“Il servizio di sicurezza federale russo ha sventato attacchi terroristici nella Repubblica di Crimea organizzati dall’intelligence del Ministero della Difesa Ucraino. I loro obiettivi erano infrastrutture critiche per destabilizzare l’rdine socio-politico nella regione in vista delle elezioni parlamentari federali” questa è la pesante accusa che l’FSB rivolge al governo ucraino all’interno del suo sito.
La piccola penisola del Mar Nero è di nuovo al centro delle ostilità tra Ucraina e Russia, dopo il controverso referendum del 16 Aprile 2014 che ha visto oltre il 97% degli abitanti essere favorevoli all’annessione alla Russia, un dato sospetto se si pensa che al momento del voto oltre 18.000 soldati russi erano presenti in zona.
In seguito all’annessione semi-forzata i rapporti fra la Russia e l’Occidente sono crollati inesorabilmente, portando l’Unione Europea ad imporre forti sanzioni alla Russia, alzare il generale livello d’allerta nell’est Europa, e a dispiegare battaglioni da diverse migliaia di uomini in Polonia e nei paesi del Baltico per scoraggiare un’eventuale avanzata russa. Oltre a questo, comunque, nessun intervento diretto è stato ancora messo in atto: le nazioni del patto atlantico tentennano nel dare un supporto diretto all’Ucraina poiché fare ciò sarebbe considerato una diretta dichiarazione di guerra alla Russia.
I FATTI
Nella notte del 7 Agosto un gruppo di sabotatori sarebbe stato fermato al confine ucraino, in seguito ad una sparatoria nella quale avrebbe perso la vita un agente dell’FSB.
L’8 Agosto invece gruppi di commando ucraini avrebbero tentato di penetrare in territorio russo per ben due volte coperti dal fuoco di veicoli corazzati, tentativi sfumati entrambi grazie alla cooperazione tra FSB ed esercito; durante gli scontri, comunque, si sostiene avrebbe perso la vita un militare russo.
In seguito a tali eventi diversi cittadini ucraini e russi sono stati arrestati, sospettati di aver fornito assistenza agli attentatori. Tra di loro spicca il nome di Yevgeny Panov, che secondo fonti russe sarebbe un impiegato del Ministero della Difesa Ucraino, accusato di essere uno degli organizzatori dei tentati attacchi, sebbene resti ancora da capire l’esatta dinamica dei fatti.
Risulta però difficile credere che in un momento così delicato l’Ucraina colpisca in modo aperto una delle maggiori potenze militari mondiali; nonostante la Crimea sia una regione fondamentale grazie alla sua posizione strategica nel Mar Nero, l’Ucraina ne ha perso il controllo da già due anni ed è improbabile abbia deciso di stuzzicare la Russia al solo scopo di danneggiare una zona che comunque non può riottenere da sola. Soprattutto se si tiene in conto il fatto che, anche se fossero andati a segno, difficilmente avrebbero aperto la strada ad un intervento ucraino nella regione, vista la notevole difficoltà del governo di Kiev a contrastare i separatisti supportati dai russi nell’est del paese (sebbene Mosca finora abbia respinto qualsiasi accusa di un suo coinvolgimento diretto); l’Ucraina sta affrontando già abbastanza problemi per conto proprio.
Dal canto suo, il presidente Vladimir Putin ha annunciato maggiori misure di sicurezza contro quelli che egli definisce atti “stupidi e criminali”, e che la morte di due militari russi non passerà inosservata.
Affermazioni che lasciano presagire un possibile intervento militare, probabilmente in favore dei separatisti del Donbass, dove il conflitto è in fase di stallo dal 6 Settembre 2014 in seguito alla firma del trattato di Minsk, in cui è stato stabilito il cessate il fuoco, rotto più volte da entrambe le parti.
Secondo il presidente ucraino Petro Poroshenko le accuse russe “sono ridicole e non sono nient’altro che un pretesto per minacciare militarmente l’Ucraina” e in seguito ha richiesto di parlare con il presidente russo ed i leader politici delle maggiori potenze occidentali, tra cui il vicepresidente statunitense Joe Biden ed il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk.
Nel frattempo, il portavoce delle guardie di frontiera ucraino Oleg Slobodian denuncia l’arrivo in massa nei giorni precedenti di militari russi in Crimea, nei pressi del confine con l’Ucraina.
Una presenza che se confermata smentirebbe ogni dubbio sulla volontà del Cremlino di imporsi con decisione nell’est del paese, con il chiaro intento di allontanare sempre più l’Ucraina dall’Unione Europea e dalla NATO, per riavvicinarla alla propria sfera d’influenza, in quanto l’Ucraina, ora più che mai, rappresenterebbe un tassello importante per l’egemonia russa nel Mar Nero. La Turchia, infatti, ha visto deteriorarsi a sua volta i propri rapporti con l’Occidente, dopo il fallito golpe di luglio scorso: la rabbia europea per aver prospettato la reintroduzione della pena di morte, e la mancata estradizione da parte degli USA di Fethullah Gulen, secondo Erdogan l’organizzatore del golpe del 15 luglio, hanno allontanato uno dei più importanti membri della NATO per farlo avvicinare alla Russia di Putin. Entrambe le nazioni si ritrovano infatti lontane dall’Occidente e hanno bisogno l’una dell’altra; da qui il riavvicinamento, nonostante il gelo diplomatico dei mesi scorsi dovuto all’abbimento di un caccia russo da parte della Turchia e le accuse alla Turchia, da parte della Russia, di comprare petrolio dall’ISIS, accusa suffragata da una vasta documentazione.
Il Mar Nero rappresenta una tappa fondamentale nella costruzione del gasdotto South Stream, progetto nato nel 2007 il cui scopo principale è di collegare direttamente la Russia all’Unione Europea, tagliando fuori ogni paese extra-comunitario. Il South Stream è attualmente irrealizzabile proprio a causa delle ostilità con l’Ucraina, il cui presidente Poroshenko difficilmente consentirebbe la costruzione del gasdotto all’interno delle proprie acque nazionali, senza contare il rischio di eventuali sabotaggi.
Sabotaggi che, questa volta, minerebbero davvero la crescita del gigante russo.
L’escalation di violenza e l’allerta della NATO pongono una seria minaccia alla stabilità della zona; ora Putin sostiene che le trattative di pace siano “inutili”; quello che è chiaro è che la strategia di Putin di continuare a stuzzicare l’Occidente intrattenendo rapporti con forze ostili al suo interno (Alba Dorata, Front National, Lega Nord e Donald Trump fra gli altri) e invadendo nazioni sovrane sta rendendo molto difficili i rapporti diplomatici fra potenze che necessariamente devono dialogare. Se la situazione degenerasse, le conseguenze potrebbero essere gravissime.
Studente presso la facoltà di scienze politiche alla Federico II di Napoli, non c'è molto da dire su di me, se non la mia passione per la politica che mi ha portato a scrivere per IMDI
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