Guardando indietro a questo 2016 appena trascorso non possiamo non immaginare che, con ogni probabilità, esso verrà ricordato come uno degli anni più neri in assoluto per quel che riguarda la scomparsa di volti noti e personaggi illustri. Da David Bowie ad Alan Rickman, passando per Prince e Leonard Cohen, molti sono gli ambiti e i paesi che piangono i loro VIP. Il nostro ovviamente non è stato risparmiato: abbiamo dovuto infatti dare l’ultimo saluto a personaggi del calibro di Giorgio Albertazzi, Carlo Pedersoli (alias Bud Spencer), Anna Marchesini, Dario Fo e Umberto Veronesi. Il 2017 per noi rischia di aprirsi così come il 2016 si è concluso, nel segno delle morti eccellenti. Un altro nostrano personaggio infatti, a suo modo “illustre”, rischia di lasciarci presto: stiamo parlando di Richard Benson.
Per chi non lo conoscesse, Richard Philip Henry John Benson è un musicista e cantante romano dalle origini britanniche, nato a Woking, una cittadina di 60.000 anime situata a circa cinquanta chilometri a sud di Londra, divenuto famoso dapprima nell’underground della musica metal nella capitale, successivamente in tutto il territorio grazie ai video dei suoi concerti circolati su internet, nei quali i fan sono soliti gettargli contro qualsivoglia genere alimentare, dai classici ortaggi fino a interi polli e pesci. In seguito a un post su Facebook sul profilo della moglie Ester, Richard è recentemente tornato a far parlare di sé per un’intervista rilasciata su Repubblica, datata 22 novembre, nella quale rivolgendosi direttamente ai propri fan annuncia di essere affetto da gravi problemi cardiovascolari e chiede sostegno economico.
Checché se ne dica, Richard Benson è sicuramente, soprattutto nella capitale, un artista ormai entrato a far parte dell’immaginario collettivo e nella cultura popolare. I suoi video sono cliccatissimi su internet e sebbene abbia raggiunto la popolarità grazie proprio alla goliardia di questi ultimi e sulla costruzione e la cura del personaggio che ne è derivato, è pur vero che prima di arrivare ad esibirsi dal vivo, con annessi e connessi, numerosi meriti gli vanno riconosciuti.
È infatti di questi che vi parleremo quest’oggi: quando una leggenda dell’internet chiede aiuto noi de Il meglio di Internet, per l’appunto, non possiamo non rispondere alla chiamata. Così siamo andati a fare un’intervista a Richard Benson, per rinnovare il suo appello e soprattutto per strappargli i segreti di una carriera per fare luce sulle vicende più oscure del chitarrista e per conoscere meglio l’uomo che è dietro al personaggio. Quanto segue è un sunto, spurio per scelta dell’autore di tutte le parole che non trovano riscontro nella cronaca, del lungo racconto di Benson.
Per chi avesse voglia di godersi l’intervista integrale, invece, a breve rilasceremo il video.
Questo è invece l’iban al quale chiunque può mandare un piccolo aiuto economico al cantante, pubblicato direttamente sul profilo facebook della moglie Ester.
I: Richard Philip Hanry John Benson, nato a Woking il 10 marzo del 1955. La sua carriera risale agli inizi degli anni 70, se non erro..
R: No, prima, molto prima. Sono esattamente 53 anni che faccio questo mestiere. Ho iniziato da ragazzino, formando la prima boy band, alle elementari, con la quale vinsi alcuni premi.
I: In Italia però si hanno le sue prime notizie a partire dagli anni settanta, quando entra nei Buon Vecchio Charlie.
R: Questo dopo aver formato The Horses, The Light e I Baronetti, il gruppo che lavorava di più nei locali. Anzi, ti dirò di più: io scappai da casa all’età di 13 anni, suonando al Piper, facendo finta di avere 16 anni, suonando come “Richard Benson e gli Atomi”. Poi mi misi con gruppi più famosi, come “Il Rovescio della Medaglia”, che era il terzo gruppo più popolare in Italia. Eravamo i primi ad avere un tir.
I: Condivise con loro il palco durante gli spettacoli pop di Villa Pamphili..
R: Villa Pamphli, Caracalla, festival a Milano, al parco Lambro, insieme agli Area. Poi ci trasferimmo a Catania, e al palazzetto dello sport di Anguillara, e abbiamo fatto più o meno 150 concerti. Fui poi il primo a fare i primi dischi Metal, di mia produzione. […] Grazie al successo feci poi diversi film, come “Maledetto il giorno in cui ti ho incontrato”, insieme a Carlo Verdone. Il primo fu “L’inceneritore”, dove facevo la parte di un metallaro sanguinante. Nel finale c’è un pezzo, nella colonna sonora, di mia creazione.
