Sarebbe interessante fare una statistica dei migliori kebab removers della storia d’Europa e vedere chi vince. E con “fare una statistica” intendo contare quanti turchi hanno fatto fuori. Interessante. Forse un’idea po’ stupida e quindi con un retrogusto nazionalista, ma sicuramente interessante. Perché volenti o nolenti le guerre contro l’Impero Ottomano hanno cambiato il destino del Vecchio Continente. Se non fosse stato per i famigerati kebab removers ora forse avremmo di fronte a casa una moschea oltreché una chiesa. O forse una moschea e basta. Ma insomma chi se ne frega, il succo del discorso è che la nostra realtà sarebbe sicuramente diversa. Forse migliore, forse peggiore, in ogni caso radicalmente diversa. E oggi voglio parlarvi di tre simpatici condottieri che hanno combattuto gli Ottomani. La scelta geografica non sarà casuale, perché è nell’Est Europa che hanno maggiormente sperimentato sulla loro pelle le invasioni. Certo, anche i Veneziani combattevano contro Istanbul, ma non a casa propria. Vediamo quindi chi sono questi 3 condottieri che rimandarono i kesciamaiones a kesciamaioneslandia.
1. Stefano Lazzaro Hrebeljanović
Sicuramente vi ricorderete della partita Italia-Serbia tenutasi nel 2010 a Genova. Cioè, più che della partita (che non è stata neanche conclusa) vi ricorderete della follia della tifoseria serba e in particolare di Ivan Bogdanov (che, per altro, ho scoperto essere tornato libero nell’aprile di quest’anno). Mi ricordo che mi incuriosirono molto i suoi tatuaggi ed in particolare uno che rappresentava una data: il 1389. Scoprii che è l’anno della battaglia della Piana dei Merli. Una battaglia dove l’esercito serbo, insieme a quello bosniaco, fronteggiarono l’esercito ottomano per poi, di fatto, perdere. Ma la cosa interessante è che i serbi festeggiano quella data nonostante la sconfitta (e non c’è il lieto fine visto che la Serbia cadde, qualche decennio dopo, sotto dominazione turca) perché è motivo d’orgoglio visto che tentarono di resistere nonostante la grandezza del nemico. E per un qualunque cittadino dei Balcani (dell’Est Europa in generale) l’orgoglio è un must che nessuno si risparmia. Ho scoperto anche che c’è molta letteratura epica sull’evento (ma sulla storia della Serbia in generale) che ci è giunta grazie al fatto d’essere resistita in forma orale per secoli (spero di ottenere abbastanza informazioni da poterne scrivere un articolo un giorno). Comunque sia l’eroe dell’evento, almeno per i serbi, è un certo Stefano Lazzaro Hrebeljanović. Egli guidava, in quanto knez (cioè principe e condottiero), l’esercito serbo e durante la battaglia perse la vita. Vi starete dicendo: ma non ha respinto i turchi. In veritas la battaglia finì relativamente pari (la successiva sconfitta del regno serbo venne dal fatto che l’esercito ottomano non fu sconfitto pesantemente). Nel senso che le perdite ci furono nella stessa proporzione da entrambe la parti. Solo che l’esercito ottomano aveva il doppio delle unità (il che significa che ha perso il doppio dei soldati), oltre al fatto che il sultano che guidava la guerra (Murad I) venne assassinato. Ah sì, il tutto valse a Stefano Lazzaro la santificazione da parte della chiesa serbo-ortodossa.
2. Miche il Coraggioso
Michele il Coraggioso (Mihai Viteazul in rumeno), come si può intuire dal nome, era davvero un badass. Oltre ad essere un kebab remover fu anche il primo condottiero rumeno che riuscì ad unificare, anche se per un breve periodo di tempo, le tre grandi regioni rumene (Transilvania, Valacchia e Moldavia).
Prima si fecce aiutare dagli Ottomani e prese il potere in Valacchia. Poi li sconfisse pesantemente a Călugăreni grazie all’aiuto degli Asburgo (durante la Lunga Guerra) garantendosi il dominio del principato. Poi strappò la Transilvania ai Bathory. Poi venne il turno della Moldavia. Dopodiché ne subì le conseguenze. Venne ucciso a tradimento, durante una battaglia, dai suoi mercenari. Ironia della sorte: il mandante fisico dell’attacco fu un certo Giorgio Basta, cioè un mercenario italiano a servizio degli Asburgo che, sei giorni prima, lo aiutò a vincere una battaglia.
Comunque sia la sua più epica impresa rimane la battaglia di Călugăreni. Con un esercito di circa 16.000 unità affrontò e sconfisse l’esercito turco formato da circa 180.000 soldati. Le perdite dei turchi furono tra dieci e quindici volte superiori rispetto a quelle dell’esercito valacco. Niente kecià-maionez a Bucarest nel 1595.
3. Stefano III il Grande
Durante una lunga attesa all’aeroporto principale di Bucarest mi misi a parlare con quello che poi scoprì essere un programmatore informatico serbo. Lo notai perché intuii che non era rumeno, tuttavia indossava una maglietta con la statua di Stefano il Grande (Ștefan cel Mare). Vi starete chiedendo chi diavolo sia. Beh è un signor kebab remover che ha impresso sulla sua coscienza 40.000 turchi durante una sola battaglia.
Dopo essere stato alla guida della Moldavia dal 1457 al 1504 (un lasso di tempo enorme vista l’instabilità politica e militare del luogo) oggi è considerato eroe nazionale sia in Romania che in Moldavia (dove ho notato che il suo volto compare su TUTTE le banconote moldave, quando ho chiesto il perché della mancanza di fantasia mi è stato risposto: “Chi cazzo vuoi metterci?”). Viene venerato in due nazioni diverse perché la Moldavia storica venne divisa dopo la seconda guerra mondiale, una parte restò in Romania, l’altra finì nell’Unione Sovietica e divenne indipendente dopo la sua caduta. Comunque sia, le imprese di Stefano III contro i turchi gli valsero l’appellativo da parte di Papa Sisto IV, di verus christianae fidei athleta (cioè “vero campione della fede cristiana”) al che me lo immagino allenarsi salendo le gradinate alla Rocky Balboa con delle teste di turchi appese ai fianchi. Ah sì, se capitate da quelle parti il 2 luglio ricordatevi di venerarlo poiché la chiesa ortodossa lo ha santificato e lo festeggia.
“Come scusi? Sì scusi, m’ero distratto. Allora… insalata, cipolla, patatine, salsa yogurt e salsa piccante. Grazie, arrivederci!”
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