L’uomo moderno vive un momento di grande crisi: internet ha reso la concorrenza sessuale acerrima, e l’unica sua speranza è quella di allargare i propri orizzonti, espandere il mercato delle sue prede. È necessario informarsi, rendersi appetibile al maggior pubblico femminile possibile. Questa guida si pone l’obbiettivo di alleviare il vostro carico di lavoro, e di darvi libero accesso al gruppo di donne più frigide del pianeta: musiciste e appassionate di classica – senza dover sapere nulla di quest’ultima.
Le gote si arrossiranno e le damigelle sverranno di fronte alla vostra capacità di distinguere fra il trio Tchaikovsky e il secondo di Rachmaninov. O quantomeno avrete qualcosa di più consono de I Cani da far mettere al vostro funerale: cominciamo.
Premessa: affermiamo l’ovvio!
In un mondo ideale questa parte non esisterebbe, eppure eccoci qua a fare precisazioni: se non fosse già chiaro, tutto quanto avete già letto e leggerete è volutamente esagerato, deformato e distorto. Tutto è stato piegato al fine del comico. Prendete quindi le cose con un pizzico di sale. La verità è facilmente riconoscibile dietro il velo dell’esagerazione. Non vi è nessuna pretesa di completezza dell’informazione, o di accuratezza. Non c’è poi nessun’intenzione di offendere o insultare gli amanti di musica classica o euro-colta, per voler essere precisi, né i musicisti.
Bene, finalmente si può cominciare davvero.
Il barocco.
Il barocco è come la Genesi (il libro): formale, ripetitivo; nessuno lo conosce veramente a fondo. E, soprattutto: è l’inizio di ogni cosa. Prima del barocco la musica non esisteva. O forse esisteva, ma se non la conosce nemmeno chi ne è appassionato, figuriamoci se dovete conoscerla voi. Per fare un uso corretto del barocco dovrete prima individuare che genere di donna è quella a cui state puntando. Ha fatto lo scientifico? Ritiene che “Godel, Escher, Bach” sia il libro migliore che ha mai letto? Ascolta i Tool? Progetta di fare ingegneria? Probabilmente il barocco vi servirà e vi servirà parecchio. Non è necessario sapere quando sia iniziato, e per quanto riguarda la fine basta ricordarsi l’anno della morte di Bach: 1750. Parliamo quindi di tardo seicento e metà settecento, anno più anno meno.
La prima bestia che vi troverete ad affrontare sarà probabilmente la Follia di Corelli.
La caratteristica più interessante di questo pezzo è la sua spiccata noiosità. Però è stato importante. È uno dei primi e più celebri esempi di spartito di questo genere. Molte delle esecuzioni, nel periodo barocco, erano infatti improvvisazioni. I musicisti dell’epoca – nonostante non esistesse la pirateria – contavano meno dei camerieri, nelle corti. Venivano assunti a giornata, per la giornata, e si spostavano continuamente. Le caratteristiche di gran parte del repertorio vengono da questo. Non avendo spesso una postazione fissa, la musica doveva essere riproducibile quasi a prima vista, dando vita così a spartiti con temi e strutture sempre simili. Mi sono quasi addormentato da solo scrivendo le cinque frasi qua sopra.
Cominciamo a tirare fuori i nomi grossi.
Pachelbel.
Di Pachelbel non c’è molto da dire. Ha scritto il canone in re maggiore che tutti conoscono:
Citarlo (il canone) vi discrediterà automaticamente. È un po’ come andare da un appassionato d’arte e dirgli che il tuo pittore preferito è Van Gogh. O che il tuo scultore preferito è il Canova. O che il tuo romanzo preferito è After. Qualcosa del genere.
Molto più utile da conoscere è invece la sua ciaccona in fa:
Una ciaccona sarebbe una danza, propriamente, e il termine in musica esprime solo alcuni criteri che il pezzo segue. La ciaccona di Pachelbel condivide di nuovo l’importante caratteristica di essere molto noiosa, ma vi consentirà la mossa definitiva da pseudo-intellettuale. Quando, infatti, la vostra preda citerà inevitabilmente quella di Bach, ecco che potrete rispondere che, sì, è molto bella, ma non come quella del Nostro. Non avendola mai sentita nessuno, la fanciulla in fiore rimarrà confusa e impressionata e cederà automaticamente alle vostre avance. Più o meno.
Sulla ciaccona di Bach torneremo in seguito.
Super Scarlatti Bros.
Non sempre mostrare orgoglio nazionale aiuta nel corteggiamento, ma quando lo fa ecco che Alessandro e Domenico Scarlatti danno modo di essere doppiamente fieri. Rispettivamente padre e figlio, si formano nella scuola napoletana, allora uno dei poli musicali più importanti al mondo.
Alcune composizioni degne di nota:
(warning: super hd audio incoming)
I chitarristi sono una piaga che dalla seconda metà del ‘900 ha iniziato a infestare i conservatori di tutto il mondo. Generati dal seno malvagio di Segovia e mancando di repertorio, se ne sono impossessati arrangiando e riprendendo le sonate per liuto, arpa, violino del passato. Con risultati più o meno discutibili. Quando si parla di sonate per chitarra del periodo, stiamo quindi sempre parlando di cose spurie, ma se il vostro bersaglio è una chitarrista, conoscere le più belle fra queste potrebbe aiutarvi molto.
