Buongiorno mie care anime disperate vaganti in mezzo a tutto questo inutile via vai tipico di sto mese di merda.
Oggi vi proporrò quello che è il mio pensiero sull’arte contemporanea, finendo inevitabilmente per parlare di quella triste gente che ne fa merce di scambio.
Di solito le opinioni sull’arte contemporanea sono di due tipi:
La mia è sostanzialmente una via di mezzo. Penso che fino a circa metà del Novecento ci siano state cose belle e intelligenti. E’ per questo che mi ritrovo ad amare tutte le avanguardie storiche (non nascondo però la mia preferenza nei confronti dei futuristi), figlie di un’epoca estremamente fertile dal punto di vista culturale.
Parliamoci chiaro di tempi come quelli che hanno visto nascere artisti come Boccioni, Kandinskij, Picasso, Dalì, Breton, Majakovskij, Maleviĉ e compagnia bella probabilmente non ne vedremo più. Forse perché tutti quei movimenti di inizio Novecento sono nati in maniera abbastanza istintiva, mentre quello che nascerà dopo sarà una triste ripetizione di cose già viste. E oggi questa tendenza continua a sussistere. Insomma prima c’era, per come la vedo io, la ricerca artistica. Questa è andata a pari passo anche con la ricerca del nuovo (all’epoca aveva un senso). Il risultato è che ha fruttato tanti soldi (giustamente), quindi alla vista dei posteri è diventata una formula matematica: nuovo=di qualità; di qualità=costoso. Peccato si siano dimenticati l’istinto artistico. Insomma, diciamocelo, non è che uno si sveglia la mattina e gli viene voglia di tagliare le tele per esprimere se stesso. Molti avranno capito il mio riferimento a Fontana. E alcuni di questi verranno a dirmi:
“Ma lui ha portato la tridimensionalità sulla tela!!1!oneone!11”
Sì grazie, ma la sua è semplicemente la portata a termine di una ricerca iniziata con Cézanne, quindi niente di nuovo all’orizzonte. E poi sinceramente, voi vi attacchereste in camera una sua tela? Avrebbe senso pagarla due milioni d’euro? Per me no, mentre pagherei volentieri milioni per “La città che sale”.
Badate bene, non punto il dito contro tutti quelli che operano fuori dalla avanguardie storiche. Artisti come George Segal, Eduard Hopper, Charles Sheeler o Domenico Gnoli hanno tutta la mia stima. E trovo anche abbastanza interessanti le ricerche di Burri, Fontana e compagnia bella, solo che penso siano sopravalutate.
In ogni caso una figura di fondamentale importanza in tutto ciò fu ed è il critico d’arte. Ne è anche, a mio avviso, la rovina.
Normalmente un critico dovrebbe interpretare un’opera e (per fortuna) c’è chi fa questo per passione. Molti però si trovano un artista che a loro sembra promettente, ci costruiscono su tanta aria fritta e, se quest’artista diventa famoso, lo diventa anche il critico. Come disse un mio amico musicista: “Sai come si chiamano per me Pollock, Duchamp e compagnia bella? Si chiamano Gughenheim.” Pur non concordando con la sua condanna nei confronti di Duchamp e Pollock concordo sulla seconda parte, senza qualcuno con interessi dietro, molti artisti non sarebbero mai diventati famosi.
Guardando i video di Andrea Diprè ho sentito una frase che, visto il suo q.i., avrà detto inconsciamente:
[parlando delle opere d’arte] “più costano, più sono importanti.”Triste ma vero. Però alcuni di voi si chiederanno: chi minchia è Diprè.
Sto omino è sostanzialmente un rozzo borghesuccio che detiene due canali su Sky dove presenta nuovi artisti.
Uno dirà: “Figo, io son un artista nascente e lui mi da lo spazio per presentarmi”.
Sì, esattamente. Se paghi.
Il tubo è pieno di suoi video dove sti poveri cristi affamati di fama (o semplicemente disperati) presentano le loro opere inconsci del tumore che il mondo contemporaneo ha allegato all’arte. Ieri, per esempio, ho visto una rumena che dipingeva vari personaggi, tra cui anche Lady Gaga. Lol.
Lui comunque fa in maniera più grossolana quello che molti altri critici fanno: mangiare sulle spalle degli artisti.
In questo video il nostro nanoeroe compare in una puntata di “Mi manda Raitre” dove finisce per litigare con Achille Bonito Oliva. Pur essendo quest’ultimo uomo di grande cultura non ci vedo molta differenza. Solo che il secondo c’ha azzeccato con i transavanguardisti.
Per concludere do un modesto consiglio a chi si è dato alle attività artistiche: fate quello che vi sentite di fare. Non illudetevi di diventare famosi con la ricerca del nuovo (a meno che questa non vi venga spontanea), al massimo verrete cagati per qualche mese dai galleristi per poi diventare obsoleti a quei decadenti magna schei. E guardatevi Ichi the Killer (di Takashi Miike). Non c’entra un cazzo, però è un capolavoro assoluto.
Citazione del mese?
Sta volta tocca a Marinetti. Espongo quindi i miei punti preferiti del Manifesto Futurista:
“3. La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
[…]7. Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!… Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.
[questo è assolutamente il migliore se si tralascia la storia del patriottismo]9. Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.”
Ps. La mia è solo l’opinione di un ragazzo del secondo anno di beni culturali. Non pretendo di sapere tutto; quello che dico lo dico su base di ciò che so. Cambio idea sulle cose senza troppi problemi se mi vengono presentate argomentazioni che ritengo valide, quindi se non concordate su qualcosa sarò lieto di rispondere ai vostri commenti e confrontarmi con voi.
Regardz,
Ucnle Ardian.
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