Una persona di spirito, un abile banchiere, il Padre dell’Euro, un Uomo di Stato nel più alto senso del termine, il “nonno toscano che al posto delle diecimila lire per il gelato ti dava un bot e ti diceva -tieni d’occhio la quotazione almeno due volte al mese-”; sono state dette tante frasi su Carlo Azeglio Ciampi, figura chiave della doppia transizione italiana fra Prima e Seconda Repubblica (sempre che queste due versioni del nostro ordinamento esistano davvero…) e fra Lira ed Euro, transizione da lui avviata come Ministro del Tesoro del primo Governo Prodi e conclusasi sotto l’egida della sua Presidenza della Repubblica; nel giorno della sua scomparsa, è opportuno tracciare un profilo biografico e politico di un personaggio rimasto sempre al di fuori dalle logiche di partito (per quanto il Partito Democratico lo avesse nominato membro ad honorem) ma che, con il suo ingresso nella macchina dello Stato, ha contribuito in modo decisivo all’inclusione europeista e al risanamento economico operato sia in ambito nazionale che europeo nel periodo a cavallo fra il 1992 e il 2006.
“La lacrima che gli era spuntata sotto l’occhio quando prese fra le dita la moneta fu notata dai giornalisti a lui più vicini, in una sala buia e angusta della Zecca. Lui non fu per nulla contento di vederlo scritto: si era commosso alla coniazione del primo euro, la mattina di San Silvestro del 1998. Eppure questa capacità di emozione contribuiva a dargli ascendente… Aveva forse temuto di perdere dignità, mostrando gioia quasi infantile di fronte a un tondino di metallo con il disegno di Leonardo da Vinci da lui stesso scelto. La sua passione per l’Europa era difficile da dominare, come lo è stata in altri suoi coetanei che alla notizia dell’entrata in guerra contro Francia e Gran Bretagna, il 10 giugno 1940, avevano pianto, avevano imprecato, avevano per ripicca ascoltato di nascosto Radio Londra.“
– S. Lepri
Il giovane Ciampi fu un allievo scolastico brillante e, al pari di molte figure istituzionali italiane già analizzate in questa testata, saltò alcune classi grazie a voti elevatissimi e capacità fuori dal comune; successivamente riuscì a laurearsi in Lettere alla Scuola Normale Superiore di Pisa avendo come compagni di corso figure di spicco come Scevola Mariotti (co-autore del più diffuso dizionario di traduzione latino-italiano) e come docente Giovanni Gentile, teorico del Fascismo, ministro dell’Istruzione del Ventennio e uno fra i maggiori filosofi italiani della prima metà del Novecento. Dopo aver concluso il percorso di studi nel 1941, fu chiamato alle armi nello stesso anno e fu spedito in Albania nella divisione automobilistica (era sostanzialmente un pilota); le circostanze vollero che l’8 settembre 1943, al momento dell’Armistizio di Cassibile, Ciampi si trovasse in Abruzzo grazie a un permesso e, rifiutandosi di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, si arruolò nella Resistenza sotto l’ala protettrice di Guido Calogero (suo insegnante di Filosofia ai tempi della Normale ed esponente del Partito d’Azione), al seguito del quale intraprese varie manovre militari riuscendo infine a unirsi agli Alleati verso la fine del 1943.
Dopo aver aderito al Partito d’Azione nel 1943 (unico partito di cui abbia mai avuto la tessera) ed essersi arruolato nel rifondato esercito italiano, Carlo Azeglio Ciampi prese un’altra laurea (questa volta in Giurisprudenza) e sposò Franca Pilla, sua compagna di università; nonostante l’ambizione di diventare insegnante accademico, il futuro Presidente della Repubblica decise di intraprendere la strada del lavoro di banca entrando tramite un concorso pubblico nella Banca d’Italia, all’interno della quale rimarrà per ben 47 anni. Nel 1979, a seguito dei risvolti relativi al Caso Sindona e all’incriminazione delle due più alte cariche della Banca d’Italia, Ciampi fu nominato presidente della stessa, ricoprendo l’incarico fino al 1993; durante il suo mandato ricevette anche una laurea Honoris Causa in Economia e Commercio da parte dell’Università di Pavia.
I nomi del Risorgimento sono vivi, sono dentro di noi, ci appartengono. Ovunque vada, in questo lungo viaggio in Italia, mi rendo conto che gli italiani sono sempre orgogliosi della loro storia. Quando sono a Torino, a Milano, e non soltanto, mi muovo con emozione per le strade che ricordano i nomi degli uomini che hanno fatto l’Italia, i re e i primi ministri, ma anche i Cattaneo e i Mazzini. Il Risorgimento lo porto nel cuore. E sono convinto che non sia un sentimento soltanto mio, che gli italiani lo sentano quanto me.
