Un immenso baraccone pop. Basterebbero queste quattro parole per descrivere Suicide Squad, (scritto e diretto da David Ayer) il progetto Warner Bros + DC Comics che doveva risollevare le sorti della “divisione cinema” della comic house dopo il clamoroso flop del pretenzioso Batman Vs Superman. Le premesse per una partenza col botto c’erano tutte: supercast, storia con buoni spunti di originalità, effetti speciali all’altezza, colonna sonora monumentale. E queste attese, tutto sommato, vengono mantenute con un prodotto finale dalla trama un po’ labile, compensata da una narrazione serrata e da una fotografia oscura quel tanto che basta per una storia dove i protagonisti sono dei supercattivi.
La trama è molto semplice: Midway City è in pericolo da quando la potentissima strega Incantatrice (Cara Delevigne) è sfuggita al controllo della spietata funzionaria governativa Amanda Waller (Viola Davis). Per sconfiggerla e riportare l’ordine in città l’idea è di comporre una squadra suicida, composta dai peggiori villain che le prigioni abbiano mai rinchiuso, assoldati allo scopo di sconfiggere l’Incantatrice in cambio di uno sconto di pena. La Waller sceglie così i suoi “guerrieri”: Deadshot (Will Smith), un infallibile cecchino mercenario; Capitan Boomerang (Jai Courtney), un australiano abile appunto con i boomerang; Killer Croc (Adewale Akinnuoie – Agbaje), un inquietante mutante mezzo uomo mezzo coccodrillo; El Diablo (Jay Hernandez) un uomo tormentato dal suo potere di governare il fuoco e dulcis in fundo, la svalvolatissima Harley Quinn (Margot Robbie), ex psichiatra del manicomio di Arkham, finita vittima della follia dopo essersi innamorata senza possibilità di redenzione del suo paziente, il Joker (Jared Leto).
Stroncato dalla critica che ha visto con scetticismo un filo narrativo effettivamente esile, Suicide Squad si apprezza se viene visto per quello che veramente è, un prodotto di entertainment puro, che esalta le individualità della Squad pur rimanendo, di fondo, un film corale. Tutti concordano, e non potrebbe essere diversamente, sulla grande prova di Margot Robbie nei panni di Harley Quinn: presentata come “la fidanzata di Joker”, il personaggio mostra da subito grandissimo potere seduttivo e grande personalità, in grado di sopravvivere anche senza la sua ingombrante controparte maschile. Pur essendo perdutamente innamorata di un Joker che somiglia più a un boss del narcotraffico che ad un cartoon, riuscirà ad emergere nella Squadra grazie alla sua ironia, sensualità e abilità nella lotta. Dal suo canto Joker ruba letteralmente la scena, quando è presente. Inserito nella storia solo in funzione di Harley, è carismatico, affascinante e soprattutto totalmente folle. Ancora una volta, le doti di caratterista di Jared Leto plasmano un villain a metà tra il classico e l’innovativo, che ben può competere col mostro sacro Jack Nicholson del primo Batman.
Una menzione la merita la colonna sonora: assolutamente maestosa, azzeccatissima e assortita come meglio non si potrebbe. Accanto ai pezzi originali di Skrillex (il “maestro” del dubstep propone Purple Lamborghini, con Joker che compare nel video) e Twenty One Pilots, abbiamo anche i Queen (il finale è tutto Bohemian Rhapsody e “Mama, just killed a man”), Eminem con Without Me e i White Stripes con Seven Nation Army. I grandi nomi, in realtà, sono molti di più ed è particolarmente divertente scoprire quale accompagnamento musicale viene scelto per descrivere le personalità dei protagonisti.
Suicide Squad è il perfetto film estivo, non a caso fatto uscire a ridosso di Ferragosto, disimpegnato, leggero quanto basta e altamente spettacolare. Se approcciato con il giusto giudizio, regala due ore di intrattenimento senza pretese, nel più puro stile americano che ha fatto grande questo genere.
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