Buongiorno schiere di fan (???), eccoci al nostro secondo appuntamento con lo sfavillante mondo del cinema. Come avete passato il ferragosto? Vi state ancora riprendendo dalla sbronza colossale in spiaggia, vero? Magari avete fatto pure qualche gavettone, ma siccome eravate ciucchi come zucchine al posto dell’acqua avete usato vetri rotti e adesso vi state ancora togliendo schegge dagli occhi? Tipico…
Sarò buona con voi allora e vi propongo una lettura leggera, come ci consiglia Studio Aperto ogni santo giorno.
Come sapete ho studiato in quel covo di bolscevichi che è il Dams e in 3 anni, sebbene la mia facoltà non fosse grande e famosa come Bologna, ho visto passare della fauna interessante (e a volte anche della flora, considerando la quantità di muschio che può crescere sotto le ascelle di un damsiano allo stadio terminale).
Una piccola premessa: la gente che frequenta il Dams è composta al 90% da hipster, al 9% da scarti della società, rifiutati persino dalle Suore Benedettine Samaritane della Croce di Cristo, e all’1% da gente simil-normale con qualche ambizione (percentuale che però si riduce drasticamente nelle università più piccole) ma ben consapevole di avere poche prospettive lavorative che si ridurrà, alla fine del percorso accademico, a scrivere per sitarelli demenziali e razzisti non trovando nulla di megl… Oh wait! Cancellate l’ultima frase.
Tornando a noi, avrete capito che è difficile fare l’identikit del personaggio-tipo del Dams, ma solo il più strano assembramento di esseri mitologici.
Proviamo quindi a classificarli.
Il cinefilo accanito
Ovviamente, per intraprendere il percorso cinematografico, la cinefilia è condizione sufficiente (ma purtroppo non necessaria). Anche il cinefilo può essere suddiviso a sua volta in due categorie minori, una delle quali è quella col muschio sotto le ascelle di cui ho parlato prima. Il cinefilo di tipo A (così lo chiameremo) passa le sue giornate a guardare film, cosa che fa da quando aveva 8 anni dal momento che era brutto e nessuno voleva giocare con lui, bere birra in osterie raffinate (per quanto può essere raffinato un ambiente in cui ci si esprime a bestemmie) e rollare “sigarette”. Quando poi si annoia passa il tempo a leggere pesantissimi saggi di semiotica o, alla meglio, l’edizione critica del primo cortometraggio mai girato dal più famoso regista Svervegese.
Come riconoscere il cinefilo accanito:
-capelli rigorosamente unti (anche se pelato)
-maglione a righe dai colori improponibili (solitamente verde vomito e giallo tisico)
-occhiali da secchione
-aria finto-annoiata da intellettuale
-dizionario del cinema sotto il braccio sinistro e birra nella mano destra
-borsa in stoffa di una qualche edizione del Festival del Cinema di Venezia
La seconda categoria invece, il cinefilo di tipo B, è sostanzialmente la versione meno sfigata del tipo A (la differenza sta nel muschio) e socialmente più adattata. Predilige la compagnia degli amici al buio della sala e ha attorno a sé l’aria del vincente (dovuta all’aspetto mediamente più gradevole), ma solo all’interno del Dams! Fuori da queste mura rimarrà inevitabilmente un secchione sfigato.
Il musicologo saccente
Eccolo qui, colui che si crede Dio in terra. Sceglie l’indirizzo musicologico perchè sa strimpellare l’intro di Smoke on the water e sogna di sfondare nel mondo della musica, ma non ha abbastanza capacità per entrare in un qualsiasi conservatorio. Solitamente stringe amicizia con tutti i gruppi locali nella speranza di un ingaggio, ma se disgraziatamente dovesse attaccarsi a voi allora farà sfoggio della sua infinita cultura musicale, mostrandovi la sua inestimabile collezione di CD dei Coldplay oppure, nella peggiore delle ipotesi, gruppi che solo lui e il suo cane conoscono (e ha dovuto sopprimere il cane perché pretendeva di saperne più di lui).
Questo è un pericolosissimo ibrido di hipster e se non volete che i coglioni vi girino a ritmo sincopato statene alla larga. Oppure ditegli che ascoltate solo i Beatles: vi riserverà il suo più feroce sguardo d’odio e non vi rivolgerà mai più la parola.
