Rotten IMDIE è lo spin off della rubrica sui giochi di sviluppo indipendente, dove si tratteranno tutti quei titoli brutti e/o scorretti che escono dall’ormai in dismissione Steam Greenlight, ma che per un motivo o per un altro (non sempre positivo) meritano non solo menzione, ma anche una vera e propria recensione. Avviso ai naviganti: per questa rubrica sono propedeutici molti layers d’ironia.
Tra i vari obbrobbi e cloni che proliferano tra i budget games su Steam, circa un mese fa è comparso un titolo che non lascia alcun spazio a fraintendimenti: FEMINAZI: The Triggering. Sviluppato da due ignoti studi, hyperboreanGames e Svarog Studios, grazie – neanche a dirlo – ad una breve campagna su KickStarter e distribuito dai Back 2 Basics Gaming, FEMINAZI: The Triggering è (citando la descrizione fornita dagli stessi sviluppatori) “un adventure game casual dove l’obiettivo è fermare i malvagi maschi bianchi etero dall’opprimere le donne e le minoranze e far sì che controllino i loro privilegi!” Ma sarebbe bastato anche solo controllare il logo e l’icona di gioco, ovvero una raffigurazione in pixel art dell’iconico ghigno di Big Red, per capire dove volessero andare a parare: FEMINAZI: The Triggering nasce con l’unico scopo di agglomerare in se stesso tutti i meme ed i luoghi comuni sul femminismo di terza e quarta ondata e sulle loro attrici, nonché sulla blogosfera SJW tuttora molto attiva nell’America settentrionale. Just for the keks.
La spartana schermata iniziale di FEMINAZI: The Triggering presenta le ladder aggiornate (eh si, si può anche GITGUDare ad essere delle vere feminazi), la possibilità di giocare subito con un avatar di default, ispirato neanche a dirlo a Big Red, e quella di potersi creare il proprio avatar per giocare con l’opzione “Plastic Surgery”. Ed è qui che inizia a farsi palese il trait d’union di questo gioco: nell’editor del proprio avatar, che può ricordare per forma ed animazione un personaggio di South Park in pixel art, è possibile scegliere, oltre al proprio vestiario ed il proprio vessillo, tra oltre 30 generi differenti in cui identificarsi: si può scegliere di essere cisgender – che cosa retrograda! -, omosessuali, bisessuali, asessuali, genderfluid, ma anche maionese, tostapane e trabucco. Il vostro genere non è stato inserito da quei brutti misogini dei programmatori? Nessun problema, c’è anche l’editor per il proprio genere sessuale fatto su misura, con tanto di minimale editor grafico. Manca purtroppo la possibilità di potersi scegliere il proprio pronome, stupidi bigotti di sviluppatori!
Finito l’editing, si è pronti a dimostrare al mondo la superiorità del pensiero femminista ed a combattere l’opprimente patriarcato. Il gameplay tende di più verso il sandbox, nonostante la mappa di gioco sia molto piccola: la nostra feminazi può vagare liberamente in questa innominata cittadina strillando contro i perfidi uomini bianchi e le donne ree di non combattere la loro stessa guerra, e può inoltre dimostrare la sua tolleranza verso i rifiugiati e la sua approvazione verso gli uomini liberal, riconoscibili da un cursore a forma di dildo sopra la propria testa (si lascia libera interpretazione di ciò al lettore). Inoltre è possibile esporre le proprie ideologie superiori vandalizzando automobili e cassonetti dei rifiuti o disegnando graffiti su case ed automezzi. L’obiettivo è mantenere quanto più in alto possibile le due barre in alto a destra dell’HUD, tolerance e triggering, che aumentano ad ogni “corretta” interazione con gli NPC e diminuiscono progressivamente se non si continua nella propria opera proselitistica; quando la barra triggering è al massimo si avrà un breve bonus moltiplicatore per il punteggio che è possibile aumentare anche raccogliendo i vari collezionabili sparsi per la mappa, come bandiere arcobaleno, frustini sadomaso o tamponi usati. Sono inoltre presenti dei safe space nei quali le barre rimarranno congelate. C’è anche del cibo spazzatura con cui incrementare la barra del proprio grasso, anch’esso con funzione di moltiplicatore di punteggio, sebbene il problema del peso è risaputo essere dovuto esclusivamente dalla genetica.
Per aumentare il proprio punteggio femminista si può accedere a dei minigiochi sparsi in vari punti della mappa: ad esempio nella clinica abortistica si possono gettare i neonati maschi nell’immondizia per prevenirli dal diventare futuri oppressori, oppure nella palestra si può combattere il body builder simbolo della rape culture ipermascolina a colpi di dildo mentre quest’ultimo tenterà di difendersi lanciandoci contro bilancieri ed integratori proteici. Last but not least, in farmacia potrete incontrare addirittura Adolf Hitler in persona, anche se non ci è dato sapere cosa abbia acquistato o sia in procinto di acquistare.
Stringi stringi però FEMINAZI: The Triggering risulta essere ripetitivo già dopo pochi minuti di gioco e molto grezzo alla vista, nonostante sia palese il fatto che sia stato volutamente sviluppato in questo modo, data la presenza di dettagli e di tanti riferimenti ai clichè e ai meme vecchi e nuovi su queste tematiche (basta dare uno sguardo agli achievement) che dimostrano tutto meno che trascuratezza o frettolosità. D’altro canto va riconosciuto il merito agli sviluppatori di FEMINAZI: The Triggering di essere stati capaci di concentrare le incongruenze e le ipocrisie dei movimenti ultrafemministi nordamericani e degli influencer SJW nell’unico modo realmente efficace, ridicolizzandole e riducendole a macchietta. Alla fine, i 99 centesimi di listino non sono un prezzo eccessivo per farsi due risate sui reali catalizzatori dell’ascesa di Donald Trump alla presidenza degli USA.
PS: alla fine della brevissima intervista con uno degli sviluppatori sul loro canale Discord, quest’ultimo ha espresso precisa richiesta di chiosare la recensione con quest’invito: “Please remove fake Milanese spaghetti and fashion bloggers.”. Non ci sono chiari i primi, ma i secondi sì: Chiara Ferragni è avvisata.
Terrone, quasi ingegnere informatico, moderatamente misantropo, razionalista e liberalista convinto, ex weeaboo ora pentito, videogiocatore incallito da oltre 25 anni: mi piacciono le sfide, per questo sono su IMDI. Posso parlarvi di IT, letteratura moderna, musica elettronica, vidya e sport americani, basta che mi offriate una trappista. La mia waifu è Selphie Tilmitt.
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