Il “no” alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024 è arrivato ieri in modo pressoché definitivo da parte della sindaca Virginia Raggi. Se l’esito è tutt’altro che sorprendente, data la mai celata riluttanza in merito da parte dell’attuale gestione capitolina, sono stati tuttavia modi e giustificazioni fornite a lasciare perplessi e a gettare le basi per quella che può essere considerata la seconda figuraccia in pochi giorni per la sindaca M5S.
La stampa non ha omesso di sottolineare i modi del rifiuto “silenzioso” della Raggi: il suo mancato incontro con la rappresentanza Coni ha indubbiamente stupito tutti – e in particolar modo colui che sarebbe dovuto essere il suo ospite al Campidoglio, Giovanni Malagò; lo stesso presidente del Coni, già in mattinata, aveva tentato di incalzare l’amministrazione comunale sull’importanza dell’incontro e di far virare il dibattito su un terreno caro ai Cinque Stelle, chiedendo – e vedendosi negare – una diretta in streaming dello stesso. All’interno di un contesto istituzionale nel quale si sarebbe dovuto svolgere un confronto, seppur non amichevole, tra due enti pubblici, si è invece verificato un siparietto assimilabile ad un appuntamento romantico andato a monte; il fatto avvenuto è anti professionale e, per la sua ingiustificatezza, non si sbaglierebbe ad accostarlo a pura e semplice maleducazione.
Ciò rimane vero a prescindere dall’effettiva opinione dei romani sulla candidatura olimpica. Opinione che, a ogni modo, non è affatto netta e non coincide con la schiacciante maggioranza riportata dal M5S alle ultime elezioni amministrative. Nel corso dei sondaggi effettuati da diversi soggetti nel corso degli ultimi mesi, risulta che il gradimento dei cittadini nei confronti della candidatura olimpica non sia mai sceso al di sotto del 50%, attestandosi addirittura al 77% nella calda fase elettorale dello scorso giugno, nonché all’85% nell’ultimo sondaggio Codacons la cui pubblicazione è prevista per oggi.
Dati del genere avrebbero meritato, quantomeno, di essere presi in considerazione. Nonostante la promessa fatta in campagna elettorale di indire un referendum sul mantenimento della candidatura, per non parlare della garanzia, da parte di Luigi Di Maio, di diretto supporto alla stessa solo in caso di vittoria M5S a Roma, si è ritenuto invece di dover procedere in un modo estremamente inadeguato per un partito che fa della democrazia diretta il suo cavallo di battaglia. Un’altra inadeguatezza deriva dal fatto che la decisione riguardante la candidatura fosse stata presa già da tempo: forzare la mano a questo punto dei giochi e presentare una mozione per ritirare il supporto al Coni è un atto deliberato, energico, che avrebbe dovuto godere di un supporto ampio e certo da parte della base elettorale.
A suscitare perplessità sono stati anche toni e contenuti della mozione, che sarà presto presentata dai consiglieri M5S. Lo stesso Malagò ha giudicato il documento “imbarazzante” in quanto pieno di inesattezze, dal momento che cita quali candidate rivali città come Amburgo, Boston e Madrid, città che in realtà non sono attualmente in corsa per l’assegnazione dell’Olimpiade. Il presidente del Coni si è lamentato della scarsa accuratezza del documento, le cui informazioni appaiono prese “da Wikipedia”; in realtà, perfino la pagina della Wikipedia italiana riguardante le Olimpiadi del 2024 esprime dubbi in merito all’attendibilità delle città nominate, nella forma di un avviso arancione che sottolinea come tali candidature siano state da tempo ritirate, o addirittura mai ufficializzate.
E non è l’unico punto sul quale il Coni si riserva il diritto di reclamare: il costo attuale della candidatura romana ammonta a 15 milioni di euro, tanto che si sta già ventilando l’ipotesi di danno erariale nei confronti dell’amministrazione Raggi, qualora tale somma andasse irrimediabilmente persa. Il che, comunque, è tutto da verificare dal momento che il Coni ha annunciato di voler proseguire ugualmente con l’ipotesi “Roma 2024”. Certo è che, senza il supporto comunale, la candidatura apparirebbe estremamente indebolita agli occhi del Comitato olimpico.
Virginia Raggi, da parte sua, si difende confermando il suo diniego a quelle che definisce “Olimpiadi del mattone”, con riferimento alle probabili speculazioni che avverrebbero ad opera di certi ambienti dell’imprenditoria edilizia romana, più o meno collegati alle indagini su Mafia Capitale. Di certo la preoccupazione in merito costituisce un problema reale e lo scandalo dei Mondiali di Nuoto del 2009 va a configurarsi come un precedente pesantissimo. Precedente che, tuttavia, sarebbe proprio compito dell’amministrazione Raggi superare, forte del sostegno ricevuto da una cittadinanza che intende, sopra ogni cosa, lasciarsi alle spalle le dinamiche criminali che hanno caratterizzato regolarmente l’attività decisionale e burocratica di Roma.
Gettare la spugna su Roma 2024 non significa solamente rinunciare ad un’opportunità invidiabile per la ripresa di una città che attraversa uno dei periodi peggiori della sua lunga storia. E va detto che i benefici, da questo punto di vista, lascerebbero poco spazio alla contestazione: ad assegnazione data, si parla di 177mila posti di lavoro, di conclusione ed ammodernamento di strutture fatiscenti o lasciate incomplete, nonché di una crescita del Pil laziale quantificata nel +2.4% nell’arco di sei anni, al netto di un piano di lavori stimato in circa 5 miliardi che sarebbero forniti dal Governo e dal Comitato olimpico senza pesare sulle già traballanti casse della Capitale.
Ma, per l’appunto, non si tratta solo di questo: per il M5S romano questo abbandono preventivo rappresenta una sconfitta ben più grave di un’elezione persa o dell’impossibilità di formare una giunta comunale. Significa dichiarare guerra ad un radicato sistema di corruzione per poi arrendersi prima di iniziare realmente a combatterlo, con buona pace delle possibilità di crescita e delle spese già sostenute e destinate ad andare perse. In attesa degli ulteriori sviluppi della questione, rimane da chiedersi se queste intenzioni rispecchino la volontà del 67% dei cittadini romani che hanno votato per Virginia Raggi.
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