Sono da poco passate le 11, in un bar qualsiasi, in un paese qualunque. Ai clienti frugali, quelli da un caffè e via, ricercatori di una cura alla narcolessia o lavoratori fuggiaschi, si mescolano quelli seduti. È proprio fra quest’ultimi che si possono trovare pensatori, filosofi, dottori ed opinionisti. Impossibile non sentirli, discutono a voce alta, fieri detentori di una ragione assoluta.
I discorsi si sprecano, il bacino da cui attingere gli argomenti è tendente all’infinito anche se pressappoco il campo di discussione è sempre lo stesso. Oggi tocca ad un intervento addominale, fra un sorso di caffè ed una boccata alla sigaretta si discute se sia più consona la tecnica laparotomica o laparoscopica, quest’ultima certamente meno invasiva.
Uno scenario troppo fantasioso? Forse si, ma solo perché sappiamo bene che il campo della medicina è strettamente specialistico. Purtroppo però questa è la realtà. La situazione descritta avviene ogni giorno, se non ogni ora. No, non nella medicina, nel diritto. Ognuno nel bene o nel male si sente legittimano a parlarne.
Il centro di scambio delle opinioni, malauguratamente, non è solo il bar o la piazza del paese ma è la più grande delle piazze: Facebook. Passaggio evolutivo quasi obbligato, sia perché è accessibile a tutti, sia perché su di esso molti politici invitano il popolo a prendere di pancia e commentare determinate notizie. Questa necessità di partecipare in realtà è legata all’esistenza stessa del diritto. Esso è strettamente collegato alla vita di ogni giorno, basti soltanto pensare al diritto penale. Qui vita umana e legge scritta si incrociano e si fondono continuamente. Da questo nasce il bisogno della gente, una specie di legittimazione naturale, di affrontare questi argomenti. L’elemento mancante però è alla base.
Pensiamo un momento ad altri ambiti, come l’anatomia e la matematica. Anche qui sono presenti concetti consolidati e praticamente immutati da secoli eppure nessuno ne fa argomento da salotto. Possiamo assistere negli ultimi anni ad uno svilimento degli studi giuridici. Quello che un tempo era argomento di pochi oggi può essere trattato da chiunque. Complici rubriche sui giornali e programmi TV, l’Italia si è svegliata da un giorno all’altro ricca di giuristi e dottori autoproclamati.
Non dobbiamo dimenticare che una laurea in giurisprudenza è appunto una laurea e per di più magistrale. Cinque anni di studio non sono unicamente orientati alla creazione di Azzeccagarbugli. Non si plasma soltanto l’avvocato, colui che si chiama al momento del bisogno, ipotetica fonte inesauribile di norme memorizzate. Quello che viene trasmesso, allo studioso, è il pensare giuridico. Sapere che dietro ad ogni norma o concetto c’è una spiegazione, un insieme di altre norme e di principi generali. Sicuramente frasi come “ergastolo per gli stupratori” o “pena di morte per chi uccide le donne” sono belle e d’effetto, ma è qui che viene in rilievo il concetto di fondo. A nessuno viene in mente che dietro a queste frasi possa esserci una differenza di trattamento oppure un vizio costituzionale. Ma è normale, non tutti siamo giuristi, così come non siamo architetti, ingegneri o medici.
Ad ognuno va lasciato il suo lavoro si, ma questo non significa escludersi totalmente. Non si traduce nel cieco affidamento ad una mente superiore, all’accettazione tacita di dogmi immutabili. Abbiamo detto che il diritto è nella quotidianità perciò la partecipazione popolare è necessaria. Non scordiamoci che l’Italia è la culla del diritto. Che un’infarinatura, una documentazione o perlomeno una base è essenziale prima di parlarne. Sapere che un referendum è un importante strumento di sovranità popolare. Sapere, ad esempio, che l’esito dello stesso è la modifica della costituzione e non la nomination all’eliminatoria del presidente del consiglio.
Quindi, per favore, restituiamo al diritto la sua dignità.
Nato in provincia di Vicenza nel 1990. Laureato in Consulenza del lavoro e laureto in giurisprudenza all'università di Padova, praticante avvocato. Scrivo per IMDI dal 2013.
6 Aprile 2017
17 Gennaio 2017
21 Novembre 2016
23 Ottobre 2016
27 Settembre 2016
Nato in provincia di Vicenza nel 1990. Laureato in Consulenza del lavoro e laureto in giurisprudenza all'università di Padova, praticante avvocato. Scrivo per IMDI dal 2013.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.