Scrivo questo il 12 di luglio 2013, per cui mi aspetto che abbiate già prenotato da tempo le vostre vacanze in trappole turistiche come Londra, Praga o Ibiza (se va bene). Ok, ci sono tutte le ragioni del mondo per visitare le suddette località, però l’accessibilità che hanno ormai da anni grazie ai voli low-cost vi renderà con ogni probabilità uno dei tanti ad esserci stati, pure nel bar sfigato del paesino. Perché, diciamocelo, si spendono soldi e tempo per viaggiare non solo per vedere cose nuove, fare esperienza e divertirsi, ma pure per dare un’idea figa di noi. E quindi, se il solito weekend lungo ad Amsterdam non vi attizza più così tanto, vi posso consigliare alcuni viaggi alternativi in Europa, in città belle, divertenti e non eccessivamente sputtanate. In questo articolo avevo già parlato di come viaggiare spendendo poco; qui mi soffermerò su qualche città non troppo sperduta o losca, ma comunque in grado di farvi sentire superiore all’italiano medio che si bulla dei suoi grandiosi viaggi all’estero, cioè a Mykonos e al casinò di Lugano. Tutti i riferimenti a eventi realmente avvenuti sono puramente casuali, ehm.
Galway, Irlanda
Premetto, sono di parte perché il mio primo impatto con Galway nel lontano 2005 è stata una sbronza delirante che mi ha fatto innamorare di questa cittadina (è davvero piccola, gira tutto intorno alla strada principale) al punto tale da passarci poi 3 mesi a studiare inglese e bighellonare. Galway è quanto più vicino possiate sperimentare alla “Vera Irlanda” malamente spacciata negli Irish Pub nostrani e nelle canzoni più paracule dei Modena City Ramblers, a meno che non vogliate finire in paesi di 800 anime con nomi improbabili tipo “Ballinamore” a parlare col prete e il becchino in un pub. La città si gira in una mattina, certo, ma la sua posizione strategica, a un tiro da schioppo da tre delle località più sputtanate ma comunque irrinunciabili dell’Irlanda turistica (Isole Aran, Cliffs of Moher, Connemara) vi permette di farvi il vostro bel giro di giorno alla ricerca di leprecauni e all’acquisto di discutibili berretti e gadget che i vostri amici faranno finta di apprezzare per poi passare la sera tra il Monroe’s, il King’s Head e il Kennedy’s a demolirvi di Smithwick’s (che ho sempre preferito alla pur irrinunciabile Guinness), ad ascoltare musica (tra cui, ahimé, Wonderwall cantata dal questuante nei momenti meno opportuni) che sembra venir fuori da ogni angolo e a gettarvi in conversazioni ridanciane con perfetti sconosciuti.
Esperienza da fare: il bagno nel gelido (anche ad agosto) oceano nella spiaggia di Salthill è un’esperienza da veri boss, una pinta per trovare il coraggio vi può aiutare, più di una diventano pericolose.
Tallinn, Estonia
L’est europeo, per l’immaginario italiano, è confuso tra il puttanaio e il residuato sovietico. Sì, è vero che i luoghi comuni hanno sempre un fondo di verità, ma Tallinn (che comunque è un “mashup” in piccolo della Russia con la Scandinavia) è un gioiellino. Il centro storico è curatissimo, le poche parti veramente medievali rimaste sono integrate da riproduzioni un po’ kitsch ma comunque gradevoli; il tutto dà l’aria di una Disneyland per adulti. La prossimità a Helsinki (da cui orde di finlandesi arrivano per l’alcool a basso costo) la rende una party-town con i controcoglioni: se volete fare gli alternativi andatevi a farvi guardar male dagli indigeni in qualche baretto tipico, se volete invece solo sbronzarvi la combo Shooters (cicchettaro) e poi Hollywood (disco) è un must. if you know what i mean. Se poi vi sentite coraggiosi, fate quel chilometro di strada in più per uscire dal centro e vi troverete in mezzo a mercatini allucinanti e edifici dismessi: i ricordi dell’URSS non sono stati del tutto fagocitati dall’eurotrash.
