Vincendo ieri il ritorno delle semifinali di Champions League contro il Monaco, la Juventus ha conquistato per la nona volta della sua storia la finale della competizione più importante d’Europa. Con l’accesso alla finale di Cardiff i bianconeri si piazzano così al quarto posto delle squadre con più partecipazioni in finale, dietro solo a Real Madrid, Milan e Bayern Monaco. Numeri incredibili, che però hanno fruttato solamente due coppe dalle grandi orecchie (alla pari di Porto, Benfica e Nottingham Forest) alla ricca bacheca dello J-Museum. Con sei finali perse su otto incontri, la Juventus è indiscutibilmente al primo posto di “medaglie d’argento” e tra le squadre che hanno vinto almeno due trofei vanta la più alta percentuale di finali perse (75%), davanti a Bayern Monaco (50%), Inter e Manchester United (entrambe al 40%).
Al prossimo 3 giugno al Millenium Stadium i bianconeri arriveranno con la speranza di spezzare il trend negativo che li vede uscire perdenti da 4 finali di Champions League consecutive. Come si spiega questa tradizione avversa per le finali europee di una squadra dal DNA vincente come la Juventus? Proviamo a ricordare le otto precedenti finalissime della squadra torinese.
1972/1973 AJAX-JUVENTUS: la prima finale di Coppa Campioni mette subito di fronte la squadra più forte del mondo, l’Ajax del calcio totale di Crujiff e Neeskens, reduce da due trionfi consecutivi. Gli olandesi arrivano alla finale di Belgrado umiliando sulla propria strada Bayern Monaco (con un 4-0 nella gara di Amsterdam) e Real Madrid; la Juventus soffre ai quarti contro gli ungheresi dell’Ujpest, passando grazie ai gol in trasferta con un 2-2 a Budapest e regolando il Derby County con un complessivo di 3-1, non senza rimostranze dello storico coach inglese Brian Clough verso la direzione di gara.
La partita in sé ha poco da dire, nonostante l’1-0 sul tabellino possa suggerire altro, con Rep che trafigge Zoff dopo soli 4’ e gli ajacidi impegnati ad amministrare il vantaggio per il resto dei novanta minuti.
1982/1983 AMBURGO-JUVENTUS: dieci anni dopo, la Juventus di Paolo Rossi e Michel Platini (capocannonieri del torneo con 6 e 5 reti) si presenta alla partitissima di Atene strafavorita contro il miracolo Amburgo, allenato da Ernst Happel. Nel corso del torneo, la squadra allenata da Trapattoni si sbarazza facilmente, tra le altre, di Aston Villa ai quarti e Widzew Lodz in semifinale.
Ancora una volta, però le attese bianconere vengo stroncate da un gol nei primi minuti, questa volta opera del 10 anseatico Felix Magath. Di nuovo 1-0; tedeschi sul tetto d’Europa, Juventus ancora a bocca asciutta.
1984/1985 JUVENTUS-LIVERPOOL: la Juve di quegli anni, con l’intelaiatura dell’Italia Campione del Mondo condita da due stelle come Boniek e Platini (capocannoniere con 7 gol), non poteva certo convivere con l’umiliazione di Atene. Il cammino dei bianconeri verso Bruxelles non risente degli ostacoli Sparta Praga e Bordeaux, entrambe ipotecate con un 3-0 al Comunale nella gara di andata. In finale ci sono gli inglesi del Liverpool, squadra più forte d’Europa del periodo insieme proprio alla Juventus.
Le premesse per una delle più belle finali della storia della Coppa Campioni ci sono. Purtroppo, vengono stroncate nel prepartita dagli hooligan britannici, che causano la morte di 39 tifosi e la partita passa alla storia come la strage dell’Heysel.
Il primo trionfo della Juventus nella competizione principale della UEFA viene offuscato sia dall’ovvio clima surreale della partita, sia dall’inesistenza del rigore realizzato da Platini, causato da un fallo di Gillespie su Boniek fuori dall’area di rigore inglese, che vale la vittoria.
Con il lutto al braccio, le lacrime al volto, ma la Coppa Campioni finalmente approda a Torino.
1995/1996 AJAX-JUVENTUS: arriva, dopo qualche anno buio, anche la prima finale nella neonata Champions League. Sarà che il primo amore non si scorda mai, ma anche stavolta la sorte tira fuori dal cappello l’Ajax, che, anche se non ai livelli del calcio totale di Crujiff, è capace di schierare una generazione d’oro di giovani olandesi tra cui Van der Sar, i fratelli De Boer, Davids, Kluivert, condita dal capocannoniere della manifestazione Jari Litmanen. La Juventus di Lippi, trascinata da un Del Piero in stato di grazia passa facilmente il girone davanti al Borussia Dortmund, sbarazzandosi poi di Real Madrid e Nantes nelle fasi a eliminazione diretta.
