Il 26 ottobre, alle 19:10, la terra è tornata a tremare nel pezzettino di Italia situato alla congiunzione tra Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. L’epicentro del primo dei terremoti stavolta è stato in una frazione di Preci, un piccolo paesino in provincia di Perugia. Per la precisione a Piedivalle, al centro del Parco dei Monti Sibillini. La magnitudo Mw è stata, a dati INGV, di 5.4 e l’ipocentro a 9.3 km.
Si sono susseguite poi almeno altre due scosse significative nelle medesime vicinanze, una da 5.9 e profondità 8.4 km alle 21:18 (epicentro a Visso), ed una alle 23:42 di magnitudo 4.5 e profondità 9.5 km.
L’attività della faglia nel corso della notte ha prodotto altre 3 scosse significative rispettivamente alle 5:19, 5:50 e 10:21, tutte con magnitudo Mw o ML compresa tra 4 e 4.5 e profondità compresa tra gli 8.9 km e 9.3 km.
L’Italia è situata al confine tra due placche, quella Africana e quella Euro-Asiatica. La collisione tra queste due ha di fatto generato sia gli Appennini che parte delle Alpi. La placca Africana si incastra in quella Euro-Asiatica per mezzo di una microplacca sita a cavallo dell’Adriatico, dal quale prende il nome.
Non a caso praticamente tutti i terremoti dell’ultimo secolo si sono verificati a ridosso della faglia.
La placca Adriatica preme sugli Appennini, facendo avanzare la parte tirrenica d’Italia di una distanza compresa tra i 3 ed i 5 millimetri l’anno. Quando gli “scivolamenti” relativi tra le due non sono sufficienti a dissipare energia e la pressione sulle rocce arriva ad un punto critico, si genera un terremoto.
Al momento è molto attiva la faglia immediatamente a Nord del Gran Sasso, che è la causa anche dei terremoti di Amatrice ed Accumoli.
Infatti negli ultimi due mesi ci sono stati ben 23 terremoti con magnitudo maggiore di 4 nella zona.
Al momento non ci sono stati danni ingenti e nessuna morte diretta, favoriti anche dalla scossa di “avviso” delle 19:10 che ha preceduto quella più intensa delle 21:18. Tuttavia si contano almeno un paio di migliaia di sfollati (che saranno assorbiti da strutture alberghiere) e gli edifici, per la maggior parte già lesionati dagli eventi del 24 agosto scorso, sono crollati in discreta quantità.
Il governo ha per questo sbloccato ulteriori 40 milioni di euro per gestire l’emergenza.
I feriti ed i malati, come riporta il DPC, sono stati già messi in sicurezza, insieme a 5 persone bloccate da una frana. Anche la viabilità per praticamente tutti i paesi colpiti è stata ripristinata nelle tarda mattinata del 27.
Sì, ma senza perdere la calma. Una cosa da non fare assolutamente dopo un terremoto è affollare la viabilità, soprattutto quella principale, per permettere alla efficiente macchina dei soccorsi di attivarsi ed intervenire.
Per sapere più nel dettaglio come comportarsi è sempre utile leggere, magari anche salvandolo in pdf o stampandolo, il vademecum sui terremoti della Protezione Civile.
Nel caso rimaniate bloccati l’invito è a contattare immediatamente il 112 (numero unico emergenze), o per essere connessi più rapidamente con gli operatori il 115 (Vigili del Fuoco) e il 118 (Emergenza Sanitaria).
Sono anche attivi per informazioni i numeri del contact center della Protezione Civile: 800840840 (per chi chiama dall’estero è attivo il numero +39 06 82888850).
Anche stavolta la mamma degli analfabeti funzionali non ha smesso di figliare e purtroppo i social network non riescono o non hanno interesse nel filtrare le solite bufale gentiste.
Lo aveva già spiegato La Stampa qualche mese fa, ma siccome non è bastato e in ogni caso repetita juvant, ve lo rispieghiamo.
Non esiste alcuna legge che fa scattare gli aiuti di stato per i danni oltre una certa soglia di intensità dei terremoti, qualunque essa sia ed in qualsiasi scala. Non è una questione di scale Mercalli-Richter (la prima valuta il danno a posteriori, la seconda l’intensità).
Tra l’altro un valore di scala Richter è totalmente privo di significato senza conoscere la profondità a cui si è generato il terremoto. Più il terremoto ha un ipocentro basso (quindi vicino al livello del suolo), minore sarà lo smorzamento e l’assorbimento dato dal terreno sovrastante e di conseguenza più distruttivo. Ma anche questa è di fatto una semplificazione, perché la conformazione geologica estremamente variabile di un territorio può portare a propagazioni differenti sia in termini di distruttività superficiale che di direzionalità della propagazione.
Aggiungendo poi che il danno materiale alle strutture dipende di fatto dalla modalità di costruzione e manutenzione del singolo edificio (e anche dall’interazione con quelli vicini) è lampante che non avrebbe minimamente senso porre un valore numerico di scala.
Come tutte le bufale però un minuscolo fondo di verità c’è. Il governo Monti nel decreto 59/2012 aveva introdotto all’articolo 2 comma 2b il concetto di “esclusione, anche parziale, dell’intervento statale per i danni subiti da fabbricati”. Tuttavia, come si legge a chiarissime lettere sul sito del DPC, tale articolo è stato “soppresso dalla legge di conversione 12 luglio 2012, n. 100”. Per chiudere, il decreto è stato licenziato dal CDM il 15 maggio 2012, ovvero 5 giorni prima dell’evento sismico che interessò l’Emilia. Ma sarà stato sicuramente un test congiunto della tecnologia HAARP e dei metodi di manipolazione collettiva a cui ci sottopongono i poteri forti.
Se per ogni commento che sostiene questa teoria “del gobierno Arrenzie ke non paka” destinassimo un euro ai fondi per la messa in sicurezza dal rischio sismico, probabilmente riusciremmo a mettere in sicurezza il nostro amato paese e i suoi caratteristici borghi storici in qualche mese.
Oppure se la metà dei caratteri spesi per parlare di congiure inesistenti fossero destinati a parlare di necessità di fondi strutturali europei per la messa in sicurezza e la ricostruzione, Bruxelles sarebbe subissata di petizioni italiane in merito e non punterebbe i piedi per uno 0,1%.
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