Buondì a tutti, qui è Dani che vi parla.
Innanzitutto mi scuso per la lunga assenza ma ogni tanto mi prende il vuoto pneumatico e la real life mi assorbe completamente, prosciugando ogni idea per un qualsivoglia articolo random. Vogliate accettare le mie umili scuse. Ma bando alle ciance, di cosa vi parlo oggi? PALESTRA.
Ormai tutti conosciamo questi luoghi di perdizione e cuccamento facile, ma oggi analizzerò la situazione in una chiave più personale, visto che la storia mi riguarda, e vi farò partire dall’inizio.
Dovete sapere che io soffro di una brutta sciatica da un anno e mezzo e il medico a suo tempo, oltre a farmi fare gli esami di rito, mi consigliò, una volta ottenuta la diagnosi, di andare in palestra e fare alcuni allenamenti specifici. Io non ho mai sopportato l’ambiente per cui ho rimandato per un lungo anno, finchè una devastante influenza, il fiatone quando facevo le scale e alcuni sintomi paragonabili a quelli di una persona in punto di morte non mi hanno convinta a fare finalmente l’iscrizione.
Nella mia città ci sono parecchie palestre, ma ce n’è una in particolare, che tra l’altro è quella più vicina a me, dove è radunata tutta la fighetteria del mio paese. Purtroppo la scelta è stata obbligata, ci vado in pausa pranzo e quindi avevo bisogno di un posto sufficientemente comodo e vicino. 540 euro cazzoporcovaffanculo.
Ora che sono due settimane che frequento, ho potuto appurare che tutte le idee che mi ero fatta a riguardo della palestra erano vere. Il primo giorno (ma anche tutti quelli dopo) ero praticamente in pigiama e subito mi sono ritrovata di fronte A bronzi di Riace e veline mancate.
C’è un mostro in palestra: si chiama tapis-roulant e miete vittime ogni giorno.
Alla mattina una fighetta si sveglia e sa che dovrà correre più del tapis-roulant per sopravvivere e mantenere la sua aura di sportiva nata. Quei cazzo di affari hanno più tasti di una cloche di un airbus e ti chiedono tutto, ma proprio TUTTO. Quanti anni hai? Quanto pesi? Quante volte fai la cacca? Allenamento a tempo, calorie, velocità, jogging o tua sorella?
Comunque, dicevo, entro e mi vedo tutte queste modelle di victoria’s secret che corrono come le dannate, oppure che camminano ancheggianti. Il must poi dell’ambiente sono i LEGGINGS a tre quarti con canottierina aderente. Io, che ho dell’adiposità addominale, non me lo posso né voglio permettere. Loro, che invece sono piatte come le tavole da surf, se lo mettono volentieri. Addirittura mi sembrava di aver intravisto dei perizomi. La cosa divertente di questi leggings è che se la ragazza in questione suda un po’ si chiazzano come ghepardi in punti decisamente imbarazzanti, tipo in mezzo al culo o a livello passera, perché col cazzo che se lo mettono nero, troppo facile! Stessa cosa per le canottierine rigorosamente BIANCHE. Oltretutto mi viene in mente una vecchia discussione letta chissà dove dove dei fidanzati/mariti/tizichescopanorandom si lamentavano: perché queste belle ragazze devono mettersi in mostra quando sudano come elefanti e invece con i loro rispettivi compagni si devono mettere il pigiamone-tutone per stare in casa? Effettivamente la logica è schiacciante, ma loro sono incuranti e insofferenti a tutto ciò: culo fasciato in palestra e a casa roba slargona antisesso. Un discorso a parte lo merita la ex di Balotelli che viene lì: probabilmente non sa nemmeno cosa sia un esercizio in palestra, e si presenta in un succintissimo top fluo abbinato a pantaloni ultra stretch con contorno di sorella al seguito. Cosa c’entra la sorella? Boh, fa scena, la guarda mentre non suda!! difatti la suddetta gnoccolona si aggira per la sala attrezzi con fare provocante e felino,due tette da panico ma di esercizi manco l’ombra. Però è come il caffè alla mattina: quando non c’è ti manca, ti toglie la motivazione per fare qualcosa, perlomeno per non diventare come lei!
Si sa che l’igiene è molto importante, difatti di solito ci si porta via un asciugamano. Tuttavia vorrei soffermarmi sui tappetini per fare stretching: sono la cosa più zozza che esista sulla faccia della terra eppure siamo costretti ad utilizzarli, magari senza scarpe. Ho visto gente che li usa come supporto igienico quando utilizzano gli attrezzi, una sorta di barriera tra il corpo e l’attrezzo per evitare il contatto con un qualcosa di utilizzato da tutti. Ma è illogico! Cos’hanno di igienico? Se tutto va bene quei tappetini hanno visto più culi di Rocco Siffredi.
Il mio sguardo si sofferma poi sugli uomini: triangoli con attaccati degli stuzzicadenti. Ho visto deltoidi da panico, braccia come colonne doriche, pettorali taglia quarta e poi? Gambine, gambine ovunque, magrissime. Ne ho visto uno talmente sproporzionato che credevo gli si dovessero spaccare da un momento all’altro. Uomini, what’s wrong with your legs?!