All’Olimpico di Roma la Juve passa subito in vantaggio con Ravanelli per venire recuperata da Litmanen poco prima dell’intervallo. L’1-1 regge per 120’, si gioca tutto nella lotteria dei rigori. Decisivi gli errori olandesi di Davids e Silooy, i bianconeri non sbagliano mai e Jugovic firma il 5-3 che vale la Coppa. Dopo due finali consecutive vinte, la Juventus ha forse imparato come funziona?
1996/1997 BORUSSIA DORTMUND-JUVENTUS: la risposta al quesito non si fa attendere, 12 mesi dopo gli uomini di Lippi sono ancora una volta in finale. Di fronte i tedeschi del Borussia tra le cui fila c’è Paolo Sousa, presente alla vittoria di Roma contro l’Ajax, insieme agli altri 4 ex-juventini Kohler, Jùlio Cèsar, Möller e Reuter.
La Juve domina il girone con Manchester United, Fenerbahce e Rapid Vienna con 16 punti su 18 disponibili, e ai quarti non si fa troppi problemi dei norvegesi del Rosenborg. In semifinale ci sono i vecchi amici dell’Ajax, pratica risolta questa volta con un 6-2 complessivo.
Non mancasse che l’avversario è una squadra tedesca, come l’incubo Amburgo quindici anni prima, la finale si svolge in Germania, a Monaco di Baviera. Partita con i favori del pronostico, la Juventus si fa sorprendere per due volte nel primo tempo da Riedle. Dopo un palo di Zidane, un gol annullato a Vieri e molto altro, i bianconeri accorciano le distanze con un tacco di Del Piero, che si vede negare un rigore poche azioni dopo. Con gli avversari sbilanciati alla ricerca del pareggio, il Borussia firma il 3-1 definitivo con un contropiede di Ricken. Ha inizio la maledizione.
1997/1998 JUVENTUS-REAL MADRID: l’anno dopo i torinesi eguagliano il Milan raggiungendo la terza finale consecutiva con la nuova formula della Champions League. Quando si parla di record europei, il Real Madrid la fa da padrone e sono proprio gli spagnoli ad affrontare la Juventus nella finalissima.
Il cammino dei bianconeri è inizialmente fortunoso; ai gironi, vincendo contro un Manchester United già qualificato la squadra di Lippi accede ai quarti come miglior seconda, estromettendo il PSG grazie alla differenza reti. Dopo aver sofferto all’andata, viene eliminata la Dinamo Kiev ai quarti e chiusa già alla prima partita la pratica Monaco in semifinale.
Per l’ultimo sforzo, il destino intreccia ancora i destini di Juve e Ajax: la finale si tiene all’Amsterdam ArenA. Di fronte c’è un Real Madrid non irresistibile, che arranca al quarto posto in Liga. La Juventus gestisce la gara ma in attacco Del Piero e Inzaghi creano poco, e alla metà del secondo tempo gli spagnoli graffiano con il gol (in netto fuorigioco) di Mijatovic. I blancos tornano sul tetto d’Europa dopo trentadue lunghi anni.
2002/2003 JUVENTUS-MILAN: la prima finale juventina del nuovo millennio è anche la prima finale tutta italiana della coppa dalle grandi orecchie; di fronte c’è il Milan di Shevchenko e Ancelotti.
A raggiungere la finale è nuovamente Marcello Lippi, nel frattempo tornato ad allenare i bianconeri. Dopo il primo girone superato agevolmente davanti al Newcastle, nella seconda fase la Juventus riesce a qualificarsi ai quarti di finale nel girone dietro al Manchester United solamente grazie alla differenza reti, lasciando fuori Deportivo e Basilea seppur a paripunti. Nella fase a eliminazione a diretta vengono fatte fuori le big spagnole Barcellona e Real Madrid, mentre il Milan supera l’Inter nel derby in semifinale.
La partita di Manchester è un inno alla tattica italiana, con le due squadre che si annullano sul campo di gioco, spostando minuto per minuto l’esito verso la lotteria dei rigori. La Juventus paga gli errori di Trezeguet, Zalayeta e Montero, Shevchenko insacca il rigore decisivo e porta in estasi i rossoneri. Il Milan si conferma leader italiano sul campo europeo.
2014/2015 JUVENTUS-BARCELLONA: dopo l’incubo di Calciopoli e gli anni più bui della sua gloriosa storia, la Juventus ritorna a primeggiare in Serie A con Conte, riuscendo anche a conquistare la finale della Champions League al primo anno in panchina di Allegri.
Il sogno si concretizza mese dopo mese: superate Borussia Dortmund e Monaco i bianconeri in due grandi prestazioni hanno la meglio dei campioni in carica del Real Madrid, conquistando così la finale di Berlino contro il Barcellona di Messi e compagni.
Ancora una volta non sorride la terra tedesca e la Juventus va subito sotto su gol di Rakitic. Nel secondo tempo, dopo il pareggio di Morata e nel momento migliore della Juve, il Barcellona trova il gol del sorpasso con Suarez e l’1-3 di Neymar a tempo quasi scaduto, prolungando ancora la serie di finali perse juventine. Prolungata ancora per molto?
Ucraino trapiantato in Italia, cresciuto a Napoli, studente di Economia a Bologna.
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