Nativi Digitali Edizioni è lieta di presentarvi…
Non so quanto passò prima dell’arrivo di Mordecai, perché in quella situazione avevo una visione distorta del tempo: potevano essere passati due minuti come un’ora.
Quando fece il suo ingresso nella stanza lo osservai: era un uomo di colore sulla quarantina, magro e dall’aspetto viscido, stempiato ma coi capelli più lunghi sulla nuca.
Si fermò davanti a me fissandomi con due occhi che sembravano piccole fessure, forse per cercare di mettermi a disagio. Non ci riuscì, anche perché il mio livello di disagio era già elevato, essendo legata, ferita, stordita e in mano a quei pazzi che volevano spedirmi da Asterion.
«Hai scelto il demone sbagliato da infastidire, donna.» Disse improvvisamente accentuando l’ultima parola. Io non alzai neppure la testa, mi limitai a fissarlo inarcando il sopracciglio destro. «Sai, Darren era il mio maestro.» Proseguì iniziando a camminare davanti a me. «E tu gli hai impedito di donare il suo corpo e la sua vita per permettere ad Asterion di entrare nel nostro mondo.» A quel punto si fermò, indicandomi. «Non c’è una morte più onorevole se non quella di diventare una cosa sola con il nostro Signore!»
«Immagino.» Risposi sarcastica.
«Questo tuo gesto riprovevole e questa tua sfrontatezza nei nostri confronti mi invogliano a fartela pagare io stesso.»
«E allora fallo e basta.»
«No, non posso. Il mio Signore ti vuole intatta, o quasi. A lui spetta l’onore di farti soffrire, anche perché io non sarei bravo quanto lui.»
«Certo, è sempre meglio lasciar fare agli esperti. Sai, conosco un paio di persone che potrebbero aiutarti, se mi liberi ti accompagno da loro.» Mordecai sorrise annuendo con la testa.
«Continua a provocarmi, donna, e ti presenterai da Asterion meno carina di come sei adesso.» Risi sentendo quelle parole.
«Perché, dovevo anche farmi bella per l’appuntamento con il vostro signore? Chi se ne frega se sarò meno carina, mica devo scoparmelo.» Credo che quella frase stuzzicò Mordecai nel profondo, ritenendola un’offesa troppo grande per il suo signore; infatti scattò in avanti prendendomi per il bavero e arrivando a pochi centimetri dal mio viso.
«Tu non sai con chi hai a…» Non concluse la frase che gli diedi una forte testata contro il naso, esattamente come avevo fatto con uno dei suoi scagnozzi tempo prima.
«Siete proprio degli imbecilli…» Esclamai ridendo mentre il nero si teneva il naso e mi osservava infuriato.
«Devo punirla, maestro?» Chiese uno dei due scagnozzi, quello che aveva ricevuto il suo stesso trattamento. Mordecai staccò la mano osservandola e toccando il poco sangue fuoriuscito, tremante di rabbia.
«Non ancora, ci sarà tempo… Sai bene che le sue sofferenze saranno innumerevoli, dobbiamo solo avere pazienza. Molta pazienza.» Concluse fissandomi.
«È un po’ che parlate di tutta questa sofferenza e questo dolore, ma a parte un po’ di botte non ho ancora assaggiato nulla di più. Sto iniziando seriamente a dubitare della vostra professionalità, anche perché se sono riuscita a rompere il naso a due di voi nonostante sia legata ad una sedia, mi chiedo cosa potrei farvi se non lo fossi.» Mordecai tratteneva a fatica la sua rabbia, così come gli altri due: li stavo facendo veramente imbestialire con il mio atteggiamento.
«Stai rischiando grosso, donna, fai molta attenzione.» Disse indicandomi, quindi si rivolse agli altri due. «Tu vieni con me, andiamo a prendere la vittima. Tu invece concludi i preparativi per il rito e non perdere di vista quest’infedele.» Detto ciò Mordecai lasciò la stanza con uno dei due, mentre l’altro continuava ad armeggiare alle mie spalle, lasciandomi ancora da sola e in silenzio.
Nel tempo passato provai ad allentare le corde: erano ben strette ma un po’ alla volta riuscii a sciogliere i nodi, anche se insieme a ciò ottenni diverse escoriazioni ai polsi. Ma la strada per la libertà era ancora lontana e continuai a darmi da fare.
Mordecai fece il suo ritorno e alle sue spalle vidi l’altro con in braccio una ragazza svenuta, abbastanza giovane e dalla pelle chiara, totalmente nuda; tutto il suo corpo era cosparso di tatuaggi, segni macabri e alcune ferite da taglio ancora fresche. Mi ricordò la donna uccisa da Darren al precedente rito che Lyra mi aveva mostrato: le due avevano molte cose in comune.
