La legge Fini-Giovanardi, che equiparava le droghe leggere a quelle pesanti, è illegittima. La bocciatura della Corte Costituzionale non deriva da un giudizio di merito ma da un giudizio tecnico; in altre parole i giudici non si sono espressi sul se sia più o meno grave spacciare eroina piuttosto che marijuana, ma hanno rilevato un’illegittimità tecnica degli emendamenti che, all’interno del decreto, decidevano per un’equiparazione totale degli stupefacenti. Se dunque non è stata una conquista per mano politica, sociale e culturale, questo scossone potrà quantomeno riaprire seriamente i dibattiti in merito e – speriamo – avvicinare l’Italia a Paesi più civili. Tra questi, ça va sans dire, ci sono gli Stati Uniti, i quali stanno lentamente ma con passo costante accettando l’idea che la coltivazione, il commercio e l’utilizzo di cannabis possa essere politicamente, socialmente ed economicamente accettabile (e conveniente). A tal proposito, vi racconterò l’interessantissima storia dell’uomo che non venne cambiato dalla legge, ma che aiutò la legge a cambiare.
Imprenditore in erba
Bruce Perlowin nasce nel 1951, vive a Miami e ha due passioni: fare soldi e fumare marijuana. Oddio, forse la prima è nascosta ed emerge gradualmente senza che lui se ne renda subito conto, ma la seconda è invece lampante come il Sole. Gli anni in cui Bruce vive la transazione da teenager a uomo adulto sono gli stessi in cui il moviemnto hippie raggiunge l’apice della notorietà e della diffusione. Va da sé che il nostro giovane eroe ne sia completamente attratto, così che a 17 anni comincia a spacciare erba tra i compagni del liceo. Lo fa in maniera del tutto disinteressata, nel senso che non intende costruire una rete e fare grandi margini di profitto: quel poco che guadagna lo utilizza per comprarsi l’erba per sé.
Parallelamente alla carriera di pusher, Bruce Perlowin apre un’altro percorso professionale e si cimenta come imprenditore: a 18 anni apre un negozio di prodotti in pelle. Notate: ai soldi e al fumo si aggiunge il terzo pilastro fondamentale del successo di Bruce, cioè l’ecologia. Dentro al negozio viene infatti dato spazio ad un Centro per l’Informazione sull’Ecologia, per avvisare le persone sui problemi ambientali che il paese doveva affrontare. Messa giù così, sembra la storia di un patetico fattone che sogna di cambiare il mondo a suon di canne ma che è in realtà è destinato al fallimento. E invece state leggendo la biografia di colui che è stato ribattezzato “The King of Pot”.
The King of Pot
L’ecologia è cosa bella-buona-giusta e tutto quanto, ok, ma da sola rende poco. In meno di dieci anni Bruce Perlowin ha dato vita a una cisterna di iniziative, imprese, avventure: dalla Comune dei Bambini a Nord di Miami, al produrre candele organiche, dal lavorare per il giornale underground “Il Ponte Arcobaleno” alla proprietà di un’azienda di decorazioni in legno. Di queste, però, nessuna gli ha permesso una stabilità economica, e così l’eroe riflette su l’unica attività che gli sta dando soddisfazioni pecuniarie, ovvero lo spaccio di erba. Prova a forzare la mano, e vende 50 libbre (that is 22 chili) di marijuana; il business comincia a prendere dimensioni importanti sotto tutti i punti di vista: le quantità vendute, i ricavati, e la scala geografica, che da regionale diventa nazionale. I soldi arrivano a palate e così, improvvisamente, a 25 anni, Bruce Perlowin è multimilionario. Non solo è un ottimo spacciatore, ma anche le attività legali cominciano finalmente a fruttare: è sua la terza azienda manifatturiera nel legno negli States. Per farvi capire come vive alla fine degli anni ’70 quel povero sfigato di un fattone ecologista, vi basti sapere che è diventato il più grande spacciatore ever della West Coast e vive in una villa da 3 milioni di dollari. E tutto questo senza sparare un colpo di pistola.
Andare a yoga è pericoloso
Bruce, per quanto ricco sia, non perde il suo interesse per le puttanate da fricchettoni e segue quella che è l’evoluzione dei maledetti hippies, ovvero la cultura new age. Scelta non fortunatissima: in viaggio verso un seminario di yoga, viene arrestato e condannato a 9 anni di prigione. E’ forse la fine del nostro eroe? Si può forse dire che alla fine la legge ha vinto e ha punito il trasgressore? Al momento dell’arresto, nel 1983, c’è chi scommette di sì, ma in realtà è soltanto la fine del primo tempo. Calcisticamente parlando, è come se una squadra palesemente fortissima sia rientrata negli spogilatoi sotto di 1 gol, contro avversari mediocri e fortunati ad ottenere il vantaggio. Perlowin passa i suo 9 anni “assieme ad assassini, terroristi, dirottatori, ladri di gioielli, rapinatori di banche e altri spacciatori”. Anziché uscirne psicologicamente devastato, però, l’eroe lascia le sbarre nel 1991 con in tasca una laurea specialistica in Nutrizionismo (si beh oddio, forse qualche danno neuronale c’è stato per ottenere una laurea del genere, ma non dimentichiamo l’essenza di patetico fattone sfigatone innata nel buon vecchio Bruce).
Non sottovalutate il Nutrizionismo
Cosa sia successo nel 1991 al 2014 lo lascio scoprire a voi. E’ facile, andate sul sito personale del vecchio Bruce e leggetevi tutto (del resto quello che ho scritto l’ho scopiazzato allegramente da lì). Vi lascio in compenso con un articolo del Sole24Ore in cui si dice che, a seguito delle progressive liberalizzazioni nella vendita di prodotti legati alla marijuana e alla canapa, si sta assistendo ad una crescita impressionante delle aziende di questo mercato, tanto che qualcuno teme per una bolla (ribattezzata bubble-pot). Basti pensare che, per quanto minuscoli siano i loro titoli azionari (non valgono più di un dollaro), in soli tre giorni molte di queste società hanno realizzato returns mostruosi. La Advanced Cannabis Solutions ha realizzato un +144%, la GreenGro Technologies addirittura un impossibile +1714%. E poi c’è la Hemp (+205%), con un capitalizzazione da 132 milioni di dollari, fondata e guidata da un tizio che, nonostante 9 anni di prigione ed una laurea in Nutrizionismo, ha dimostrato il valore delle proprie idee fino a veder cambiare una legge (ma anche una cultura) a proprio favore.
Al triplice fischio vince Bruce 5 a 1.
Per quelli che la partita doppia è andare allo stadio ubriachi. Prendo un libro o un giornale di economia, lo apro a caso, leggo e – qualche volta – capisco l'argomento, infine lo derido. Prima era il mio metodo di studio, adesso ci scrivo articoli. Sono Dan Marinos, e per paura che mi ritirino la laurea mantengo l’anonimato.
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