Vivaldi.
Ah, Vivaldi, il meteorologo della musica classica. Pubblicità delle auto, voci registrate dei call center; è impossibile non averlo mai sentito prima. Di lui conoscete già le quattro stagioni, per cui è il momento di approfondire le sue composizioni che contano veramente. Tanto per cominciare Vivaldi ha composto più di 500 concerti, il che significa che se mai vi fosse chiesto un giudizio su uno di questi, potrete sempre rispondere che sì, non è male, ma preferite quello per [inserisci strumento] in [inserisci chiave], e sarà statisticamente quasi sicuro che quel concerto esista davvero.
Ma non sono i concerti normali a contare, con lui; il ruolo da protagonista ce l’hanno i concerti grossi.
Un concerto grosso, messa semplicemente, è un concerto dove il ruolo dello strumento solista è stato sostituito da un piccolo gruppo di strumenti. Una mini-orchestra dentro l’orchestra principale.
Come diceva sempre Wittgenstein: chi ne sa del concerto grosso, di grosso deve avere anche altro – e chi siamo noi per contestare le parole del maestro.
Un altro pezzo molto interessante, ai nostri scopi, è questo:
L’importanza qua sta nel fatto che Bach riprenderà questo spartito, sostituendo ai violini i clavicembali. L’hipster sexy che siete, sarà ben preparato a difendere il Maestro di fronte alle squinzie. In ogni caso, ci troviamo di fronte a uno dei più famosi esempi di cover della storia della musica.
Handel.
Handel è stato forse l’unico musicista barocco ad aver fatto fortuna nella vita. Come tale è perfetto per tutte le laureande in economia.
Di Handel non c’è molto da dire: fugge in Inghilterra, dove diventa una specie di idolo nazionale. Verrà operato alla vista, e morirà nell’operazione. Lo stesso chirurgo procederà poi a operare Bach per lo stesso problema, uccidendo anche quest’ultimo.
In realtà Bach morirà di ictus qualche tempo dopo l’operazione, ma l’immagine dell’uomo Taylor – questo il nome del chirurgo – che da solo riesce a uccidere tutto il barocco è talmente potente da aver sovrascritto la realtà fattuale.
(super hd audio incoming again, questa volta registrato nel 2005 per di più)
Johann Sebastian Bach
Ed eccoci qua al nostro boss finale. Bach è il barocco. Autore della maggior parte dei pezzi barocchi che si sentono quotidianamente, della ciaccona (ci stiamo arrivando) e di una montagna di figli.
Quello che rende Bach grande (o almeno quello che ripeterete voi per impressionare), è la sua capacità di superare i formalismi del periodo e mettere dell’emozione vera nella sua musica. La parte più importante del repertorio di Bach è probabilmente la musica sacra. Di cui non sentiremo una nota, perché è noiosissima. Quello che vi servirà per accoppiarvi è un’infarinatura del repertorio profano, a partire dai concerti:
per quattro clavicembali (che dovrebbe suonarvi piuttosto famigliare);
E la lista continua…
Prima di proseguire, una piccola parentesi. Se qualcuno di voi ha difficoltà a riconoscere quali pezzi siano di chi – a giudicare lo stile, insomma, sappiate che è perfettamente normale. Per anni gli studiosi di storia della musica hanno discusso e modificato l’attribuzione di vari pezzi. Se prendete un Vivaldi minore e un Bach minore nessuno sarà in grado di notare la differenza. E ora arriviamo alla ciaccona.
La ciaccona.
Definita da alcuni come il più bel pezzo del repertorio violinistico di tutti i tempi, da altri come il più bel pezzo di musica punto, non si può essere snob abbastanza per definirla brutta. Quindi no, è una tattica che non potete utilizzare. Quello che si può fare, però, è sostenere che la propria versione preferita sia quella dello strumento – guarda te che caso – che suona chi si sta intrattenendo con voi. Ne esistono infatti un’infinità di versioni.
Partendo dall’originale per violino:
A (maledetti) quella per chitarra; per pianoforte; per orchestra–
Eccetera eccetera. Qui sono state citate solo le più famose.
Questo tempo della seconda partita è dedicata alla morte della moglie di Bach, e rappresenta il suo viaggio spirituale attraverso il dolore e la serenità ritrovata. La ciaccona è una lunghissima serie di variazioni sul tema che sentite nei primi secondi dell’esecuzione, prima in minore, poi in maggiore e infine di nuovo in minore. Chiuso il capitolo Ciaccona, non abbiamo finito con Bach: se vi dovessero chiedere quale pezzo incarna al massimo l’estetica barocca, la esalta, la porta all’esasperazione, cosa potreste rispondere?
La passacaglia per organo in do minore, questa volta:
Se vi chiedessero quale musica mettere sugli aerei della Ryanair mentre si aspetta di decollare, cosa potreste rispondere?
Il concerto di Brandeburgo in re:
E la lista continua. Non abbiamo toccato le sinfonie e gran parte delle sonate, di cui verrà fatto solo un esempio:
Così come non abbiamo toccato il repertorio organistico (o quasi) e quello sacro (qua intenzionalmente, però). Bach è uno degli autori più prolifici di tutti i tempi e conoscere a fondo le cose non è il nostro obbiettivo. La morale è chiara: tutto bello, ma preferisco Allevi.
To be continued…
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