(Marchetta: questo articolo è stato di ispirazione al mio ebook “Un Gaijin in Giappone”, tra il diario di viaggio e e l’epopea demenziale. Se vi interessa, lo trovate a 2.99€ su tutti gli store di ebook).
Dopo aver bazzicato tra l’Honshu e il Kyushu per due settimane, non smetto mai di menarvela su quanto sia figo il Giappone e su quanto sia figo io ad esserci andato: ne ho parlato già qui. Però, oltre ad essere un borioso egocentrico, a volte posso pure fare il generoso: dal momento che mi ritengo molto fortunato ad aver vissuto esperienze inaccessibili a molti, avendo goduto dell’ospitalità e della guida di due nipponici e dei loro amici, vorrei condividere qualche “dritta” che non troverete negli articoli sulla “Repubblica” o nei resoconti di viaggio dell’italiano medio che sta 10 giorni a Tokio a farsi spennare.
Il fatto è che il Giappone è un posto dannatamente figo da visitare, specialmente se, come me, siete cresciuti a pane, videogiochi e cartoni giapponesi, ma in generale in Giappone possiamo ammirare, con gli occhi dello straniero, l’affascinante e terrificante fenomeno di una nazione con servizi ed efficienza di altissimo livello, pulita e sicura, per poi compiangerci e lamentarci sui social network quando torniamo in Italia. E, sì, con un budget sui 1500 euro, cifra che molti spendono per crogiolarsi al sole a Sharm, è possibile godersi 12-14 giorni nel Paese noto al mondo per i porno con i tentacoli (anche grazie al cambio attuale, con lo yen insolitamente debole. Presumibilmente non durerà molto, quindi se dovete andare muovete presto il culo). Ecco le mie dritte su come andare in Giappone spendendo poco:
Volo – Il viaggio in aereo è inevitabilmente un costo fisso inevitabile per andare in un posto all’altra parte del mondo, ma con un po’ di pianificazione è possibile limitare la salassata. Per farsi un’idea preliminare usate portali come Tripadvisor e Kayak (per confrontare i prezzi, ma al momento dell’acquisto usate solo il sito della compagnia), dove probabilmente le tariffe più interessanti sono coperte da compagnie aeree relativamente sfigate che vi costringono a scali in Turchia o a Mosca; un compromesso può essere L’Emirates con scalo a Dubai abbastanza comodo. Tuttavia anche le compagnie aeree di “bandiera”, come Lufthansa o Air France, spesso regalano soddisfazioni con offerte a tempo limitato: io ad esempio ho prenotato il mio volo Roma-Osaka con Alitalia spendendo 600 carte per l’A-R: il trucco è iscriversi alle newsletter, visitare di frequente i siti delle compagnie o blog sul tema e dedicare un minimo di tempo alla pianificazione.
Alloggio – Ammetto di non poter dare consigli diretti visto che sono sempre stato ospitato, tuttavia, per quel che ho sentito, gli alloggi low cost in Giappone non mancano, ma occorre un minimo di elasticità mentale e spirito di avventura per approfittarvene. Un classico sono i Capsule Hotel, dove si dorme in una specie di loculo (ma con tutti i confort); meno conosciuti sono i Manga/Internet Cafè, dove per anche meno di 20 euro è possibile affittare una stanzetta dove navigare sul web, ingozzarvi di bevande gassate e trascorrere in qualche modo la notte. Altrimenti non dovrebbero mancare ostelli e budget hotel; se finite in un hotel per uomini d’affari non è che potete lamentarvi se è caro.
Mangiare – Il tipico turista italiano pensa che in Giappone ci sia solo sushi, e rischia pertanto di farsi inchiappettare senza vasella (i “veri” ristoranti di sushi sono considerati di lusso. E il lusso in Giappone si paga). Posto che comunque non è difficile trovare sushi alla buona per meno di dieci euri a pasto (gli zaiten-sushi, quelli con il “trenino” di piattini, li riconoscete perché di solito ammassati di gente), il Giappone nasconde decine di alternative per chi ama mangiare fuori spendendo poco, soprattutto se amate il riso e la roba fritta. Una mia predilezione è in questo senso il tendon (pesce e verdure in pastella adagiate sul riso, se ci mettete anche la zuppa di miso è un pasto completo), ma sono un must anche l’okonomiyaki (una specie di pancake di cavolo davvero saporito), i gyoza, l’udon/soba (va beh, va da se che non potete mettervi a fare i confronti con gli spaghetti) e in generale i piatti di derivazione cinese che non costano veramente niente anche nei ristoranti carini. Il ramen è “hit or miss” (un po’ troppo oleoso e aglioso per me), ma considerato che lo pagate sui 5 euri è doveroso provarlo negli appositi chioschetti. Lo yakiniku (carne alla griglia) e il sashimi costano un po’ di più ma, a mio dire, valgono la pena. Contando che l’acqua/il tè verde sono gratis e illimitati e non esiste mancia o coperto, i ristoranti giapponesi si rivelano sorprendenti per l’ottimo rapporto qualità/prezzo. Ovviamente, se non potete permettervi di sputtanare soldi, conviene sempre informarvi sul prezzo (di solito è pieno di immagini e cartelloni abbastanza comprensibili) prima di sedervi, ma dovrei darlo per scontato.