– C. A. Ciampi
Nel periodo in concomitanza con il processo riguardante Tangentopoli e inseguito alla crisi del Governo Amato il Presidente di Bankitalia fu incaricato da Oscar Luigi Scalfaro di formare un nuovo governo, il primo governo extraparlamentare della storia della Repubblica Italiana; Ciampi, che si dimise dall’incarico alla Banca d’Italia, effettuò la sua azione di governo principalmente affrontando non solo la crisi politica ma anche e soprattutto la crisi economica che stava travolgendo economia e valùta nazionali: oltre all’aver avviato i lavori di modifica della legge elettorale, Ciampi ebbe il merito di avviare il difficile processo di risanamento dei conti pubblici, sostenendo che “la svalutazione monetaria sarebbe stata eventualmente tollerabile, ma se la crisi avesse costretto a misure straordinarie sul debito pubblico il Paese sarebbe stato travolto“; non ebbe tuttavia il tempo di varare manovre efficaci vista l’effimera durata della sua esperienza da Presidente del Consiglio.
L’occasione per servire il Paese si ripresentò pochi anni più tardi, quando nel 1996 la coalizione di Centro-Sinistra vinse le elezioni in seguito alla caduta del primo Governo Berlusconi: Romano Prodi prima e Massimo D’Alema poi nominarono il sapiente economista Ministro del Tesoro, incaricandolo di operare le manovre di carattere finanziario che sarebbero state necessarie all’Italia per entrare nell’Euro, in conformità alle indicazioni vincolanti del Trattato di Maastricht: Ciampi operò con dedizione e con sapienza, riuscendo a “far uscire l’Italia da problemi che sembravano insolubili” anche grazie alla collaborazione dell’economista Vincenzo Visco, all’epoca Ministro delle Finanze. È stato solo grazie all’operato di Ciampi che l’Italia, nonostante il grandissimo ritardo accumulato rispetto agli altri firmatari di Maastricht, si è presentata all’appuntamento con l’Euro in condizioni quantomeno accettabili.
Al termine del mandato di Scalfaro la nomina di Ciampi come Presidente della Repubblica suonò quasi come un atto dovuto non solo grazie alla sua indipendenza politica, ma anche e soprattutto grazie al prestigio e all’efficacia della sua azione politica ed economica perorata durante tutto il percorso di duplice transizione che si era trovato ad affrontare. Gli attestati di stima di tutto il mondo economico e finanziario oltre a quelli dei partiti di maggioranza e opposizione non fecero che spianare la strada: il 13 maggio del 1999 Carlo Azeglio Ciampi venne eletto alla prima votazione con una maggioranza molto ampia (707/1010), diventando così il decimo Presidente della storia dell’Italia repubblicana. Le azioni che intraprese nell’esercizio della sua carica furono volte al rinsaldare il legame fra gli italiani e i valori storici del patriottismo e dell’appartenenza alla Nazione, ponendone alla base eventi come il Risorgimento e la Resistenza (a cui egli stesso aveva preso parte) e simboli come l’Inno di Mameli/Novaro e il Tricolore, i cui colori furono ravvivati proprio su sua iniziativa nel 2004. Come nel caso di Giorgio Napolitano, anche a Ciampi fu proposto da varie frange di entrambe le fazioni politiche di portare avanti un secondo mandato ma questi, differentemente dal suo successore, rifiutò seccamente affermando che “il rinnovo di un mandato lungo, quale è quello settennale, mal si confà alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato”.
“Più volte mi sono riletto il testo dell’impegno preso in Parlamento il 18 maggio 1999, il giorno del mio giuramento. Quell’impegno si ispirava alle iscrizioni scolpite sui frontoni del Vittoriano, l’Altare della Patria: “per la libertà dei cittadini, per l’unità della Patria”. Non è retorica, è l’essenza stessa del nostro convivere civile.”
– C. A. Ciampi
“Ciampi anticipatore o uomo deluso?” La domanda che Umberto Gentiloni Silveri si poneva nel 2013 all’alba della seconda nomina di Napolitano a Presidente della Repubblica e al crepuscolo del dibattuto Governo Monti resta valida ancora oggi, giorno della dipartita del decimo Presidente; quello che è certo è che Carlo Azeglio Ciampi è stato, prima che politico, uno dei più zelanti e degni servitori dello Stato, anteponendo il rispetto delle istituzioni, la visione europeista (amava definirsi “cittadino d’Europa nato in Italia“) e il pragmatismo all’ambizione personale e alle logiche politiche.
Grazie, Presidente.
Nato in Abruzzo, vivo da sempre a Roma. Direttore editoriale della testata, laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università La Sapienza e studente magistrale LUISS, mi occupo del funzionamento pratico del giornale e mi diletto a scrivere articoli di carattere politico, storico e culturale.
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Nato in Abruzzo, vivo da sempre a Roma. Direttore editoriale della testata, laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università La Sapienza e studente magistrale LUISS, mi occupo del funzionamento pratico del giornale e mi diletto a scrivere articoli di carattere politico, storico e culturale.
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