conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi
Il Ministro del Lavoro, Poletti, ha fatto pochi giorni fa questa infelice uscita in cui si auspicava si smettesse di idolatrare quanti sono usciti dall’Italia. “Se ne vanno 100mila, ce ne sono 60 milioni qui: sarebbe a dire che i 100mila bravi e intelligenti se ne sono andati e quelli che sono rimasti qui sono tutti dei pistola”. Non dimostra particolari capacità di comprensione del testo, visto che nessuno si è mai permesso di dire nulla su quelli che restano, ma questo è anche il meno.
Contestualmente esce la notizia del figlio di Poletti, che a 42 anni non si ritiene un privilegiato. La sua situazione, dice, è quella di un lavoratore part-time che prende 1800 euro al mese; denaro, questo, proveniente da fondi pubblici per un giornale vende 5.000 copie a settimana. Dice che non è un problema perché li prende da prima ancora che suo padre entrasse in politica; meno male, aggiungo io, ma meno male un cavolo.
In altri termini: stiamo parlando del fatto che paghiamo 1800 euro al mese al figlio di Poletti per dedicare quattro ore al giorno a dirigere un giornale letto dalla popolazione di un paesino di campagna. Questo è. Ma questo è anche il meno.
Tornando a Poletti, ha partorito una grande riforma, quella del Garanzia Giovani. Si tratta di un percorso fra quattro possibili che il Giovane Garantito può scegliere.
Non so se qualcuno l’ha notato, ma di quattro percorsi non ce n’è uno solo che mi permetta di diventare produttivo. Quattro proposte, quattro palliativi per prendere tempo e darmi qualcosa da fare per un po’, così le agenzie di rating non vedono un tasso di inoccupazione alle stelle e non mandano i nostri titoli di stato al macero per rientrare almeno della carta su cui sono stampati.
In altre parole, la Garanzia Giovani è quel contratto (a termine, ovviamente) che puoi fare solo se hai meno di 29 anni (tanto vivi con mamma e papà che coprono le spese, giusto?), in cui puoi essere pagato un minimo di 450 euro al mese (per un fulltime) di cui una buona parte è prelevata dalle casse pubbliche, dove mamma e papà versano ogni mese sostanziosi contributi fiscali. In pratica mamma e papà si sostituiscono al datore di lavoro, e ti danno una paghetta per andare a lavorare gratis. Sarebbe bello se tutta questa gente che fa riforme per i giovani cominciasse magari a farsi un secchio di affari propri, perché ogni volta che mette le mani per aiutarci va a finire che fa peggio.
E Poletti ha il non indifferente coraggio necessario a spacciare questa riforma per un grande traguardo. “250.000 NEET in meno nel secondo trimestre!“, dice. Ed è vero. Ma la condizione necessaria (non sufficiente, ma necessaria) per non tornare NEET è avere una qualche realistica prospettiva di essere autonomo. Questo tipo di contratto non è un aiuto all’inserimento in una realtà lavorativa, è la garanzia di rimanere parassiti obbligati vita natural durante. Ma questo è anche il meno.
La cosa più grave è che sostanzialmente non trovo nemmeno il desiderio di arrabbiarmi. Perché non so nemmeno con chi prendermela.
E a chi do la colpa? A Poletti? Non ha peggiorato più di tanto una situazione che era già ingarbugliata prima e lo è ancora adesso. Si limita, come ogni ministro, a vivacchiare e a barcamenarsi fra una contingenza e l’altra, visto che è impossibile fare programmi di lungo periodo se la vita media di un governo è di un anno e un paio di mesi.
Allora la do al figlio di Poletti? Ha fatto quello che la legge gli consente. La colpa non è sua, anche se per dire di non essere un privilegiato, nelle sue condizioni, bisogna avere una bella faccia tosta.
La do ai Vecchi di Merda? La solfa comincia a diventare vecchia. E non posso pretendere che noi giovani prendiamo la leadership ai vecchi se siamo imbambolati dalla propaganda e dagli slogan; non siamo nelle condizioni. Non siamo capaci a prendere in mano il nostro futuro. E a chi è più anziano di noi non ci forma, né governa bene. Un po’ non gli è possibile, un po’ non gli interessa.
Il punto è proprio questo. Sono nato in brache di tela, morirò in brache di tela e nemmeno so con chi prendermela. Noi di IMDI mettiamo ogni giorno impegno in questo sito, una realtà nata come un progetto di perditempo che postavano vignette e che ora sta evolvendo in una testata giornalistica registrata, con tutte le magagne burocratiche del caso. Per noi le leggi del libero mercato valgono, per i sempre garantiti no; SetteSereQui prende 190.000 euro all’anno, quello che noi a IMDI, con il nuovo progetto editoriale, possiamo pensare di guadagnare (secondo le stime più ottimistiche) in quattro anni. È come giocare a calcio contro una squadra di cento persone che possono darsi il cambio quante volte vogliono. E il padre dell’allenatore di questa squadra è l’arbitro e fischia quello che vuole quando vuole e mi dice pure che sono un piagnone se mi rompo di giocare. Tanto nel campo si sta comunque meglio senza di me.
Abbiamo stabilito questo; io sono sconfitto. Non mi accodo a chi richiede le dimissioni di Poletti, tanto il 90% di questi, dalla destra alla sinistra passando anche per i 5S che nemmeno hanno ancora capito il sistema con cui si forma il governo, non sarebbero capaci di fare meglio. Fate quello che più vi aggrada. Ma, mettetevi nei miei panni, io fra sei mesi ho una qualifica da programmatore in mano, ottime capacità nell’inglese, una rabbia nera e una vita da vivere. Mettete sulla bilancia: l’Italia mi offre contratti a termine dagli 800 ai 1100 euro al mese. Il Canada dai 41.000 dollari annui a salire. La vostra bilancia cosa pesa?
Quindi facciamo un gioco: io vado a bermi barili di succo d’acero, e quando vi ridurrete a dover mangiare la terra perché non ci sarà più nessuno a pagare le tasse, vi rido in faccia.
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