Tutti ricordano quel fatidico E3 2014: EA che presenta Star Wars: Battlefront, Ubisoft mostra The Division e Sony Bloodborne. Non fu una grande software house a presentare il titolo che fece più parlare di sé quell’anno, fu Hello Games, all’epoca composta da 4 persone. La casa inglese mostrò per la prima volta No Man’s Sky, gioco di esplorazione spaziale ambientato in un universo generato proceduralmente e quindi infinito, dove poter atterrare su qualsiasi pianeta e fare qualsiasi cosa; a parole, il sandbox definitivo. Il trailer era magnifico: un pianeta alieno con vegetazione rigogliosa, animali autoctoni e una piccola astronave a terra, in attesa del proprietario per ripartire verso nuovi mondi conosciuti, il tutto condito dalla musica dei 65daysofstatic. The Verge l’aveva definito “Il gioco più ambizioso dell’universo”, aveva conquistato tutta la stampa di settore presente all’evento e generato un hype incredibile.
Sono passati più di due anni da quell’e3, nel tempo in attesa dell’uscita si è visto ben poco del gioco in questione: un paio di video montati ad arte mostranti “gameplay”, qualche intervista al lead game designer Sean Murray e poco altro. Era stato promesso multiplayer e quindi la possibilità di giocare con i propri amici, grandi battaglie spaziali, pianeti differenti e persino la possibilità di distruggere le stazioni spaziali. Su carta, il gioco definitivo per gli amanti della fantascienza.
Potete trovare un’analisi degli aspetti positivi, fatta dal buon Nicolas, qui.
No Man’s Sky è uscito il 10 agosto scorso e quello che gli utenti si sono trovati di fronte non è stato il gioco promesso da Hello Games.
SPAZIO, ULTIMA FRONTIERA
La domanda principale da porsi è: qual è lo scopo di No Man’s Sky? L’esplorazione spaziale, ovviamente. Non esiste trama, è solo un vagare nello spazio a casaccio fino a trovare la prossima Atlas Station. Cosa c’è all’interno delle Atlas Station? Nulla di interessante, delle Warp Cells necessarie per lo spostamento in altri sistemi solari e magari qualche blueprint di tecnologia, ma questo è tutto. Almeno l’esplorazione è divertente? No, non lo è: il tutto si riduce a visitare i pianeti presenti in un sistema solare; cercare le risorse necessarie per non rimanere a secco di carburante; catalogare un paio di specie aliene; andare alla ricerca di tecnologia aliena o l’ennesimo avamposto con lo stesso personaggio all’interno e ripartire. Può essere divertente per le prime 3-4 ore, ma non si evolve in alcun modo, è lineare e viene facilmente a noia.
Le stazioni spaziali sono identiche, a seconda della razza cambia solamente l’aspetto esteriore mentre all’interno saranno tutte copiaincollate ad arte: all’inizio è possibile accedere solamente ad una parte, dove si trova un npc dal quale si possono ottenere blueprint se la scelta effettuata durante il dialogo sarà esatta. Una volta sbloccati gli Atlas Chip, si può esplorare il resto della stazione, consistente in un altro paio di stanze minuscole. È anche possibile accedere al Galactic Market, utile per comperare le risorse che permettono di proseguire l’esplorazione.
Tra le altre feature non presenti c’è l’impossibilità di distruggere le stazioni spaziali e la totale assenza di grandi flotte di navi.
L’interazione con gli npc è ridotta all’osso e così è pure quella relativa alle alleanze. Le varie razze di alieni senzienti presenti appartengono a diverse fazioni. Murray, intervistato da IGN, aveva rilasciato questa dichiarazione «Razze diverse hanno attributi diversi. A seconda di come gioco potrei allearmi con una invece che con un’altra ».
Se il primo punto è veritiero (i Korvax ad esempio sono scienziati, mentre i Vy’Keen sono guerrieri di natura) non lo è il secondo: è possibile portare al massimo lo status con ognuna delle tre fazioni senza che ciò abbia ripercussioni sulle relazioni con le altre specie, nessuna perdita di reputazione se si preferisce una razza ad un’altra. Conseguenza di questo è la totale assenza di grandi battaglie spaziali tra gli schieramenti, presenti invece nel video di gameplay presentato all’E3 2015, e di qualsiasi altra forma di interazione tra specie. Perdere reputazione è poi molto difficile, anche distruggendo altre navi alleate, e basta pochissimo per recuperare i punti persi. Queste lacune a livello di gameplay fanno sembrare quello che doveva essere un universo vario e pieno di vita, una landa desolata in cui vagare senza una meta, ripetendo sempre le stesse azioni.
