Aggiornamento 23:30: a sei ore dall’evento, sembra che non sia ancora arrivata alcuna conferma sulla riuscita dell’atterraggio del lander. Per ora è solo stata stabilita correttamente una comunicazione con la sonda principale, la TGO, che è in orbita attorno al pianeta. Non appena ci saranno ulteriori informazioni, procederemo all’aggiornamento dell’articolo.
Per tutti coloro che hanno visto Sopravvissuto – The Martian, il nome Schiaparelli dovrebbe suonare familiare. Schiaparelli è la landa desolata da dove lo sfortunato astronauta NASA Mark Watney parte per tornare sulla nave madre Ares, dopo oltre 500 sol (simili ai giorni terrestri) su Marte. A parte questa breve citazione, il nome Schiaparelli può essere sconosciuto ai più, ma grazie a ESA probabilmente da oggi un po’ meno. Se il film tratto dal libro di Andy Weir è finzione, e l’equipaggio di Ares III non è mai atterrato sul Pianeta Rosso, l’evento che oggi rimbalza su tutti i siti specializzati e sulle varie testate nazionali è reale.
Il lander (ovvero il modulo di atterraggio) Schiaparelli della sonda ExoMars è infatti atterrato sulla superficie di Marte dopo ben tre giorni di viaggio, che l’hanno portata dall’altitudine di 121 km e dalla velocità di oltre 21.000 km/h ad “ammartare” grazie ad un robusto sistema misto di paracadute e propulsori. Il dimostratore robotico è atterrato su Meridiani Planum, una zona pianeggiante di circa 100×15 km, dove nel 2004 è atterrato il rover NASA Opportunity (gemello di Spirit).
Il segnale che sugellava il successo non è arrivato immediatamente, come era inizialmente previsto, ma è stata utilizzata la sonda Mars Express come ponte verso la Terra, un’ora e mezza dopo l’evento, alle 18:33 ora italiana.
Il successo di ExoMars sarebbe un grande incentivo all’esplorazione del pianeta, attorno al quale recentemente si è creato un clima di hype incredibile dopo le dichiarazioni di Elon Musk sulle intenzioni di SpaceX per il futuro. La missione ExoMars è la risposta euro-russa alle proposte NASA per l’esplorazione spaziale oltre l’orbita terrestre, più precisamente appunto verso Marte. ExoMars è gestita da ESA (Agenzia Spaziale Europea) e Roscosmos (Agenzia Spaziale Russa) congiuntamente, nonostante il payload sia stato costruito quasi interamente in Europa.
In particolare, la sonda è composta da due parti principali, il TGO (Trace Gas Orbiter) e appunto Schiaparelli, il lander. Il nome completo di Schiaparelli è “Entry, Descent and Landing Demonstrator Module” (EDM), in quanto serve a dare una prova di forza delle capacità di ESA e Roscosmos di gestire in autonomia l’atterraggio di una sonda nelle difficoltose condizioni che il Pianeta Rosso offre. Il lander, dal peso di oltre mezza tonnellata, durante il viaggio fino al pianeta e nella fase di discesa nell’atmosfera è stato protetto da una copertura aerodinamica, allo scopo di proteggere le delicate componenti interne dalle fasi più calde dell’atterraggio. Successivamente all’apertura dei paracadute, il modulo ha utilizzato i propulsori di bordo per effettuare gli ultimi metri di discesa.
Non essendo provvisto di generatori di elettricità (come pannelli solari o RTG) la durata della missione è stata ridotta a soli 2-8 sol, più che sufficienti per effettuare i previsti esperimenti scientifici.A bordo, Schiaparelli monta strumenti dedicati allo studio delle tempeste di sabbia e dell’umidità (DREAMS), campi elettrici (MicroARES) e alcuni apparati fotografici (DECA). Alcuni di essi sono stati tra l’altro sviluppati in Italia all’Università di Padova e dall’Istituto Nazionale di Astrofisica: un pezzettino di Italia su Marte! La maggior parte delle apparecchiature per la rilevazione dei dati infatti, sono state collocate su TGO.
Di più interessante impatto scientifico è quindi TGO, la parte del veicolo che rimarrà in orbita (a circa 400 chilometri di altitudine), per una durata prevista di quattro anni. La sonda si occuperà di analizzare la composizione dei gas che compongono gli strati più alti dell’atmosfera marziana, con l’obiettivo di raggiungere una migliore conoscenza dei gas che la compongono (principalmente metano) e per cercare tracce di attività geo-biologiche presenti o passate. Gli esperimenti a bordo sono molteplici: NOMAD e ACS (spettrometri a infrarossi/ultravioletti), CaSSIS (una fotocamera ad alta risoluzione per localizzare future zone di atterraggio) e FREND (un detector di neutroni per la ricerca di idrogeno), per un totale di circa 115 kg.
Il veicolo è stato lanciato il 14 Marzo 2016 da Baikonur, in Kazakhstan, in cima ad un vettore di lancio Proton. L’accordo tra ESA e Roscosmos prevede di utilizzare Proton anche per il lancio della successiva fase di ExoMars, ovvero il lancio di un rover previsto per il 2020. Esso sarà costruito interamente da ESA, e i russi si occuperanno del modulo di atterraggio. Su questa missione rimane comunque un alone di incertezza: visti i recenti tagli al budget dell’Agenzia Spaziale Russa (che ha ridotto l’equipaggio sulla ISS da 3 a 2 in attesa del modulo Nauka) e la carriera non proprio limpida del vettore Proton (10 fallimenti su un centinaio di lanci) molto probabilmente assisteremo ad uno slittamento della data prevista. E ciò non è scontato, visto che incidenti del genere capitano anche a promettenti aziende come SpaceX.
Oltre a ExoMars, questa settimana ha visto il lancio di altre due missioni: Shenzhou 11 e Antares. Domenica 16 l’Agenzia Spaziale Cinese (CNSA) ha effettuato il lancio della missione Shenzhou 11, veicolo da trasporto umano cinese con due astronauti a bordo. O meglio, visto la nazionalità, taikonauti. La missione ha come obiettivo quello di raggiungere l’avamposto orbitale Tiangong 2, ovvero la seconda stazione spaziale cinese ad orbitare la Terra, in volo disabitata da circa un mese. Anche qui, come per TGO/Schiaparelli, in realtà la missione è rivolta a compiere test e simulazioni per il successivo invio in orbita (previsto per il decennio 2020) della prima stazione multi-modulo cinese.
Altro avvenimento è il lancio di Antares (Lunedì 18) con a bordo il veicolo di rifornimento per la ISS Cygnus: questa data segna il ritorno di Orbital ATK nei lanci, dopo lo stop di 2 anni successivo all’incidente dell’Ottobre 2014. L’azienda ha infatti deciso di sostituire i motori del primo stadio con degli RD-181 di fabbricazione russa, diventando il secondo veicolo americano dopo la serie degli Atlas V ad impiegare motori russi. Il cargo è atteso sulla ISS per Domenica, trasportando 2,4 tonnellate tra esperimenti scientifici, rifornimenti di cibo e acqua e oggetti personali.
Queste missioni, assiame a TGO, sono un ulteriore passo avanti verso la comprensione e l’esplorazione del cosmo, anche da parte di agenzie spaziali diverse dalla NASA, che ha finora quasi sempre dominato la scena. Brava ESA!
30 Maggio 2017
13 Maggio 2017
8 Maggio 2017
3 Maggio 2017
28 Aprile 2017
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.