Il 7 ottobre 1986 veniva rilasciato un album fondamentale per il metal: si parla di Reign In Blood degli Slayer. Viene ritenuto così importante perché nell’86 nessuno aveva composto, nell’ambito metal, qualcosa con un sound così pesante. La release si impose come punto di riferimento per il genere thrash e fu anche l’album che fece guadagnare agli Slayer maggior popolarità facendoli entrare alla posizione numero 127 della Billboard 200.
Che cosa ha di speciale Reign in Blood? Il suo sound, per dirne una. Sempre contestualizzando, Reign in Blood dura 29 minuti; solo tre canzoni superano i tre minuti di durata (“Angel of Death”, “Postmortem” e “Raining Blood”), se ne deduce che l’hardcore punk ha influenzato pesantemente questo album: sette canzoni su dieci non superano i tre minuti di lunghezza, i riff sono tiratissimi e la batteria non lascia una attimo di tregua. Per fare un paragone, Among the Living degli Anthrax (1987) ha il tipico suono del thrash metal, 2-3 riff, una durata delle canzoni che si assesta sui 4-5 minuti ed è meno spinto; Reign In Blood no: se ne frega di essere un album melodico e prende a piene mani dalla scena hardcore, prendendo a calci sui timpani l’ascoltatore per tutta la sua durata, senza mai fermare l’assalto.
L’intento degli Slayer era evitare di incidere l’ennesimo album thrash, Hanneman dichiarò «Ripetere lo stesso riff due o tre volte ci annoia. Non abbiamo provato a fare delle canzoni più corte, questo era il nostro intento fin dall’inizio». L’influenza di band come Charged GBH e Verbal Abuse si sente: l’anno prima gli Slayer avevano rilasciato Hell Awaits, l’anno dopo RIB rivoluzionava il loro sound rendendolo più affilato e graffiante, come la lama di una sega circolare.
Già dalla copertina, l’album fa capire all’ascoltatore dove vuole andare a parare: malattie, serial killer e campi di sterminio sono il tema su cui vertono i testi delle canzoni (Angel of Death fece scalpore in quanto parlava di Josef Mengele e la band venne tacciata di antisemitismo); non c’è spazio per respirare “the only way out is…piece by piece”.
Tutto il lavoro è tenuto in piedi dal magistrale lavoro di Dave Lombardo alla batteria (ormai nella storia la parte di Angel of Death in cui la musica si ferma e Lombardo fa la sua magia con la doppia cassa) e dai riff di Jeff Hanneman, oltre che dagli urli di Araya, che permettono all’ascoltatore di entrare in una dimensione di decadimento e disperazione che trent’anni fa nessuno aveva ancora raggiunto.
Ma Reign in Blood è un album seminale anche per l’influenza che ha avuto su molte band giunte in seguito e per il contributo che ha dato alla creazione del death metal (insieme a Seven Churches dei Possessed, altro lavoro fondamentale). Oltre alle tematiche trattate in RIB, il tipo di riffing utilizzato e gli assoli si riscontrano oggi in moltissime band death. Ad esempio nell’omonimo e primo lavoro dei Deicide (uscito nel 1990), sin dal primo ascolto l’influenza della release degli Slayer è palese: la batteria di Asheim ha i tratti di quella di Lombardo e la stessa cosa la si può dire del lavoro di chitarre presente nelle varie tracce.
Phil Anselmo, in un’intervista, dichiarò che «Reign in Blood spazzò via qualsiasi cosa considerata pesante» e che, in parte, influenzò anche lo stile dei Pantera «Basta sentire la fine di Domination».
È innegabile come il sound di Reign in Blood si discosti di molto da quello degli altri Big Four (Metallica, Megadeth e Anthrax) dello stesso periodo, ma è proprio questo il suo punto di forza: è immediato, con pochi fronzoli e punta dritto al sodo; un sodo composto da sangue e tormento sparati a mille nel cervello dell’ascoltatore. Una pietra miliare del genere: sporco, brutto e cattivo, quest’album rimane nella top 5 dei migliori album thrash metal mai fatti per la ventata di aria fresca che ha portato nella scena.
Classe 1992. Sin dalla tenera età di 6 anni affamato videogiocatore. Cresciuto a pane e pc games, solo negli ultimi anni si è dotato di qualche console, rimanendo comunque fedele al suo credo originale.
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