Bere – I giapponesi, contrariamente alle aspettative, bevono parecchio, e pure roba buona (a volte). La birra lager, soprattutto la Yebisu, è di discreta qualità, il saké può piacere o no (ricorda il vino bianco) ma comunque qualche cicchetto è doveroso. Il distillato più economico, e più popolare per i cocktail (hi-ball), è lo Shochu, che trovate a poco prezzo pure nei kombini. Se siete buoni bevitori, probabilmente vi conviene approfittare degli all you can drink prezzo gli izakaya, i pub giapponesi presenti un po’ ovunque, dove per due ore potete darci dentro liberamente anche a meno di dieci euro (negli izakaya trovate inoltre ottimo cibo da pub a ottimi prezzi). Un po’ più cari i pub all’occidentale (non saprei dire per le discoteche, ma immagino che, come in Italia, non siano i posti ideali per bere con pochi soldi); tra questi vi consiglio l’ottimo Kaffe, a Itami (appena fuori da Osaka, il pub è dietro la stazione di Itami), gestito dallo svedese Kriss e da sua moglie Yuki, dove è facile parlare inglese e conoscere gente; se ci andate, dite che vi manda “Marco, the italian guy” (non ve lo sto consigliando perché mi hanno offerto da bere, no no).
Spostarsi – Il luogo comune vuole che in Giappone i trasporti pubblici costino una follia. Questo è vero solo in parte: le metropolitane e i treni locali, a conti fatti, vengono come o poco più dei corrispettivi italiani (mentre per puntualità e competenza del personale il confronto è impietoso. Per l’Italia, ovviamente), mentre gli Shinkansen (i famosi e ultrafighi treni veloci) costano in effetti uno sproposito. Se la vostra intenzione è quella di girare molto e ci tenete a provare i treni superveloci, la soluzione migliore è con ogni probabilità il Japan Rail Pass, che si può comprare da internet e permette di viaggiare senza limiti (o quasi) per 7 o 14 giorni. Però attenzione: il Rail Pass costa comunque intorno ai 220 per 7 giorni, quindi se l’unico viaggio di un certo spessore, come spesso accade, è da Tokio a Kyoto, risparmierete sicuramente con un treno meno veloce o, meglio, un bus economico notturno, risparmiandovi così i soldi del Pass.
Divertimenti – Se siete in qualche misura “nerd”, in Giappone non potete fare a meno di visitare le sale giochi, semplicemente perché l’esperienza degli “amusements” nipponici è qualcosa di imparagonabile agli ormai tristi e fatiscenti baracchini nostrani. Come probabilmente immaginate, tra tutte le assurdità e le tecnologie demenziali che troverete, sputtanare una discreta quantità di grana è alquanto facile. Una soluzione a questo problema la offre la catena di arcade “Round One”, che nelle location più grosse spesso dà la possibilità di avere accesso completo a tutte le amenità ludiche (comprese piste da bowling, batting center, biliardo, minigolf e quant’altro) a un prezzo fisso alquanto conveniente per 2 ore o per tutta la giornata. Un altro must che può risultare dispendioso è il karaoke, che in Giappone consiste in una saletta privata dove rendervi ridicoli in compagnia degli amici. Per risparmiare qualcosa, dal momento che il karaoke, come le freccette o i balli di gruppo, è molto più divertente in stato d’ebrezza, potreste scegliere la formula con soft drink illimitati e imboscarvi in sala qualche superalcolico comprato nei konbini.
Souvenir e roba tipica – Se, come ho fatto io, vi mettete a sbandierare a destra e manca che andrete in Giappone, la gente si metterà a rompervi le balle per avere regalini e quant’altro. Come in qualunque località turistica, esistono decine di negozi di souvenir pronti a spennarvi in cambio di memorabilia di utilità discutibile. Inoltre, se siete “quel tipo di persona”, sicuramente avete preventivato la visita di fumetterie e negozi di nerdate alla caccia dei gadget più improbabili. Nel caso delle action figures, è moralmente grave lasciare il suolo giapponese senza esservene portata a casa almeno una, ma i prezzi possono scottarvi. La soluzione è cercare a fondo l’offerta: ad Akihabara a Tokio o a Nipponbashi a Osaka, i quartieri dell’elettronica, degli anime e in generale delle stranezze per otaku, le opportunità non mancano, basta resistere all’impulso di comprare qualunque cazzata (sì, è dura). In alcuni di questi templi dell’animazione nipponica trovate teche piene di figures usate dove potete trovare veri affari. Per quanto riguarda i souvenir, se cercate roba tipo ventagli, bicchierini per il sakè o bacchette potete benissimo farne incetta nei negozi “tutto a 100 yen” (meno di un euro) presenti in qualunque centro commerciale, tanto per fare bella figura con parenti e amici senza dissanguarvi.
23 Ottobre 2017
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