INFINITI PIANETI, BEN POCHE DIFFERENZE
I pianeti sono quantomeno desolanti, di quanto mostrato nel primo trailer non è rimasto assolutamente nulla: viene mostrata una rigogliosa foresta di alberi dalla rossa chioma, un placido fiume scorrere nel mezzo, dividendola, grossi erbivori al pascolo e sulla sponda destra la nostra astronave. Nel gioco rilasciato lo scorso agosto tutto questo non è presente: i pianeti sono al più brulle distese di terra, su alcuni si può trovare dell’erba e qualche albero sparso, ma nessuna foresta come quella mostrata nel trailer dell’E3. La fauna è dotata di un’intelligenza artificiale che definire ridicola è riduttivo: si possono trovare gruppi di animali fino a dieci elementi, ma non fanno altro che muoversi in un raggio ridotto e scappare o attaccare il giocatore a seconda della loro indole.
Altra mancanza è quella di pianeti desertici: nel trailer di annuncio si vede il giocatore fermo sulla superficie di uno di essi ed un grande animale dalla forma serpentina attraversare lo schermo, anche in video di gameplay risalenti ad aprile questi pianeti fanno la loro comparsa. Alla release? Volatilizzati.
Le grandi masse planetarie non ruotano attorno al loro asse, le lune non orbitano intorno ai pianeti e questi ultimi non compiono rotazioni attorno al sole. A dirla tutta non esiste nemmeno un vero e proprio sole, è solo un effetto luminoso posto nella sky box. Tutti elementi confermati nelle interviste degli scorsi mesi e anni la quale mancanza rende l’universo di gioco ancora più piatto e scialbo di quanto già non sia. Sono presenti strutture delle diverse razze, ma i modelli sono riciclati per i diversi corpi celesti, e anche vecchie fabbriche ormai abbandonate, a quanto pare chi le ha costruite non aveva molta inventiva dato che si compongono di una stanza con un po’ di loot e di una che presenta un computer con il solito minigioco delle tre scelte: se l’alternativa scelta risulta sbagliata, il terminale si bloccherà per sempre.
INVENTARI ED EVENTUALI
Altra nota dolente è composta dalla navigazione del menu e dall’inventario di gioco: nel 2016 un sistema così complesso non è accettabile. Il dover navigare tra diversi menu solo per portare a termine una singola azione di crafting è semplicemente stupido…e il medesimo processo di crafting non è da meno: per creare una cosa fondamentale come le Warp Cells (necessarie per viaggiare tra i diversi sistemi solari) bisogna passare per non meno di quattro processi: prima bisogna craftare del suspension fluid (50 unità di carbonio); poi un’unita di electron vapour (100 unità di plutonio e una di suspension fluid); con questo creare dell’antimatter (un electron vapour, 50 unità di heridium e 20 unità di zinco) e infine unire l’antimatter a 100 unità di thamium9; tutto questo per una singola Warp Cell. Non è complesso, non ha spessore, è solo inutilmente convoluto.
Il volo spaziale non è affetto da nessuna legge della fisica: se in Elite: Dangerous ogni nave ha una diversa manovrabilità, dagli agili caccia alle più lente corvette, e il volo spaziale risponde alle leggi della fisica newtoniana, in NMS ogni veicolo ha la stessa identica manovrabilità che non viene inficiata dalle dimensioni dello stesso e non esiste fisica, sembra di pilotare un gigantesco autoscontro immerso in un bagno di melassa.
TIRANDO LE SOMME
No Man’s Sky risulta quindi essere la più grande occasione sprecata della corrente generazione videoludica. Un prodotto che poteva essere semplicemente rivoluzionario e in grado di spostare verso l’alto l’asticella dei giochi spaziali, è risultato essere solamente una grossa montatura, con molte meno feature di quelle promesse e che ha lasciato scottati molti acquirenti. Hello Games ha promesso l’aggiunta di content con future patch, ma ad ora il loro prodotto invece che essere un tripla A da 60 euro, risulta essere piuttosto un mediocre early access dal valore di non più di una ventina di euro. Le steam charts parlano chiaro: in poco più di un mese NMS ha perso circa 160.000 giocatori e a meno di miracoli da parte della software house, questi non sembrano intenzionati a tornare.
Classe 1992. Sin dalla tenera età di 6 anni affamato videogiocatore. Cresciuto a pane e pc games, solo negli ultimi anni si è dotato di qualche console, rimanendo comunque fedele al suo credo originale.
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Classe 1992. Sin dalla tenera età di 6 anni affamato videogiocatore. Cresciuto a pane e pc games, solo negli ultimi anni si è dotato di qualche console, rimanendo comunque fedele al suo credo originale.
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