I: Negli anni quindi si è impegnato anche nella carriera cinematografica.
R: Sì, come dicevo, ma anche quella da musicista però, e non intendo abbandonarla neanche adesso, anche se sono malato di cuore e faccio finta di respirare. Anzi, la mia maggiore aspirazione è proprio quella di morire sul palco. Non è questione né di sensibilità, né di religione. È solo quel “Dio” ipotetico, che per me non è altro che una parola, che mi dà la forza di continuare. Devo registrare il mio ultimo disco, dopo “L’Inferno dei Vivi”, che si chiamerà “Il Delirio della Psiche”, ovvero “Psycho Deleria”. Poi ho ricevuto ultimamente un’altra offerta da una casa discografica di Como, e sto cominciando a costruire i pezzi. Ho già pronti una decina di brani, solo musicati, cui mancano ancora i testi.
I: Sempre agli inizi degli Anni ’70 lei comincia a lavorare come opinionista, comincia una collaborazione con Renzo Arbore, comincia la trasmissione radiofonica “Per voi giovani” e comincia anche come recensore per la rivista “Ciao2001”.
R: Non solo “Ciao2001”, che all’inizio si chiamava “Ciao Amici”, comincio a collaborare con diversi giornali. Anzi, facevo proprio il corrispondente da Londra.
I: Dal ’78 al inizia anche la sua esperienza come conduttore televisivo, con “Scala A Interno 5”, poi nel corso degli anni, con l’approdo a TeleVita, ha condotto tantissimi programmi televisivi.
R: Ho fatto programmi sia a livello regionale che nazionale. Ho lavorato due volte con Bonolis, di cui sono molto amico del suo autore, ho fatto alcuni programmi con Max Giusti, “I Solati” prima e “Stile Libero” dopo. Ho lavorato con Pippo Baudo, cinque comparse al Chiambretti Night, e tantissimi altri. Blu TV, Nuova TeleRegione, Rete Oro, TeleVita, ecc..
I: Nel 2013 ha avuto anche una sua TV online, la “Richard Benson TV”.
R: Ho voluto fare questa cosa; mi è costata duemila euro al mese. Ci fu un certo riscontro, ma poi decisi di abbandonare: mi costava troppo. Basta mandare un solo messaggio su Youtube, Facebook e Twitter che ti vedono tutti, gratis, quindi perché pagare un sacco di soldi?
I: Dalla seconda metà degli anni novanta il suo personaggio comincia a diventare famosissimo, e lei comincia ad esibirsi per tutti i locali più prestigiosi a Roma.
R: E non solo a Roma! […] Ovunque andavo ho sempre registrato il tutto esaurito. Anzi, ultimamente hanno dovuto mettere le specchiere davanti al locale, così che tutti i ragazzi rimasti fuori potessero vedere e non rimanere delusi…
I: Nel 2001 lei è vittima di un incidente, che la costringe a un ritiro temporaneo dalle scene.
R: Sì, la mia moto ha sbandato e ho fatto un volo di circa trenta metri. Chiunque si sia gettato da lì è morto, io invece sono l’unico sopravvissuto. Ricordo solo le luci dell’ospedale, e le operazioni; dovetti fare molta riabilitazione, poiché non riuscivo nemmeno a camminare. Poi ho rischiato altre volte di morire, ma per via di alcune donne molto ricche e molto gelose: nella mia vita avrò avuto circa quindicimila donne, e io passando di casa in casa ho potuto campare come musicista, sovvenzionato da queste donne sempre ricche, belle e facoltose.
I: Già nel 2002, l’anno dopo, lei torna in scena.
R: Era all’Alpheus, facendo “Paradiso in inglese, inferno in italiano”. Non si presentò molta gente la prima volta, ma già dalla volta dopo invece iniziarono a presentarsi moltissime persone. L’incidente fu causa di forza maggiore, ma dopo di quello la gente iniziò a presentarsi a frotte, per cui in pratica quell’incidente da un lato mi ha fatto male, ma dall’altro mi ha fatto bene.
I: Nel 2013 il matrimonio con Ester Esposito, con la quale era già legato da sedici anni. Cosa sa raccontarci di quel periodo?
