Cari IMDIani, dopo l’assenza del mese scorso, torno a scrivere per spendere due parole sulle Agenzie di Rating. Prima di tutto due comunicazioni di servizio: i dati del fantaelezioni sono già stati elaborati (il giorno dopo le elezioni) e c’è una classifica provvisoria, aspetto soltanto che il governo vada a chiedere la fiducia per attribuire i “Bonus Premier” e mostrarvi la classifica definitiva; ci sarà un aggiornamento nella struttura dei miei articoli, inizierò sempre con una sorta di “abstract” dove spiegherò di cosa parlo e che opinioni/risultati verranno fuori nella discussione. Quindi, rischierò di semplificare troppo, ma credo sia necessario per rendere l’articolo più leggibile. In ogni caso, non limitatevi all’abstract perché sarà solo un misero sommario. Come già fatto in passato, quando si parlerà di cose articolate inserirò anche un indice.
Abstract: in questo articolo parlerò velocemente di cosa sono e a cosa servono le Agenzie di Rating, evidenziando le problematiche generate dal loro sistema di governance e cercando di fornire una chiave di interpretazione diversa all’utente, in modo da fargli capire chi scrive stronzate soltanto perché è un argomento caldo e chi fa delle analisi serie. Porrò una serie di domande e fornirò delle risposte, con l’obiettivo di togliere dubbi all’utente e fornirgli una visione globale dell’argomento.
Cosa sono le Agenzie di Rating? Le Agenzie di Rating sono società indipendenti che producono informazioni ed esprimono giudizi sulla solvibilità di imprese/Stati e la sostenibilità del loro debito. Le più famose e influenti sono le “tre sorelle americane”, Fitch Ratings, Moody’s e Standard&Poor’s.
Perché è importante che siano indipendenti? È molto importante perché è necessario che il loro giudizio su imprese/Stati sia guidato da una logica razionale ed analitica, e per questo non devono esserci situazioni di “sudditanza” delle agenzie nei confronti delle imprese/Stati.
Come si persegue, al momento, l’indipendenza delle Agenzie di Rating? Si persegue rendendole delle istituzioni private, che quindi non dovrebbero avere interessi nel favorire le imprese del Paese di origine o lo Stato stesso.
Servono davvero a qualcosa? Le Agenzie di Rating svolgono un ruolo importante sui mercati internazionali, specialmente nei confronti di investitori di media/piccola dimensione, che non hanno risorse e capacità per produrre l’informazione necessaria per investire. Senza le Agenzie di Rating, si rischierebbe di creare un “Market for lemons” (mercato dei bidoni, in italiano, dategli un’occhiata se interessati così evito di fare una lezione di microeconomia, magari in un altro articolo ne parlerò), cioè un mercato dove c’è così tanta asimmetria informativa (c’è chi sa troppo e chi sa troppo poco sui titoli che si scambiano) da buttare fuori dal mercato i titoli migliori (perché non si conosce bene nessun titolo, si è disposti a pagare prezzi troppo bassi e i titoli di qualità sono “invendibili”). In pratica, nel mercato sopravviverebbero solo i “lemons” (bidoni, i titoli peggiori e più rischiosi). Simpatico e chiaro è l’esempio delle auto usate.
Quando un’Agenzia fornisce un rating migliore o peggiore per il debito di una impresa/Stato, è sicuro che questa dovrà pagare maggiori interessi? Assolutamente no. Non c’è nessun meccanismo automatico (cosa abbastanza chiara e banale per chi conosce in modo basilare il funzionamento dei mercati), se i prezzi dei titoli del debito scendono (e, di conseguenza, gli interessi salgono) significa che i mercati si fidano dell’Agenzia e del suo giudizio, “cambiando opinione” sul debito delle imprese/Stati presi in considerazione. Quindi, per essere utili a qualcosa e, di conseguenza, sopravvivere, le Agenzie di Rating devono godere della fiducia del mercato. In pratica, non possono sparare balle sistematicamente, altrimenti faranno perdere dei soldi agli investitori e questi non seguiranno più i loro consigli (perché di questo si tratta).
Ma come farebbero a fallire, come fanno a sopravvivere? Le Agenzie di Rating vengono pagate dalle imprese/Stati stessi, che chiedono loro di attribuire un ranking ai loro titoli di debito. Quindi, tornando al discorso della fiducia, se le Agenzie dicono bugie e gli investitori non si fidano di loro, le imprese e gli Stati non avranno più interesse a far certificare i loro titoli (perché sarebbe inutile) e, per questa ragione, non le pagherebbero più. Questo meccanismo dovrebbe assicurare che le Agenzie non trattino i clienti con i guanti, nonostante siano loro a pagarle, perché in realtà sopravvivono grazie alla fiducia del mercato. Come avrete visto, lo scorso anno, ci sono stati casi in cui il debito italiano è stato declassato, ma non ci sono stati effetti considerevoli sui tassi di interesse. Questo perché il mercato considerava già il debito italiano peggiore del rating attribuito o perché non si fidava di quel giudizio.