«Mettila di fronte a lei.» Disse il nero indicandomi e l’altro prese una seconda sedia facendo sedere la ragazza svenuta, ma continuando a tenerla per evitare che cadesse.
«Un’altra delle vostre vittime?», Chiesi.
«Esatto, e anche lei è ben pronta a sacrificarsi per farti arrivare al cospetto di Asterion.»
«Quante persone avete intenzione di sacrificare per il vostro signore?»
«Quante ne servono!» Rispose Mordecai alterato alzando la voce. «Tutto per il nostro Signore!» Concluse battendosi il pugno sul petto. Io mostrai una faccia disgustata scuotendo la testa.
«Siete stomachevoli. Mi chiedo cosa vi spinga a comportarvi così…»
«La speranza di un mondo nuovo, dove saremo noi a regnare!»
«Già, perché credi davvero che se Asterion riuscirà a raggiungere questa dimensione manterrà la sua parola? Povero sciocco. Ci sterminerà tutti senza fare alcuna differenza.»
«Menzogna! Abbiamo fiducia nel nostro Signore, lui manterrà le sue promesse!»
«Contenti voi…» Conclusi distogliendo lo sguardo.
«Procediamo con il rito.» Disse Mordecai rivolto agli altri due alle mie spalle, quindi si posizionò dietro la ragazza, chinandosi su di lei e sussurrandole qualcosa nell’orecchio. Poco dopo lei si svegliò, aprendo gli occhi con tranquillità e iniziando a fissarmi.
«Ti prego, dimmi che almeno tu mantieni un barlume di buon senso…» Le dissi.
«Non so di cosa tu stia parlando.» Rispose lei con un filo di voce.
«Svegliati! Questi pazzi vogliono ucciderti nel nome di un demone che non punta a nient’altro che alla distruzione della razza umana!»
«Ma questo lo so bene mia cara… è per questo che sono qui per sacrificarmi!» Sentita quella risposta mi alterai.
«Ma si può sapere che cos’avete nella vostra testa? Avete il cervello incrostato di fuliggine, dannazione!» Gridai agitandomi. «Tutti così ansiosi di sacrificarsi! Ma non lo capite che per lui siete solo dei pupazzi da usare per raggiungere i suoi scopi?»
«Le tue parole sono un’eresia. Per questo le tue sofferenze saranno innumerevoli.» Sentita quella frase sbuffai sconsolata.
«Anche tu? Ma vi hanno insegnato solo queste frasi alla scuola dei fanatici di Asterion?»
«Asterion, il nostro Signore!» Risposero tutti e quattro all’unisono.
«Siete proprio senza speranza…»
«Sei pronta mia cara?» Chiese poi Mordecai, sempre chino dietro la ragazza.
«Sempre pronta per il mio Signore! La mia vita è sua! E se devo sacrificarla per mandare questa infedele al suo cospetto, così sia! Che possa vedere finalmente chi è il vero e unico Asterion!»
«Il pugnale!» Disse poi il nero rivolto ai due alle mie spalle; poco dopo uno di loro porse un pugnale dorato dalla lama ondulata. «Preparate la coppa.» Detto ciò Mordecai pose la sua attenzione alla ragazza.
«È giunto il momento mia cara…» Le disse accarezzandole il viso; lei pareva in estasi, toccandosi il corpo nudo e gemendo di piacere.
«Lo sento, maestro… lo sento chiaramente…» L’uomo col pugnale non aggiunse altro: le tirò i capelli e le tagliò la gola con un movimento secco. Distolsi lo sguardo alla vista di quella scena, mentre lei iniziò ad emettere degli sgradevoli gorgoglii, cercando di respirare invano; il sangue sgorgava a fiumi dalla ferita, proseguendo lungo il suo corpo fino a gocciolare a terra.
«Passatemi la coppa.» Disse Mordecai allungando la mano senza il pugnale, prendendo la coppa in questione e appoggiandola sotto la ferita della ragazza, iniziando a raccogliere il sangue che ne usciva.
Per quanto mi sforzassi non riuscivo a capirne il vero motivo, anche se avevo intuito che faceva parte del rito necessario a mandarmi al cospetto di Asterion. Quando ne ebbe raccolto a sufficienza, Mordecai ripassò la coppa ad uno dei scagnozzi; con la coda dell’occhio lo vidi chinarsi a terra, quindi assieme all’altro si bagnarono le dita e iniziarono a disegnare qualcosa sul pavimento.
«Lo senti? Il momento è vicino!» Mi disse Mordecai con voce solenne.
«Vuoi che ti saluti il tuo signore quando lo vedrò?» Lui rise.
«Sono sicuro che non sarai altrettanto spavalda quando lo vedrai…»
«E tu non sarai altrettanto spavaldo quando ti spaccherò la faccia… di nuovo.» Risposi seccamente sfoggiando infine un largo sorriso.
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