Miei amati piccoli trisomici,
per quelli di voi che oggi sono rimasti a smanettarsi a casa davanti al pc invece che stare su un prato a ingozzarsi di avanzi del pranzo pasquale, ho in mente di spiegare un pochino come funziona il meccanismo dell’apprendimento e di darvi qualche brotip per applicare queste conoscenze nelle vostre situazioni di vita quotidiana.
Tutto cominciò nel 1903, quando il signor Pavlov, un fisiologo russo che studiava gli animali, si rese conto che i suoi cani cominciavano a sbavare anche se il suo inserviente, che di solito portava loro da mangiare, entrava nel laboratorio a mani vuote. Cosa significa questo? Che il nostro cervello -come quello dei cani o di qualsiasi altro essere con un QI superiore a quello del Trota- è in grado di associare un certo stimolo generico (in questo caso, l’inserviente) ad un effetto specifico (il cibo) dopo tot volte che questi sono stati presentati assieme. Se ci pensate bene succede anche a voi: quando vedete un lampo durante il temporale cominciate a prepararvi per il tuono che arriverà poco dopo, giusto? Oppure, quando vedete un limone in tv cominciate a sbavare anche voi come un cane di Pavlov anche se non avete il limone in bocca. Ma fin qui si tratta di riflessi condizionati, che poco hanno a vedere con le intenzioni volontarie.
L’apprendimento vero e proprio cominciò ad essere studiato qualche anno dopo, sempre sugli animali, dai mitici Watson e Skinner, il lavoro dei quali permise di superare i concetti leggermente astrusi e poco dimostrabili della psicoanalisi rendendo la psicologia una vera e propria scienza sperimentale che studiava variabili oggettive e misurabili. Non vi tedio sulle loro teorie e sui loro esperimenti, vi basti pensare che il meccanismo alla base di questi modelli teorici è molto semplice:
-si sceglie un comportamento presente nel repertorio dell’animale (poniamo caso: premere una leva)
-si rinforza questo comportamento (ovvero: ogni volta che premi la leva ti do il tuo cibo preferito)
-l’animale col tempo apprende l’associazione comportamento/ricompensa e ripete questo comportamento sempre più spesso.
La prima volta il topo/cane/gatto/Trota premerà la leva per caso, muovendosi a cazzo o perchè passava da quelle parti. Col tempo, imparerà l’associazione leva=cibo e diventerà un premitore di leve professionale al vostro servizio. Vi basti pensare che con questo trucchetto il buon Skinner era riuscito ad insegnare a dei piccioni a giocare a ping pong.
Ci sarebbero altre ulteriori menate e sottigliezze teoriche ma se siete interessati all’argomento vi rimando alla pagina wikipedia, perché tanto lo so che avete lo span attentivo di un opossum e già sono ad elevato rischio di “tl;dr”.
Il succo è: come possiamo applicare tutti i giorni i trucchi che ci insegna la psicologia comportamentale?
Il primo esempio più vicino agli originali esperimenti skinneriani viene dagli animali domestici. Come pensate che gli addestratori da circo riescano a far palleggiare le foche col naso o a mettere le scimmie sul monociclo? Dubito che vadano in cerca di scimmie cicliste e le ingaggino allo scopo: le addestrano, proprio utilizzando i principi elencati sopra. Per cose complesse come pedalare sul monociclo si procede per approssimazione, insegnando piano piano comportamenti sempre più simili a quello desiderato. Ad esempio, se volete insegnare al vostro cane a dare la zampa, gli darete un premio ogni volta che ve la darà per caso e piano piano gli insegnerete che quando gli toccate la zampa lui ve la dovrà porgere. Il premio non deve essere per forza il cibo, ma una cosa che a lui piace molto, come le coccole o il suo gioco preferito. È il medesimo trucco usato dagli addestratori di cani quando insegnano loro ad andare al passo e a non lanciarsi sotto le Ape Piaggio. E come facciamo invece per far sparire i comportamenti indesiderati, tipo la masticazione incontrollata di tappeti o ciabatte? Pare che le punizioni (fisiche) siano solo deleterie: spaventano la bestia e sono a rischio di generare fobie. La cosa migliore sarebbe di distrarlo o ignorarlo ogni qual volta lo si becca a fare quella cosa e di fargli fare qualcos’altro che sarà premiato, fino a quando lui comincierà a preferire l’altro comportamento.