Questo sistema di governance è libero da problematiche? Assolutamente no, e se ne è parlato tanto in questi anni. Ad esempio c’è la questione riguardante il fatto che sono le imprese e gli Stati a pagare le agenzie, e potrebbero nascere problemi nel caso in cui il management sia male incentivato. Mi spiego, se si danno bonus al management in base ai soldi guadagnati, questo potrebbe dare rating favorevoli alle imprese/Stati in cambio di denaro, e allo stesso tempo sottovalutare gli effetti sulla fiducia del mercato (probabilmente quando la fiducia verrà a mancare e l’Agenzia fallirà, la maggior parte dei manager avrà già cambiato mestiere e avrà incassato dei bonus collegati ai risultati raggiunti). Voglio precisare che non conosco di preciso i modelli retributivi nelle Agenzie di Rating, quindi questo è solo un esempio, ma è una problematica che affligge l’intero sistema finanziario al momento (e ne ho fatto menzione nell’articolo su MPS). Un altro problema potrebbe essere l’insider trading (anche questo da verificare), cioè delle fughe di notizie prima della pubblicazione di alcuni rating, che permetterebbero a soggetti privilegiati di guadagnare con pochi rischi. È una cosa illegale e un problema pervasivo nel mondo dell’economia, quindi non relegato al settore in particolare. Qualcuno dice anche che ci sia un problema perché non c’è nessuna Agenzia europea. Potrebbe essere un problema, ma ricordiamo sempre che l’eventuale Agenzia europea dovrebbe ottenere la fiducia del mercato, non può sparare rating pro-Europa e aspettarsi che i mercati si fidino. Un ultimo esempio è quello di analisi sbagliate (in buona fede, si intende). Questo è possibile, sbagliare è umano, ma comunque sia non sono dilettanti allo sbaraglio, ma assumono i migliori analisti. Naturalmente, prevedere il futuro è una cosa difficile.
Cosa rappresenta il rating (AAA, AA+, ecc.)? Il rating può essere interpretato come la probabilità che un’impresa/Stato non riesca a ripagare i suoi debiti. Più alto è il rating, più bassa è la probabilità.
Come si può giudicare un’Agenzia che declassa uno Stato durante una crisi? Se l’analisi dell’Agenzia evidenzia nuove problematiche che mettono in discussione la sostenibilità del debito e/o la solvibilità dello Stato, l’Agenzia ha il dovere di informare il mercato. Se non lo facesse sistematicamente, nel lungo periodo perderebbe la fiducia degli investitori. Informare il mercato di un peggioramento delle condizioni è il lavoro dell’Agenzia di Rating, e ricordate sempre che il rating è una conseguenza del peggioramento delle condizioni, non la causa. Se i mercati reagiscono male, vuol dire che non erano a conoscenza di informazioni che l’Agenzia ha fornito loro, ma ne sarebbero venuti a conoscenza comunque con il passare del tempo e il susseguirsi degli eventi.
Ma Lehman Brothers è fallita con AAA, avevano corrotto le Agenzie? Non necessariamente. Ricordate cosa ho scritto prima? Il rating è interpretabile come la probabilità che il debito sia ripagato, ma ci sarà sempre una probabilità, seppur minima, che il debito giudicato AAA non venga ripagato. Quindi, prima di poter giudicare la capacità e l’affidabilità delle Agenzie mostrando il fallimento di una “Tripla A”, si dovrebbe fare un’analisi e controllare quante “Tripla A” sono fallite negli ultimi 15/20 anni. Si calcoli la percentuale e la si giudichi, ma credo sia una davvero bassissima.
Dopo aver letto queste righe (soprattutto gli ultimi due punti), vi siete resi conto di quante stronzate dicono i giornalisti e quante “analisi della domenica” vi propongono per cavalcare l’onda e vendere qualche giornaletto in più? Se ve ne siete resi conto, ho raggiunto il mio obiettivo. Tenete a mente queste cose ogni volta che leggete articoli sulle Agenzie di Rating. A proposito, i declassamenti per l’Italia sembrano piovere dal cielo, adesso siamo anche nella fascia “B”, quindi il nostro debito è già considerato “junk”.
Nel caso non sapeste come sono organizzati i rating e cosa significano (non in generale, ma ogni classe di rating), vi consiglio di dare un’occhiata su Wiki, qui il link.
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