I miei vagabondaggi intorno al mondo dei social network sono spesso accompagnati da un vago senso di disagio nei confronti di una certa ignoranza su determinati temi sociali e politici. Ciò è spesso dovuto alla mancanza di un’educazione civica fatta bene a scuola, seguita da una certa indifferenza per alcuni argomenti che possono sembrare noiosi e distanti dai propri interessi. Quello che mi piacerebbe fare, con questa rubrica che spero verrà letta e apprezzata per gli scopi che si propone, è di diffondere giusto un po’ di conoscenze basilari su quello che è il nostro stato e come funziona, su quanto è importante conoscere le basi su cui si fonda la nostra convivenza civile in modo da poter comprendere e interpretare gli eventi nel migliore dei modi, e anche criticare con cognizione di causa.
Per poter raggiungere questi scopi è necessario partire da qualche informazione generale sulla Costituzione della Repubblica Italiana.
La Repubblica Italiana è, probabilmente per chi sta leggendo, la propria patria. Ma, se ve lo chiedessero, sapreste dare una definizione esaustiva e decisa del concetto “Italia”? Certamente la definizione sarebbe diversa a seconda del vissuto, delle esperienze e del contesto spazio-temporale di ognuno dei 60 milioni di italiani che proverebbero a rispondere alla mia domanda.
Nonostante questa diversità di punti di vista vi è – ad un livello che trascende dalle singole esperienze di vita degli italiani – qualcosa che sovrasta le nostre esistenze e che in un certo senso guida il nostro agire e il nostro modo di pensare. È l’idea di Stato, inteso come istituzione (o insieme di istituzioni) basato sul consenso dei consociati e sull’esercizio del potere per governare determinati abitanti di una determinata area geografica.
Il consenso dei consociati è fondamentale, ma è fondamentale anche un sistema di regole che si occupi di garantire determinate cose e vietarne altre. È per questo che esistono le leggi e le regole.
Pensare al fatto che le regole vengono rispettate soltanto perchè, altrimenti, verremmo puniti, è un’idea che porta ad una concezione errata del diritto: certamente il timore della sanzione è importante nel determinare la convivenza, ma non è l’unico fattore. Le regole vengono seguite (anche) per consuetudine e per rendere prevedibili e controllati i comportamenti nostri e altrui.
L’intero sistema delle leggi e delle regole, in Italia, si poggia sulla Costituzione. La Costituzione è stata scritta a seguito del referendum del 2 giugno 1946 che decise la vittoria della Repubblica sulla Monarchia.
Scrivere la Costituzione non fu semplice: l’Italia era appena uscita da una brutta storia con un tizio che l’aveva sottomessa ai suoi voleri per vent’anni, che l’aveva fatta litigare con mezzo mondo e che poi –alla fine- ha fatto la figura del salame.
Le decisioni che implicavano la stesura di ogni singolo articolo furono dibattute dalle due forze contrastanti che facevano parte dell’assemblea costituente: da un lato i cattolici, dall’altro i comunisti. Senza chissà quale sforzo cognitivo possiamo bene immaginare quanto fosse difficile raggiungere una decisione in comune, per i due; ma c’era un punto in cui andavano sicuramente d’accordo: la Costituzione segnava l’inizio di una nuova era, in cui si sarebbe dovuto evitare a tutti i costi di ripetere l’oscuro passato appena concluso. Ci vollero circa due anni per redigere il tutto, e il primo gennaio1948 la Costituzione entrò finalmente in vigore.
La nostra Costituzione è la principale fonte del diritto per due motivi:
Conta 139 articoli, di cui i primi 12 trattano e tutelano i principi fondamentali; vi è poi una parte dedicata ai diritti e ai doveri dei cittadini e un’altra che tratta l’ordinamento della Repubblica: stabilisce, cioè, le regole a cui le istituzioni dello stato devono attenersi.
Ribadisco la necessità di comprendere l’importanza intrinseca che questo documento ha nei confronti di noi stessi, intesi come individui da essa tutelati. La comprensione della Costituzione va al di là del credo politico: si possono criticare gli articoli e si possono apportare modifiche (quando è consentito), ma quello che non può cambiare (almeno allo Stato attuale) è la sua importanza e la sua condizione di punto di riferimento.
Sperando di aver suscitato la vostra attenzione vi invito a leggere le prossime puntate, in cui approfondirò alcuni degli articoli più significativi.
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