Il 19 novembre 2016 è destinato a passare alla storia come la giornata di Italia-Sudafrica: allo Stadio Artemio Franchi di Firenze l’Italrugby ha trovato la prima vittoria di sempre contro una superpotenza del rugby. Le premesse non erano delle migliori, vista la partita di settimana scorsa contro gli All Blacks. Però la nazionale di O’Shea è riuscita a mettere in campo una grinta inaudita, mista a voglia di vincere, di impressionare. Impresa resa possibile non solo per l’impegno da parte degli Azzurri, ma anche per la mancanza vera e propria di organizzazione da parte degli Springboks: con la sconfitta di ieri, i sudafricani sono alla sesta partita persa in sette incontri giocati.
Il primo tempo di Italia-Sudafrica è stato un botta e risposta. Prima la meta di Habana per gli Springboks, poi il sorpasso azzurro con meta più trasformazione. Al 40′ il risultato dava il Sudafrica in vantaggio per 12-10 sì, ma con la consapevolezza di aver affrontato l’avversario alla pari. Nella ripresa invece, la situazione ha rischiato di complicarsi: all’inizio del secondo tempo un cartellino giallo costringe l’Italia a giocare in inferiorità numerica. Durante i 10 minuti di penalità da parte dell’azzurro Fuser, gli Springboks allungano su calcio piazzato portandosi sul risultato di 10-15.
Alla fine della penalità, l’Italia torna a macinare gioco e al 56′ minuto segna la seconda meta con Giovanbattista Venditti, successivamente trasformata da Canna per il 17-15. Successivamente il Sudafrica sfrutta un calcio di punizione a metà campo e trova di nuovo il vantaggio per 18-17. Proprio verso il finale, i limiti di questi Springboks iniziano a venire fuori. Su un fallo da parte dei sudafricani, Canna mette dentro il calcio di punizione che segnerà il risultato definitivo di 20-18. Nei minuti finali l’Italia, a ridosso della linea di meta avversaria, organizza una maul che arriva in meta con Fuser. Urlo di gioia momentaneamente strozzato dal verdetto dell’arbitro che ha annullato la marcatura azzurra. A pochi secondi dall’extra time il Sudafrica regala l’ennesimo pallone agli azzurri, che ringraziano spedendo il pallone fuori dal campo, decretando la fine del match.
La sconfitta con l’Italia da parte degli Springboks risuona ancora più grave di quella contro il Giappone durante la Rugby World Cup del 2015. In quell’occasione la nazionale di Heyneke Meyer subì le critiche della stampa e anche quelle di Fikile Mbalula, ministro dello sport Sudafricano. Il parlamento sudafricano ha avviato il “Transformation Strategic Plan“, ovvero un progetto che prevede una nazionale composta almeno al 50% da giocatori non bianchi. Questa misura è stata annunciata proprio da Fikile Mbalula, ed è stata applicata anche agli altri sport nazionali oltre il rugby. A sollevare la questione è stata anche la gestione precedente a quella di Coetzee: in occasione della Coppa del Mondo 2015 la nazionale sudafricana era rappresentata perlopiù da giocatori bianchi. Lo stesso allenatore poi è stato criticato durante il suo mandato per lasciare spesso fuori i nazionali di colore rispetto ad un altro di pelle chiara. Tanti esperti vedono questa manovra di integrazione come una cosa non necessaria, ovvero: se un giocatore merita di vestire la maglia Springboks andrebbe convocato indipendentemente dal colore della pelle. Tra i risultati non esaltanti e le “racial quotas” sicuramente è più difficile per un allenatore riuscire a trovare il bandolo della matassa, non potendosi attenere più solamente alla meritocrazia come criterio chiave per comporre la sua squadra.
Secondo Laurie Mains, allenatore degli All Blacks durante la Rugby World Cup del 1995, la motivazione per cui gli Springboks non stanno entusiasmando è proprio il “Transformation Strategic Plan“. Lo stesso Mains, allenò una squadra di Super Rugby (campionato tra Nuova Zelanda, Sudafrica e Australia) sudafricana e dice “Quando allenai lì potevo capire il motivo di usare queste quote” aggiungendo “Era un valido tentativo di creare opportunità per giocatori di colore, e lo rispettavo, perché non ce n’erano molti“. Ma allo stesso tempo l’ex-allenatore All Blacks ha detto che il Sudafrica ha avuto modo di sviluppare giocatori sia bianchi che di colore nel corso degli anni, e che finché il sistema di “racial quotas” sarà attivo e valido per selezionare gli Springboks, il loro tempo come competitori top è finito. In tutto ciò, l’attuale tecnico Allister Coetzee ha ricevuto l’ordine dai piani alti di presentare una nazionale per la prossima Coppa del Mondo che sia almeno per metà composta da giocatori di colore. Provate a immaginare una nazionale italiana composta da rappresentanti per ogni regione…
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