Questo sarà un articolo strano, per alcuni lungo, ma non per questo noioso. Anzi. Sarà un articolo sconnesso, privo di filo logico, pieno di parentesi. Sarà un articolo che sazierà e stimolerà la vostra curiosità per molti giorni a venire. A voi piace venire, lo sappiamo. Ma no, ora non divaghiamo. Non ancora, almeno.
Sul forum segretissimo dei collaboratori (ebbene sì, esiste) viene proposta una persona, una nuova collaboratrice che ha scritto giusto un articolo pochi giorni fa (se è lei, e credo di sì, nickname opinabile a parte).
Nasce tutto dall’urgenza. La necessità di aumentare il tasso di collaboratrici di imdi.it prossimo allo zero assoluto. E qui, subito, si apre la prima parentesi.
Lo zero assoluto è la temperatura più bassa che teoricamente si possa ottenere in qualsiasi sistema macroscopico e corrisponde a 0 K (–273,15 °C). Zero Assoluto è anche il nome di un inutile e molto dannoso gruppo acustic-pop italiano, ma soprassediamo per pietà. Sfruttando le proprietà quantistiche che emergono in gas ultrafreddi portati allo stato di condensati di Bose-Einstein, un gruppo di ricerca tedesco ha raggiunto una temperatura di alcuni nanokelvin inferiore allo zero assoluto. Questi gas a temperatura assoluta negativa si comportano per alcuni aspetti come se fossero “infinitamente caldi”. È una scoperta sensazionale di un paio di anni fa. Sinora era dato per incontestabile il fatto che nei sistemi fisici più familiari, l’aggiunta di energia porta a un aumento del disordine, o entropia, del sistema: per esempio, riscaldando un cristallo di ghiaccio, questo fonde in un liquido, che ha uno stato più disordinato. Sottraendo energia, invece, il sistema diventa più ordinato. Quello che è stato fatto in questo caso è l’esatto contrario: ci sono situazioni in cui, fornendo energia al sistema, questo invece di diventare più disordinato diventa più ordinato: sono appunto i sistemi a temperatura (assoluta) negativa.
OK, torniamo al discorso precedente. Parte una ovvia e scontata discussione dove tra improvvisate agenzie matrimoniali, doverosi “escile” ancor prima di qualsiasi altra considerazione, sfottò vari, considerazioni sulle donne di sinistra che non si depilano (non è vero, ndr), si arriva persino a illuminate citazioni di Scrubs.
Dopo la faida interna tra i lupi del branco continua, mentre della presunta preda ancora nessuna traccia. Il redattore Y immagina il redattore X come un giovane ragazzo “di sinistra” vestito con “una giacca con le toppe di pelle mentre ammorba le tipe all’aperitivo sull’importanza di un’economia chiusa a km zero come forma di riscatto sociale sorseggiando una birra artigianale e mentre si propone di far vedere loro la sua bici d’epoca a scatto fisso quelle si fanno abbordare da un tamarro in canottiera con tatuaggio in giapponese che sgomma su un sulki da cui esce il remix di Festivalbar 2000” (era doverosa la cit. integrale) e da lì si passa a un breve, rapido, spietato elenco dei mali della società moderna.
Roba come:
Le incomprensioni al riguardo sorgono anche per i noti problemi di comunicazione dei giovani (e dei vecchi) di oggi. Roba che Michelangelo Antonioni, fosse ancora vivo, ci farebbe una mezza dozzina di film.
E no, non perché negli ultimi anni della sua vita era ridotto al mutismo ma perché (ma sì, apriamola una parentesi!) era (ed è ancora, direi) uno dei massimi esponenti mondiali del tema dell’incomunicabilità (celebre al riguardo la sua trilogia di film, nell’ordine: “L’avventura”, “La notte”, “L’eclissi”). Il pessimismo esistenziale e l’alienazione più totale vengono messi in scena tra silenzi anche troppo silenziosi, soste eterne, immobilismo estenuante delle scene, luci dapprima soffuse, poi troppo luminose. Vengono analizzate, con maestria, mestiere e tanta poesia, gli effetti delle crisi esistenziali e mai le cause, cercando un espressionismo del reale che va ben oltre quello che è davvero tangibile, visibile, comunicabile.
Ecco perché non se ne esce, non se può uscire, specie se nella delirante discussione si sfonda nella questione oltremodo problematica delle innumerevoli lingue dialettali pugliesi (no, non m’invento niente!). I dialetti della Puglia centro-settentrionale rientrano nel gruppo napoletano-barese dell’area meridionale intermedia, mentre i dialetti salentini appartengono, con i dialetti della Calabria centro-meridionale e della Sicilia, all’area indicata come meridionale estrema. In Puglia, quindi, coesistono due realtà linguistiche entrambe derivanti dal latino, ma tanto dissimili, che i parlanti della prima stentano a capire quelli della seconda, e viceversa. E questo limitandosi solo alla Puglia.
Una babele linguistica che in piccolo riproduce il caos emblematico della nostra amata (amata?) penisola.
E la babele linguistica del mondo?
Per quella dobbiamo (no, non è un ordine) andare a Expo.
Già, l’Expo. Quella fiera che nessuno considerava e tutti schifavano e dove ora la gente fa file assurde perché tra poco chiuderà i battenti. Valle a capire le persone (no: non provateci!)
Personalmente non sono stato a Expo né ci andrò, ho pochi soldi e li spendo solo per (pochi, ahimè) concerti e per il cinema [(sto mettendo da parte i soldi per TUTTI i cine-panettoni) credici!]. A proposito di panettoni… Per mangiare c’è chi consiglia il Truck Food vicino al Padiglione USA, sempre in zona cibo di strada cinese vicino al padiglione della Confindustria cinese, Belgio per birra e patatine, Padiglione Vietnam. Da evitare le zone ristorazione che sembrano delle mense tristi. Altrimenti, incredibile a dirsi, il McDonald (che almeno è economico e veloce). Invece al padiglione Zimbabwe (sta nel cluster di fronte agli USA) si può mangiare l’hamburger di coccodrillo o di zebra e succo di baobab [(che, ve lo dico, autorevoli commentatori hanno paragonato all’ esperienza sensoriale che si prova nel leccare a digiuno la corteccia di un qualsiasi albero italico) no,non fatelo!]
Quindi, concludendo questo delirio, ricordate: la figa è sopravvalutata.
PS. E tutte le relative discussioni sono assolutamente inutili.
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