Quando ero in seconda, forse in terza elementare, la maestra ci dettò un dilemma etico a cui dovevamo dare risposta.
Pierino, nonostante la mamma gliel’avesse vietato, si era arrampicato sulle mensole della cucina per prendere un vasetto di marmellata. Il barattolo era comunque troppo in alto, e nel tentativo di afferrarlo Pierino l’aveva fatto cadere sparpagliando per la cucina il contenuto. Il bastardo, senza farsi prendere dal panico, era riuscito a scappare prima che la mamma potesse intervenire. Nei paraggi c’era soltanto il fratello Giangiorgio, che si offrì volontario a ripulire il danno. Purtroppo, nel prendere uno strofinaccio, aveva fatto cadere tutto il set di cristalli art nouveau che la mamma aveva appena lavato: i bicchieri si erano sbriciolati al contatto con il cotto della cucina.
La domanda era: chi aveva sbagliato? L’infame Pierino o Giangiorgio-mani-di-merda? La classe intera era concorde nel condannare Pierino al taglio della mano con successiva immersione del braccio sanguinante in un barattolo di sale grosso. Più delicata era la posizione del Giangiorgio, il quale aveva commesso un errore – grave, molto grave – nel tentativo di adempiere ad un’azione giusta, meritevole di lodi.
Questo mese politico si è aperto con il caso Cancellieri, che facendo la cosa giusta ha sbagliato clamorosamente. Perché eticamente, il Ministro della Giustizia ha agito in maniera ineccepibile, e per quanto uno possa essere cattivo – i Ligresti, Darth Vader, Hitler – il motto “Nessuno tocchi Caino” deve valere sempre. Certo, accomunare il Signor Salvatore ai campioni della malvagità terrestre e spaziale è esagerato, ma bisogna dare a lui e alla sua famiglia il merito di aver dato a Premafin e FonSAI una reputazione così pulita da far venire le pustole in bocca a chi le pronuncia. Diciamo quindi che di loro si parlerebbe con ancor meno gentilezza e simpatia se – a causa delle centinaia di milioni di euro fittizi iscritti a bilancio nella riserva sinistri – migliaia di italiani avessero improvvisamente scoperto che la loro compagnia assicurativa non era in condizione di pagare per i danni per cui dovevano essere coperti.
Tuttavia “Nessuno tocchi Caino”, e per quanto sia cattivo o innocente, povero o ricco, non è accettabile che un individuo muoia o soffra violenze indicibili in carcere. Messo di fronte all’illegalità delle prigioni italiane, ogni amico proverà a farlo uscire contattando chi di dovere o compiendo gesti clamorosi: possibilmente senza compiere atti fuori legge.
La Cancellieri non pare aver commesso alcun illecito. Leggendo l’intercettazione, si nota soltanto una grande, sincera angoscia del Ministro e la sua compassione nei confronti dell’amica e compagna di Salvatore Ligresti. Un’angoscia tale da attentare più alla lingua italiana che all’integrità del Ministro. E allora qual è il problema? Perché la Cancellieri dovrebbe seriamente prendere in considerazione le proprie dimissioni?
Innanzitutto esistono due punti difficilmente contestabili. Il primo: una persona con incarichi pubblici deve agire in maniera uniforme in tutti i casi di cui è a conoscenza. Il secondo: non tutti i cittadini italiani hanno modo di contattare direttamente un Ministro, e devono trovare vie traverse che se anche per culo portano al destinatario ad ogni modo indeboliscono la forza del messaggio. Le critiche nei confronti della Cancellieri seugono poi il seguente percorso logico. Le carceri italiane devono seguire procedure che definiscano chi può e chi non può per motivi di salute rimanere chiuso in cella. Se tu, Ministro, ritieni che non siano corrette nei tempi che richiedono o nei parametri che considerano, allora intervieni pubblicamente e possibilmente in maniera manifesta imponendo al Parlamento di correggere tali procedure; di conseguenza, non si pone la necessità di intervenire su singoli e limitati casi. Se invece ritieni che le procedure siano di per sé corrette, allora sei un grandissimo stronzo.
Esiste poi una questione di indipendenza formale, che è poi la chiave del dilemma: può una persona sbagliare facendo al cosa giusta? ovvero deve un politico smettere di essere umano in quanto politico?
Nella telefonata con Gabriella Fragni, la Guardasigilli interpreta il ruolo dell’amica che rassicura una persona in difficoltà. Ma nelle telefonate ai vice-capi del dipartimento del DAP, interpreta il ruolo di Ministro della Giustizia. Non importa quanto possa essere stata vaga, implicita, o meglio ancora se non abbia usato parole pressanti: era comunque al telefono con persone che, direttamente o indirettamente, possono sentire la pressione di un loro superiore. L’indipendenza, la terzietà, deve innanzitutto esistere nella sostanza, ma ciò non basta. Spesso si pensa che la sostanza prevalga sulla forma, ma se anche fosse così, non significa che la forma non abbia valore. Quindi, siccome – purtroppo – vige la massima andreottiana per cui “a pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso ci si indovina”, tutte le persone devono dimostrarsi indipendenti anche in maniera formale. E se nella sostanza Annamaria Cancellieri non ha fatto nulla di illecito, nella forma ha fatto proprio una bella cazzata e non si può più definire pienamente indipendente.
Per quelli che la partita doppia è andare allo stadio ubriachi. Prendo un libro o un giornale di economia, lo apro a caso, leggo e – qualche volta – capisco l'argomento, infine lo derido. Prima era il mio metodo di studio, adesso ci scrivo articoli. Sono Dan Marinos, e per paura che mi ritirino la laurea mantengo l’anonimato.
7 Novembre 2013
7 Novembre 2013
25 Novembre 2012
Per quelli che la partita doppia è andare allo stadio ubriachi. Prendo un libro o un giornale di economia, lo apro a caso, leggo e – qualche volta – capisco l'argomento, infine lo derido. Prima era il mio metodo di studio, adesso ci scrivo articoli. Sono Dan Marinos, e per paura che mi ritirino la laurea mantengo l’anonimato.
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