Ah, le donne! Creature leggiadre, meravigliose e a volte decisamente seccanti. Tutte qualità che, all’alba della festa della donna, aumentano all’ennesima potenza.
Effettivamente, l’otto marzo il mondo si divide magicamente in tre categorie di persone: quelli che si svegliano augurando tutto il bene alle donne in quanto donne, quelli che decidono di rompere acidamente le palle con con “che sia l’otto marzo tutto l’anno!” (con annessa variante di quelle che rifiutano sdegnosamente la mimosa e che continueranno a farlo “finché non ci sarà la parità”) e quelli che “l’otto marzo è la festa della donna, non la sagra della puttana”, con annessa foto di zitelle quarantenni ad un club di spogliarellisti.
Signori miei, posso dirlo? Cheppalle veramente. Stare a guardare la vernice che asciuga è più interessante che vedere questo deprimentissimo scambio di battute sempre uguale e sempre sterile. A tali livelli di ripetitività non ci arriva neanche Annozero quando invita a puntate alterne Sgarbi e Santanché. Una noia mortale.
Ora, i fatti prima di tutto: per la maggior parte della plebaglia, l’otto marzo si vuole commemorare il rogo del 1908 delle operaie dell’industria tessile newyorkese Cotton: queste entrarono in sciopero per protestare contro le loro disumane condizioni lavorative. Questo sciopero si protrasse finché, l’8 marzo, il proprietario della fabbrica, un certo Johnson, dopo aver barricato tutte le uscite, diede fuoco allo stabile facendo così morire 126 operaie.
Peccato che sia un falso. La storia vera, sgarbugliata da credenze false, fatti mischiati e inesattezze storiche, si trova qui; per ora basti sapere che, fra quei tanti incendi finiti in quel guazzabuglio che è la ricorrenza che celebriamo oggi, non morirono soltanto donne e il sessismo d’altronde trovava ben poco spazio (a quei tempi, la vita in fabbrica faceva schifo pure per gli uomini).
E se non si commemora questo, allora cosa commemoriamo?
In sintesi: tante cose diverse. Alcune sono condivisibili, altre un po’ meno; marce, reggiseni bruciati, suffragette e altro ancora. Ed è meraviglioso festeggiare, beninteso, però se la festa si trasforma in una sagra delle banalità e in uno sfogatoio del sempre arrabbiato femminismo da tastiera, forse è il caso di fermarsi un momento a riflettere su cosa stiamo facendo.
Per esempio, ci sono quelli che si auspicano che sia otto marzo tutto l’anno sulla base del fatto che Repubblica titola “Femminicidio/violenza di genere” quando ha finito gli articoli veri. Lo fanno talmente spesso che mi capita addirittura di sentire dire, da giornalisti che lavorano per testate nazionali, che “la prima causa di morte delle donne oggi in occidente è ancora la famiglia (ovvero omicidi da parte di mariti, amanti, padri, fratelli, senza contare gli stupri, le botte, le violenze, lo stalking, ecc.)”, e a me questo mette disagio. Non foss’altro perché l’emergenza del cosiddetto “femminicidio”, con i dati che ad oggi sono consultabili, non esiste. Nel 2008, per aggressioni e omicidi, sono morte 127 donne. Cioè, per avere 127 morti, c’è stato bisogno di mettere insieme sessanta milioni di persone, e perdonatemi se ritengo un simile tasso di delitti un po’ pochino per lanciare l’allarme sociale. È bene notare che la tendenza di sostanziale non-femminicidio prosegue anche nella tabella ISTAT del 2012, consultabile qui. E non è un trend solo italiano: qui sono consultabili le statistiche europee (aggiornate al 2014) e qui quelle americane, aggiornate al 2011. Mi azzarderei persino a dire che, a volte, l’Occidente prende la questione femminile così sul serio da dare pene meno severe alle donne che si macchiano degli stessi crimini di uomini. Ed è vero che in Europa e in America abbiamo un sacco di problemi, ma il femminicidio non è uno di questi. Lasciate che a parlare delle cosiddette “problematiche di genere”, ammesso che ne esistano, siano coloro che hanno perso tempo a capirci qualcosa (un ristretto numero di cui, non ho problemi ad ammetterlo, non faccio parte); c’è un buon 95% di possibilità che voi, come me, non facciate parte di quel gruppo, e sarebbe davvero meglio se vi dedicaste a collezionare francobolli, invece di sproloquiare a sproposito e aggiungere altro chiasso a questa già chiassosa ricorrenza.
Poi ci sono quelli che “non è la sagra della zoccola”, e qui mi cascano davvero le braccia.
Ragazzi, ma seriamente? Nel ventunesimo secolo siamo ancora così bigotti e repressi sessualmente?
Se un uomo, quali che siano le ragioni, volesse affogare la solitudine in un giro a puttane, non sono affari di nessuno. In nessun caso. E lo stesso discorso vale al contrario: se una donna, all’alba dell’otto marzo, decide di voler dimenticare la tristezza di vivere pagando per guardare uno che si spogli, o anche andando a cercare sesso facile in un locale, non deve spiegazioni a nessuno. Faremmo bene a farci una mezza tonnellata di cazzi nostri, tutti quanti, perché il modo in cui gli altri trascorrono questa serata non ci riguarda neanche da distante.
Quindi, niente festa dell’otto marzo, almeno per me: fra boldrinismi, imprecisioni storiche e deliri vari, penso non valga la pena di mettermi in mezzo pure io. D’altro canto, però, auguro a voi tutti una buonissima festa del falso storico, augurio che si fa ancora più sincero se avete avuto la pazienza di leggere questo malloppo fino a qui. E comunque, diciamocelo, l’odore delle mimose fa davvero schifo.
In chiusura, come sempre, dedico un piccolo, meritatissimo spazio al nuovo protagonista della destra italiana.
Per le mimose non so, ma a lui dei crisantemi li porterei ben volentieri.
1 Marzo 2017
30 Novembre 2016
21 Settembre 2016
2 Agosto 2016
23 Luglio 2015
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.