Il teatrante da strada
Ebbene sì! Esiste anche l’indirizzo teatrale e, cosa ancor più assurda, qualcuno che lo sceglie!
Il teatrante da strada viene chiamato così perché dopo l’università finirà i suoi giorni a mendicare un tozzo di pane ai bordi delle strade nel caso sia provvisto di cromosomi XY, oppure a vendere il suo corpo in Pontebbana nel caso di cromosomi XX pur di lavorare come lustrascarpe dell’assistente di scena nel teatro più vicino a casa.
È per questo che quasi più nessuno sceglie teatro. Seriamente, teatro?
Dicono che con il cinema non si mangia, figurarsi con il teatro. È già tanto che ti lascino respirare l’aria gratuitamente.
La cariatide
Ce n’è una in ogni corso di laurea. Più vecchia dei biscotti stantii a casa di mia nonna, la cariatide si iscrive al Dams convinta di trovare un corso di laurea piuttosto semplice per appagare il suo senso di inferiorità rispetto ai colleghi d’ufficio, tutti plurilaureati. La cariatide infatti ha superato i 50 anni già un paio di volte (non gli è riuscito al primo colpo, come l’ultimo appello) ma non contenta della sua vita si costringe a passare il suo tempo libero tra i ventenni, magari con la speranza di bombarsene qualcuno.
Durante le lezioni ostenta un interesse palesemente fasullo, intervenendo spesso e facendo domande, prendendo pagine e pagine di appunti (che si riveleranno poi la stessa frase ripetuta più volte), dando interpretazioni assolutamente personali riguardo gli argomenti spiegati a lezione e ricevendo, per tutta risposta, lo sguardo basito del professore, che molto tranquillamente esclama “Mi spiace ma temo che lei non abbia capito niente”.
Puntualmente prima di un esame vaga per i corridoi a elemosinare appunti, spiegazioni, diapositive e quant’altro possa farle superare l’esame, che ovviamente non supera. Dopo un paio di tentativi falliti la cariatide dirada sempre più la sua presenza, fino a cadere per sempre nell’oblio.
L’hipster
Al Dams l’hipster è nel suo habitat. Che si tratti di fricchettoni dalla chioma fluente e camicia a quadri corredata di kefiah, di macfag che si ergono a smanettoni detentori supremi della sacra arte del montaggio con Final Cut, di alternativi paxxerelli all’ultimo grido, l’hipster trova nel Dams l’ambiente ideale per la sua autorealizzazione.
Non c’è nulla di più odioso, di più fuoriluogo, di più degradante di un hipster che affossa la già precaria credibilità del Dams.
Nel migliore dei casi sarà un semplice fancazzista, parcheggiato all’università finchè papà non gli taglia i viveri. Di per sé non è un essere pericoloso, anzi, può essere anche una piacevole compagnia per una serata avvinazzata senza troppe pretese; solitamente ha anche una discreta cultura che compensa però con una imbarazzante negligenza in fatto di studio, il che ve lo renderà odioso dopo un paio di uscite in compagnia. Questo se vi va bene.
Se vi va male avrete a che fare con una macchina scassa coglioni frantuma cervella, che vi assillerà giorno e notte con i suoi racconti di viaggi a Londra, frappuccini da Starbucks, concerti sfolgoranti o anteprime in esclusivissimi cinema (a seconda dell’indirizzo ovviamente, ma non è detto). Si offrirà di aiutare in qualsiasi progetto accademico perché deve fare bella mostra del suo inesistente talento e della sua piatta creatività. Se vi capita di incontrare questo essere mitologico prendetelo a randellate nelle gengive finché non gli piantate i denti nel cervelletto. È troppo persino per noi.
I wannabe
È gente che si iscrive perché vuole diventare attore/cantante/musicista.
Isolateli e derideteli; nel giro di un mese capiranno di aver toppato alla grande, si ritireranno e proveranno ad entrare al Centro Sperimentale di Roma, ma essendo dei perfetti nessuno verranno umiliati e finiranno i loro giorni a raccontare di quella volta in cui erano quasi diventati famosi. Mentre puliscono cessi all’autogrill.
Ecco, ora sapete con chi avete a che fare nel caso la vostra facoltà fosse pericolosamente vicina alla sede del Dams o, nel malaugurato caso vorreste iscrivervi voi stessi, come preservare la vostra sanità mentale (se ancora fosse integra).
(ecco come NON finirà un laureato Dams)
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