In un genere inflazionato come quello dei giochi di Zombie, è fisiologico che tra un parco titoli grandissimo si possano trovare giochi che non hanno rispettato le aspettative o che, più semplicemente, sono brutti. Dopo la classifica dei cinque migliori giochi di zombie, è opportuno quindi ricordare cinque dei peggiori giochi di zombie di sempre.
Uscito per la prima Xbox, Dino Crisis 3 è stato il tentativo di Capcom di ampliare il successo del brand stravolgendo completamente il suo concept. A differenza dei primi due capitoli, ambientati in tempi attuali e in un mondo di gioco realistico, Dino Crisis 3 è ambientato nell’anno 2548 all’interno di una nave spaziale, all’interno della quale i protagonisti dovranno affrontare dei dinosauri-zombie. Una trama strampalata che potrebbe funzionare per un film trash, ma che in un videogioco dalle grandi ambizioni come era Dino Crisis 3 ha precluso molte possibilità di successo. Se alla formula aggiungiamo dei personaggi non proprio memorabili e una selezione di armi decisamente scarna, il risultato non poteva che essere negativo. Vedremo mai un nuovo capitolo di Dino Crisis? Al momento pare di no, e forse è meglio così.
Che cosa succede se mescoliamo insieme Minecraft, degli elementi FPS e una grafica decisamente poco appetibile? Otteniamo Castle Miner Z, un clone di Minecraft decisamente atipico e non proprio esaltante. A differenza di Minecraft, lo scopo del giocatore in Castle Miner Z è unicamente quello di sopravvivere per più tempo possibile al’interno di questa mappa generata casualmente, sfuggendo ai continui attacchi di zombie e di altri mostri, raccogliendo le risorse sparse nella mappa per creare armi e munizioni. Una formula di gioco che alla lunga stanca e un comparto grafico decisamente arretrato rendono Castle Miner Z un gioco da dimenticare, che ha nella vasta selezione di armi e nella modalità multiplayer le uniche piccole ancore di salvezza.
Doveva essere il gioco che apriva il successo di Nintendo WiiU, alla fine si è rivelato un flop come la console per cui è stato sviluppato. Tanti riponevano le loro speranze in questo gioco di zombie sviluppato da Ubisoft, dai Videogiocatori che si sono lasciati trasportare dai trailer del gioco (come il sottoscritto) a Nintendo, che decise addirittura di creare un bundle speciale di WiiU, sicura delle qualità del gioco. Sappiamo tutti come è andata a finire. Eppure Zombi U aveva delle buone idee che, se sviluppate bene, potevano garantirgli un posto nella classifica dei migliori giochi di zombie. Molto interessante la gestione del’inventario tramite lo schermo del pad di WiiU, così come lo era l’idea di permadeath del protagonista. Se il vostro personaggio muore non tornerà in vita, e voi continuerete la partita con un altro personaggio casuale, potendo addirittura raggiungere il luogo della morte del precedente protagonista, uccidere la sua versione zombificata e recuperare tutto quello che aveva raccolto. Purtroppo il gioco ha un difetto grave: è noioso. Alla lunga la voglia di giocare tende a scemare, e si avrà la tentazione di smettere di giocare alla morte del personaggio. Ubisoft ha provato recentemente a riproporre il gioco anche su altre piattaforme (chiamandolo semplicemente “Zombi”) ma la risposta del pubblico è stata negativa.
La decisione di Inserire Resident Evil 6 invece di altri capitoli decisamente peggiori (tipo Operation Raccoon City) è puramente simbolica. RE6 ha rappresentato, fino all’uscita di Resident Evil 7 di quest’anno, l’inizio della fine della saga nata nel 1996. Quello che veniva principalmente rimproverato alla saga era di aver abbandonato il genere survival horror per seguire quello dell’action/sparatutto in terza persona, snaturando completamente la serie. La storia di RE6 viene raccontata attraverso tre campagne diverse (più una segreta) che vedono per protagonisti altrettanti personaggi: Jake (il figlio di Wesker) Leon Kennedy e Chris Redfield. Seguendo il trend già iniziato con RE5, la campagna di Chris sarà molto incentrata sull’azione, catapultando il giocatore all’interno di uno sparatutto in terza persona. L’unica campagna che si riavvicina leggermente ai vecchi canoni della serie (anche se di poco) è quella di Leon. Fortunatamente Capcom sembra aver capito che i fan di Resident Evil non vogliono azione sfrenata, ma emozioni forti, senso di angoscia e tutto quello che si può desiderare da un vero gioco horror. E con Resident Evil 7 ci sono riusciti.
Quello che è successo con le versioni console di 7 Days to Die è assolutamente vergognoso. 7 Days to Die è un titolo indie sviluppato da The Fun Pimps, e richiama alcuni elementi di (tanto per cambiare) Minecraft come il crafting e la costruzione di edifici e li inserisce in un contesto post apocalittico, dove il protagonista dovrà, da solo o in multiplayer, sopravvivere in un mondo ormai preda degli zombie. La versione pc non è ancora completa essendo in early access, ma ha già riscosso un buon successo, grazie alle buone idee che introduce e al sistema di crafting molto profondo. Ed è questo il problema, il gioco è incompleto. E nonostante questo piccolo dettaglio, Telltale Publishing decide di esportare il titolo anche su console, vendendolo ovviamente a prezzo pieno. Quello che i possessori di console si sono trovati di fronte, è un gioco in versione alpha, venduto a 70 Euro e che non uscirà mai da quella versione, a differenza, si spera, della controparte pc. Un’operazione commerciale indegna, e basterebbe solo questo motivo per definire la versione console di 7 Days to Die il peggior gioco di zombie mai creato. A completare il tutto, abbiamo un comparto grafico ridicolo e una legnosità del gameplay che non potrà mai essere migliorata più di tanto. Assolutamente inaccettabile.
Videogiocatore di vecchia data, collezionista di vinili e accumulatore compulsivo di inutili cianfrusaglie.
30 Maggio 2017
18 Maggio 2017
18 Aprile 2017
11 Aprile 2017
28 Marzo 2017
Videogiocatore di vecchia data, collezionista di vinili e accumulatore compulsivo di inutili cianfrusaglie.
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