Buongiorno piccole informi aplisie,
Come state?
Oggi affronteremo la seconda parte dell’argomento iniziato il mese scorso: la Neuropsicologia.
Come abbiamo già detto, i neuropsicologi si occupano di cercare di comprendere il funzionamento della mente osservando ciò che accade quando un cervello è danneggiato. È possibile infatti imbattersi in pazienti che, a seguito di un danno cerebrale, manifestino sintomi quantomeno bizzarri. Fin dagli albori della neurologia sono state classificate infinite e curiose sindromi o associazioni di sintomi a seguito di spanamento del cerebro.
Ad esempio, uno dei disturbi più studiati è la perdita del linguaggio, ovvero l’Afasia. Come voi ben sapete, il linguaggio risiede nella parte sinistra del cervello e più precisamente in quelle strutture che chiamiamo perisilviane, che significa “intorno alla scissura di Silvio”, ovvero quel solco che taglia in due orizzontalmente l’emisfero – oh, se non avete capito googlatelo che non ho cazzi di spiegarmi meglio-. L’afasia si presenta in molteplici forme, a seconda della gravità ma soprattutto della componente del linguaggio che è stata danneggiata.
Principalmente si distinguono due macrocategorie: afasie fluenti e non-fluenti. Nelle prime il paziente riesce a parlare, ma solitamente compone una cosiddetta insalata di parole per cui l’interlocutore non capisce una mina di quello che il paziente dice. Esempio: ehh sì sì il coso lì l’ho preso e l’ho cosato, in quel domodossolo lì cocchetto dai ambarabà ciccì coccò. Generalmente, nelle afasie fluenti, la capacità di comprendere quello che gli altri dicono va a farsi benedire. Nelle afasie non fluenti abbiamo invece il fenomeno opposto: il paziente parla poco (o per nulla) ma è abbastanza in grado di capire il linguaggio altrui. Il caso di afasico non fluente più famoso è stato Monsieur Tan, scoperto da Paul Broca nel 1861, da cui prese poi il nome proprio l’afasia di Broca. Il paziente in questo caso era in grado di dire solo “tan, tan, tan…”. Anche a me capitò un paziente analogo, solo che riusciva a dire solo “dio bon”. A ognuno il suo, insomma.
In ogni caso, state attenti a non perculare apertamente il paziente afasico perché potrebbe essere benissimo in grado di comprendervi. Il fatto che il paziente sia in grado di capire si verifica mediante test appositi, chiedendogli ad esempio di eseguire ordini semplici o di riconoscere alcune figure indicate verbalmente.
Concluderei questo excursus parlandovi dell’Aprassia. In questo caso, a seguito di lesioni parietali sinistre (a volte frontali) i pazienti perdono la capacità di eseguire correttamente dei gesti che prima erano attività routinarie della vita quotidiana. Ad esempio, alcuni potrebbero non essere in grado di fare “ciao” con la mano e di utilizzare simili gesti simbolici (come la V di vittoria con indice e medio, o il segno dell’autostop). Altri potrebbero perdere la capacità di utilizzare oggetti di uso quotidiano, come un martello o un pettine. Quando gli venisse chiesto di mostrare l’uso di uno spazzolino, ad esempio, lo userebbero per pettinarsi i capelli. Mi è capitato personalmente di assistere questo genere di disturbo, non vi dico che spasso quando gli chiedevamo di accendere una candela: ho rischiato il rogo più volte. La cosa più divertente dell’aprassia è la dissociazione automatico-volontaria: un parolone per dire che il disturbo si manifesta maggiormente quando al paziente è richiesto di fare quel gesto in un contesto di esame clinico, mentre egli è in grado di eseguirlo in modo automatico, sì insomma, se non ci pensa su. Ho visto coi miei occhi un paziente che non era in grado di schioccare le dita a comando e cinque minuti dopo, quando doveva ricordare una parola, ha iniziato a fare *skiokk skiokk* con le dita tipo “ma come si dice…?”
Bene cari, ora anche io SKIOKKO LE DYTA ed esco, ci sentiamo tra due settimane.
Dr Sucks.
(nella foto: il cervello di Monsieur Tan. Il buco che vedete corrisponde ad un’area cerebrale che oggi si chiama, non a caso, area di Broca.)
Il Dr Oliver Sucks nasce numerosissimi anni fa in un paesino imprecisato del Uaiòming. Dopo un’infanzia e un’adolescenza assolutamente mediocri, si iscrive al corso di Psicologia e Neuroscienze della scuola Radioelettra di Torino e si laurea col massimo dei voti. Consegue poi un dottorato in Neurotuttologia alla CEPU e infine corona il suo sogno scientifico diventando emerito professore di Cognitive Neuroscience alla Fave University. Da qualche tempo, nei momenti liberi tra un simposio, una conferenza e una frustata ai suoi dottorandi, si dedica alla divulgazione di argomenti neuroscientifici per voi giovani topini da laboratorio di IMDI. E’ anche un accanito fan degli Elio e le Storie Tese, nel caso non ve ne foste già accorti. http://www.facebook.com/ilDottorSax
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Il Dr Oliver Sucks nasce numerosissimi anni fa in un paesino imprecisato del Uaiòming. Dopo un’infanzia e un’adolescenza assolutamente mediocri, si iscrive al corso di Psicologia e Neuroscienze della scuola Radioelettra di Torino e si laurea col massimo dei voti. Consegue poi un dottorato in Neurotuttologia alla CEPU e infine corona il suo sogno scientifico diventando emerito professore di Cognitive Neuroscience alla Fave University. Da qualche tempo, nei momenti liberi tra un simposio, una conferenza e una frustata ai suoi dottorandi, si dedica alla divulgazione di argomenti neuroscientifici per voi giovani topini da laboratorio di IMDI. E’ anche un accanito fan degli Elio e le Storie Tese, nel caso non ve ne foste già accorti. http://www.facebook.com/ilDottorSax
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