Esperienza da fare: sul lato sud della piazza principale c’è una locandina tutta buia (non ricordo il nome ma capirete subito qual è) dove per un euro vi potete servire di zuppa direttamente dal calderone e di snack alla carne. La signora che fa finta di essere scortese e l’aria medievaleggiante la rendono in parte una puttanata per turisti, ma costa comunque poco e la zuppa è fantastica per il doposbronza
Wroclaw, Polonia
Per l’italiano medio, che dell’Est Europa conosce, se va bene, Praga e Budapest, la Polonia fa ancora parte del grigio blocco ex-sovietico, e non coglie il motivo per cui varrebbe la pena andare a prendere del freddo in mezzo a badanti e muratori invece che arrostire in spiaggia a Cesenatico e farsi rubare 15 euro per un cocktail a Riccione. La motivazione più banale è che in Polonia la vita costa veramente poco per un italiano, specie se delle città del nord: cena da sfondarsi in un bel ristorante in centro con tanto di birrona e digestivo, e te la cavi con un deca o anche meno. Certo, a Bucarest magari paghi meno, ma a Wroclaw non mi hanno mai rotto bottiglie in faccia né ho mai visto bambini di 6 anni sniffare colla. La vicinanza con la civile e benestante Germania gioca probabilmente a favore di questa vivace città universitaria, dove si ha proprio l’impressione di “vivere bene”; sì, il divertimento e le attrazioni ruotano tutte intorno alla piazza principale, che è però è gigantesca e davvero piena di gente da vedere e cose da fare. Se poi si ha voglia di esplorare un po’, beh, Wroclaw non sarà Parigi, ma nasconde stupendi parchi, clamorosi scorci fluviali e un botto di aree losche e dismesse per chi, come me, è abbastanza deviato da apprezzarle.
Esperienza da fare: posti dove bersi qualcosa a Wroclaw non mancano (è una città universitaria dell’est, del resto), ma se si vuole qualcosa di particolare bisogna per forza bazzicare i baretti aperti 24 ore, frequentati in gran parte da autoctoni, dove la vodka scorre a fiumi per circa un euro a bicchiere. Da provare assolutamente in combo con i cetriolini (che servono gratis), la mia espressione nella foto fa da garanzia.
Belfast, Irlanda del Nord
Belfast è uno dei pochi posti che rimangono veramente fedeli alla sua fama: alla “gente comune” se parlo di Belfast vengono in mente passamontagna, barricate e brutti ceffi. Beh, difficilmente gli autoctoni vi punteranno un AK 47 alla gola chiedendovi con l’alito di whisky se siete protestanti e cattolici, però ad esempio il mio primo impatto con Belfast, mentre stavo caracollando verso l’ostello dalla stazione degli autobus, è stata una manifestazione lealista (ossia: di simpatia protestante e a sostegno del Regno Unito) con tanto di parate di militari in divisa e bandiere dell’Union Jack ovunque. Belfast non ha quasi nulla di convenzionalmente turistico, ma è “autentica” e affascinante proprio per questo. Percorrete Falls Road (cattolica) e Shankill Road (protestante) per capire quello di cui sto parlando: ogni qualche passo trovate un dipinto murale, un memoriale, una barricata (o anche solo una brutta faccia che vi guarda malissimo mentre fate le foto con lo zaino in spalla e i bermuda) a ricordarvi di un passato recente tragico e di un presente carico di tensioni.
Esperienza da fare: Se non l’avete già fatto, prima di venire a Belfast leggetevi “Eureka Street” di Robert McLiam Wilson. Non è solo un’hipsterata, ma un modo per godervi in “presa diretta” le atmosfere di quel bellissimo libro (hint: Eureka Street e Poetry Street non esistono, ma c’è un Eureka Drive, e lascio a voi l’emozione di passarci ricordando le descrizioni).
Se ritenete che i miei suggerimenti sui viaggi alternativi in europa facciano schifo al cazzo e volete proporre i vostri, fate pure, ci sono i commenti apposta.
8 Maggio 2017
3 Maggio 2017
20 Aprile 2017
4 Aprile 2017
10 Marzo 2017
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.