R: Il fatto è questo: io avevo diverse ragazze bellissime, che facevano da cantanti nei miei gruppi, […] per ultima Lara, una ragazza bellissima, ma non dotata di una grande voce. In un locale, una sera, mi si avvicinò Ester, mi chiese una birra, io glie la offrii. Non la notai, però: aveva i capelli corti, sembrava un maschiaccio. Mi si avvicinò per circa 4 volte ancora: una volta di queste gli chiesi se sapeva cantare, e lei mi rispose di sì. Siccome Lara non aveva voce, feci un provino ad Ester. Venne in una mia sala di registrazione ad Ostia, e si presentò truccata in una maniera meravigliosa. Decidemmo di vederci anche a casa mia. Da lì in poi ci siamo stretti la mano ed abbiamo percorso una via insieme. La prima cosa che notai di lei furono gli occhi, intelligentissimi. Ci lasciammo per circa un anno, ma una volta ripresa non ci siamo mai più separati, e ora lei è la signora Ester Benson.
I: Tornano alla musica: il suo ultimo album in studio è “L’inferno dei Vivi”. Lei quindi conferma di essere al lavoro su un nuovo album? E su che genere siamo?
R: Come già detto dovrebbe chiamarsi appunto “Il delirio della Psiche”. Il genere è un misto: ho già composto alcuni pezzi, che non ritengo però ancora all’altezza… ci devo lavorare ancora. Devo stare molto attento: mi sveglio molto presto la mattina, verso le tre e mezza, e comincio a suonare a chitarra spenta, e comincio a pensare. Devo essere molto concentrato insomma quando lavoro, come ho fatto con “L’inferno dei Vivi”, in cui tutti i testi e molte delle musiche sono tutte miei. Non dovrà essere per nulla simile all’ultimo album, ma completamente diverso, perché non devo ripetermi mai.
I: Quindi sta curando la parte strumentale completamente da solo?
R: Sì, completamente da solo. Mancano i testi, devo parlare con il produttore… se li vuole in italiano probabilmente dovrò procurarmi un collaboratore per la traduzione ma ripeto, è tutto da vedere ancora. […] Devo lavorare molto attentamente insomma, non desidero commettere neanche un errore.
I: Sa quanto tempo dovrà lavorarci ancora?
R: Circa tre mesi. Il disco deve piacere innanzitutto a me; quando sono convinto che a me piace, allora posso convincere anche gli altri, altrimenti lascio perdere. A quel punto posso convincere anche qualcuno a finanziarmi… In continuazione faccio dei pezzi, ne butto altri, mi alleno a suonare, per la tecnica.
I: A proposito di tecnica, lei ha anche pubblicato diversi corsi per chitarra.
R: Sì, due in video cassetta. “Per corde e grida” il primo, e “Heavy agenda”. Poi due video didattici, sulla velocità della chitarra nel metal.
I: Mi accodo un po’ a quando dice che il suo album deve piacere per primo a lei, per quanto riguarda il suo lavoro. Per quanto riguarda gli altri, invece, ora per esempio cosa ne pensa della scena contemporanea italiana? Conosce qualcosa della scena indie?
R: Mah, guarda, onestamente tutti i gruppi che ho sentito ultimamente mi hanno fatto letteralmente schifo; posso spendere però una parola su Caparezza, che è un rapper pazzesco… io non riuscirei a mettere tutti quei testi insieme in maniera così veloce; oppure i Negramaro, bravi anche loro. Volevo fare un duetto con Vasco Rossi. Volevo dire poi, riguardo il discorso di prima, che la velocità non è tutto, nel suonare la chitarra: bisogna anche rispettare il pezzo. L’assolo di chitarra va in congiunzione con il testo. Può essere lento, veloce, ipertecnico, ma la cosa più importante sono le note che scegli, che si instaurano bene nel pezzo, sennò non c’è ragione di farlo l’assolo di chitarra. Magari un pezzo potrei farlo strumentale! Io amo suonare in trio (chitarra, basso e batteria, ndr.)… magari sì, un pezzo lo farei strumentale, mentre gli altri cantati, ma sempre molto ragionati.
I: Passiamo ora, per concludere questa intervista a Richard Benson, alle sue condizioni di salute. Ricordiamo che lei è molto malato.
R: Io purtroppo non sto bene di salute. Ho problemi al cuore e non riesco molto bene a respirare. Grossi problemi, e non ho soldi per comprare le medicine. Continuo a fare concerti, che mi pagano anche bene, ma io devo anche mangiare e badare a mia moglie. Ho bisogno di una casa, di soldi, tra poco sarò in mezzo a una strada. Spendiamo solo di medicine, per me, circa 300 euro mensili, l’intera pensione di invalidità di mia moglie in pratica; per tutto il resto ci appoggiamo al mio reddito, ma questo non basta. Ringrazio quanti coloro mi hanno aiutato fino ad ora, e rinnovo il mio appello: aiutatemi.
22 Maggio 2017
19 Marzo 2017
11 Marzo 2017
23 Febbraio 2017
22 Febbraio 2017
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.