Non credete che meriterebbero anche loro qualche esercizio? Oltretutto poi è dilagante la moda della maglietta aderentissima in materiale tecnico: si tratta di trappole in tessuto alieno che si appiccicano come cozze e non lasciano spazio all’immaginazione. Stessa cosa per i pantaloncini, aderentissimi, che lasciano intravedere pacchi e pacchetti, fanno invidia alle Poste Italiane. A che pro? Giustamente penseranno: se non lo fai in palestra dove vuoi farlo? A casa? Ah, tra parentesi sono gli stessi che il venerdì e il sabato vedete con improbabili camicie bianche strettissime aperte all’altezza del petto, tatuaggi tattici e orecchini di due chili, giusto per non farsi notare. E sono poi sempre gli stessi che a 50 anni sviluppano panzoni tattici da donne gravide. Fortuna che se ingrassano sulle gambe non si nota, secondo me non le allenano per questo.
Gli sforzi di alcuni di loro comunque sono da Oscar: si sentono urla e gemiti che manco un porno della nostra amica Sasha.
Piccola parentesi per parlare di alcune tipologie di frequentanti. Ci sono gli estroversi, coloro che cicaleggiano allegramente con gli avventori, i misteriosi, ovvero coloro che non cagano di striscio manco la loro madre quando sono in palestra e le coppiette. Le coppiette sono le più belle, un circolo chiuso contornato da un’aura respingente. Provate ad avvicinarvi a loro: verrete sbalzati indietro.
Vabbè, faccio il mio riscaldamento da mezza sega e vado nell’altra sala, dove c’è il circuito a me dedicato e i PERSONAL TRAINER. Figura diventata molto di moda negli ultimi anni, il personal trainer viene spesso erroneamente paragonato al genio della lampada, colui che se esprimi un desiderio te lo avvera. Io personalmente lo considero un boia senza cuore.
Ho sentito di mie amiche ricorse al personal trainer che nel giro di venti giorni hanno perso 10 chili eliminando pane, pasta, alcool, caffè, cibo dalla loro alimentazione, integrando poi il tutto con estenuanti ore di esercitazioni al limite dell’umano, arrivando a vomitare alla fine del percorso, che ancora oggi escono il venerdì sera e ordinano un thé caldo nel pub irlandese, possibilmente senza zucchero. Ma il top l’ho visto ieri, quando, mentre stavo parlando con un personal che mi stava insegnando alcuni esercizi leggeri, sento delle urla disumane provenire dal mio fianco. Spaventata mi giro e vedo una tipa che geme e urla come se le avessero ucciso il fratello. Di fianco a lei un trainer muscolosissimo le massaggia la cervicale e dopo dieci minuti di casino lei si alza tutta dolorante e se ne va zoppicando. Alla mia affermazione: “Accidenti l’hai distrutta!”, la sua risposta disarmante è stata: “È quello che vuole lei!”. Mi ha zittita.
In sostanza questi personaggi non fanno altro che soddisfare desideri più o meno masochistici dei loro clienti, alla modica cifra di… meglio che non ve lo dica, comunque tanto, tantissimo. Molti di loro sono body builder, hanno fatto gare e ti possono rivoltare come un calzino in dieci sedute. Peccato che una volta che smetti con loro torni esattamente come e peggio di prima, perchè purtroppo la maggior parte delle persone, una volta ottenuto il risultato, si adagia sugli allori senza capire che, come per tutte le cose, ci vuole anche una fase di mantenimento che forse è più complicata di quella precedente.
Il dramma comunque avviene negli spogliatoi. Io, in pigiamino, mi avvio e vedo sensuali sirene avvolte nei loro candidi accappatoi e scopro che tutti i giorni si fanno la doccia lì. Io, che sono una ribelle del cazzo (perlomeno ai loro occhi), disgustata all’idea di dovermi mostrare a loro, fosse anche in costume, preferisco lavarmi a casa, motivo per il quale mi metto la giacca e me ne vado di fronte ai loro sguardi di disapprovazione. Tra l’altro sembra che si conoscano tutte per cui faccio doppiamente la figura della stronza perchè, non conoscendo nessuna, vado via senza salutare. Shame on me!
Detto questo, volevo dirvi che ne ho ancora per un anno e che non so se resisterò, ma il solo pensiero di tutti i soldi che ho speso mi dà la forza anche solo per farmi vedere e sedermi a raccogliere materiale per questo articolo. Un ringraziamento speciale va al mio Samsung che con la sua musica a pallettoni mi isola dal mondo, e alle ampie vetrate laterali che mi permettono di guardare la strada e le macchine mentre sputo sangue su qualche diabolico attrezzo ginnico.
Ovviamente continuerò ad andare in pigiama, un giorno mi presenterò con una maglietta di Grumpy Cat con la scritta : “You know what’s great about gym? NOTHING”.
31 Marzo 2013
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