Salve gente a caso !
Dopo essere sopravvissuto alle follie di Bologna, tra cui Frullo’s rainbow socks with sandals (don’t ask), vi propongo una mia vecchia riflessione, usata, incredibile ma vero, come argomento di un tema d’italiano.
Oggi vi parlerò di GIUSTIZIA.
Guardando sul dizionario la parola “giustizia” vediamo che questa è definita come “valore, principio etico che consiste nel riconoscere e rispettare i diritti di ogni individuo, valutando correttamente i meriti e le colpe di ognuno”.
Il termine greco per giustizia è dikaiosyne mentre il giusto è dikaios. Derivano dal sostantivo dike che significava in origine colei che indica, che indirizza e quindi direttiva, indicazione, ordine. Il dikaios, il giusto, è colui che si comporta in modo conforme alla parte della società in cui vive e compie il suo dovere verso gli dei e verso i suoi simili.
Questa è una definizione generale, ma questo concetto è stato interpretato nel corso dei secoli nei modi più diversi.
Ma allora cos’è questa giustizia ? E chi ha ragione ?
Be’, secondo il mio modestissimo parere, tutti e nessuno.
“Tutto è relativo, a parte questa frase”. Spessissimo vi ho rotto le palle con questo mio aforisma, eppure devo ricorrervi ancora una volta per spiegarvi la mia conclusione.
Piccolo ragionamento pseudo-matematico: per riconoscere e rispettare i diritti di ogni individuo (definizione vocabolario), bisognerebbe riconoscere e rispettare i diritti di 8 miliardi di persone contemporaneamente, e nessuno dovrebbe compiere azioni o approvare leggi che neghino o violino i diritti degli altri 7.999.999.999 individui. Inoltre, per fare ciò, tutti dovrebbero conoscere i diritti di tutti gli altri, quindi essere praticamente onniscienti. Infine c’è da considerare che le esigenze delle persone cambiano nel tempo a seconda delle situazioni.
Secondo questo ragionamento, nessuna legge rispetta il concetto di giustizia, quindi andrebbero abolite tutte, sfociando così nell’anarchia, che, per definizione, vìola il concetto di giustizia, essendo il suo opposto.
È un assurdo !
E’ vero, il discorso precedente è esagerato, ma è un modo per far capire che, anche se è impossibile arrivare alla giustizia perfetta, è necessario arrivare ad una buona approssimazione.
Infatti questo concetto, con tutte le sue varianti, è ancora tema di discussione: cos’è giusto ? Qual è la forma di governo più giusta ? Se una cosa ci sembra giusta ma è illegale, è legittimo farla o meno ?
Bisognerebbe imparare a distinguere ciò che è giusto da ciò che ci fa comodo, il nostro interesse dai nostri diritti, perché altrimenti, oltre a violare il concetto di giustizia (relativo o meno), si diventa ipocriti, egoisti e si danneggia il prossimo.
La questione rimane parzialmente (se non totalmente) irrisolta, e probabilmente rimarrà irrisolta ancora per molto tempo, ma la lascio agli studenti di giurisprudenza ed altra gente molto più competente di me.
Secondo me una delle migliori soluzioni a questo annoso problema ce l’ha data Kant, nel suo scritto “Che cos’è l’Illuminismo”, tramite un esempio. Kant sostiene che quando ad un soldato viene dato un ordine da un superiore, secondo lui ingiusto, questi deve prima esegue l’ordine senza discutere, dopodiché far notare al superiore l’inguistizia dell’ordine, motivando la critica.
Tornando ai nostri giorni, mi viene spontaneo fare un paragone con le leggi.
Come agire nel caso di una legge ingiusta ?
Se c’è una legge che dal mio punto di vista è ingiusta, per me è ingiusto non rispettarla, secondo una sorta di “legge morale” dentro di me (sempre citando Kant). La cosa giusta da fare sarebbe rispettarla, dopodiché mobilitarsi per cambiarla; solo dopo aver verificato con certezza che è impossibile cambiarla, allora diventerebbe legittimo infrangerla.
Questa teoria è molto generica, quindi provo ad aiutarvi con un esempio pratico. Parcheggiare sulle striscie è illegale, ma lo fanno tutti. Perché ?
Perché sono pigri, perché non c’è posto, perché pensano “ma in fondo non fa male a nessuno, i pedoni basta che fanno il giro”. Gli automobilisti, in un certo modo, fanno qualcosa di legalmente ingiusto per favorire la loro visione personale di giustizia. Stanno, anche se in maniera blanda, infrangendo la legge, ma nessuno ne fa un dramma, perché è un “crimine” globalmente accettato dalla società.
Ma allora chi ha ragione, il codice della strada o gli automobilisti ? Qua entrano in gioco un sacco di altri concetti come “flessibilità”, “emergenza” e molti altri che non mi va di trattare perché vi ho già annoiato abbastanza per oggi.
Alla prossima !
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