. Sono sempre stato appassionato di scienze, dall'astronomia alla zoologia, ma come lascia intendere la mia "carriera" sono particolarmente affascinato dall'ambito medico-biologico, e vista la pessima informazione in questo senso che viene fatta in Italia, mi sembra doveroso cercare di riportare il più fedelmente possibile le scoperte più recenti, o spiegare perché certe teorie che girano su internet siano poco più che truffe. Per il resto ho il pallino dei giochi di ruolo (da tavolo e videogiochi) e dei dank memes ma mi diverto anche a pasticciare in cucina.
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