Ma non crediate che l’arte del comportamentismo si limiti ai soli animali. Avete un figlio? Un fratellino cagacazzo che vi stona i maroni coi suoi capricci? Be’, se avete visto qualche volta “SOS Tata” vi sarete resi conto che i principi basilari della pedagogia sono proprio gli stessi: non sgridare, non punire, ma IGNORARE il capriccio-lo strillo-lo scaccolarsi in pubblico-quel che è, e premiare invece quello che vogliamo incentivare nel bambino: quegli stronzi di marmocchi infatti sono sempre alla ricerca di attenzioni, e anche un’attenzione negativa come una sgridata o, peggio, una sberla, fanno in modo che ripetano il capriccio enne mila volte. Per non parlare di quando si cede alle loro richieste solo dopo che hanno urlato come aquile: impareranno che per ottenere qualcosa devono sfrangervi i timpani e quindi lo faranno sempre più spesso. Per premiare il bambino evitate di munirvi di pallette di cibo: basta un elogio, una coccola, un complimento, o del tempo passato assieme.
Infine, lo stesso dicasi per i rapporti interpersonali. Certo non è che diamo lo zuccherino alla nostra morosa ogni volta che ci dà la zampa. Ma rendiamoci conto che molte delle interazioni tra persone avvengono perchè noi traiamo piacere (al posto di una pallina di cibo) dal rapporto con l’altro. Se l’altro non mi dà nessun feedback positivo, è assai probabile che io non faccia un cazzo per cambiare me stesso e fare ciò che a lui piace, anche perché l’altro non mi fa sapere cosa vuole e cosa no. Donne: invece di strillare come iene quando il vostro uomo lascia i calzini in giro, provate a ricompensarlo con una poNpa ogni qualvolta lui vi svuota la lavastoviglie. Uomini: invece di dare alla vostra fidanzata della culona frigida, provate a dirle che adorate le sue curve e che apprezzate il fatto che vi lavi i suddetti calzini. Vedrete che starà inda kitchen più volentieri (e vi farà più poNpe). Se la beccate a strafogarsi di nutella di nascosto, invece di sgridarla toglietele il barattolo di mano e ingaggiatela in una gara di massaggio. In sostanza, non date mai per scontato che ciò che vi piace dell’altro resterà immutato nel tempo.
Altro esempio: avete un collega che si veste di merda? Fategli un complimento ogni qual volta indossa un capo che più si avvicina allo stile che preferite e vedrete che gradualmente il suo guardaroba si avvicinerà ai vostri gusti.
Insomma, tutti gli esseri viventi hanno dei bisogni e le loro azioni hanno sempre lo scopo di soddisfarli: c’è chi ha bisogno di Ciappi e chi ha bisogno di sentirsi apprezzato, ma in fondo siamo tutti un po’ piccioni.
Il Dr Oliver Sucks nasce numerosissimi anni fa in un paesino imprecisato del Uaiòming. Dopo un’infanzia e un’adolescenza assolutamente mediocri, si iscrive al corso di Psicologia e Neuroscienze della scuola Radioelettra di Torino e si laurea col massimo dei voti. Consegue poi un dottorato in Neurotuttologia alla CEPU e infine corona il suo sogno scientifico diventando emerito professore di Cognitive Neuroscience alla Fave University. Da qualche tempo, nei momenti liberi tra un simposio, una conferenza e una frustata ai suoi dottorandi, si dedica alla divulgazione di argomenti neuroscientifici per voi giovani topini da laboratorio di IMDI. E’ anche un accanito fan degli Elio e le Storie Tese, nel caso non ve ne foste già accorti. http://www.facebook.com/ilDottorSax
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Il Dr Oliver Sucks nasce numerosissimi anni fa in un paesino imprecisato del Uaiòming. Dopo un’infanzia e un’adolescenza assolutamente mediocri, si iscrive al corso di Psicologia e Neuroscienze della scuola Radioelettra di Torino e si laurea col massimo dei voti. Consegue poi un dottorato in Neurotuttologia alla CEPU e infine corona il suo sogno scientifico diventando emerito professore di Cognitive Neuroscience alla Fave University. Da qualche tempo, nei momenti liberi tra un simposio, una conferenza e una frustata ai suoi dottorandi, si dedica alla divulgazione di argomenti neuroscientifici per voi giovani topini da laboratorio di IMDI. E’ anche un accanito fan degli Elio e le Storie Tese, nel caso non ve ne foste già accorti. http://www.facebook.com/ilDottorSax
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