In questi giorni in cui si parla del Mose e si dice tutto ed il contrario di tutto, forse questa guida per chi non ne sa proprio nulla può schiarire qualche idea, soprattutto per chi non ha avuto modo o tempo di seguire la vicenda fin dall’inizio.
Cos’è il MO.S.E?
Il MOdulo Sperimentale Elettromeccanico è un sistema elaborato per proteggere la laguna di Venezia dai danni che può causare l’acqua alta: per chi avesse curiosità, sotto è riportato schematicamente il modo in cui dovrebbe funzionare.
Perché se ne parla?
Perché un certo quantitativo di persone sono sotto la lente d’ingrandimento della magistratura per vari reati. False fatture, corruzione, concussione, finanziamento illecito ai partiti; c’è un po’ di tutto.
Quello che rende questo caso più eclatante rispetto ad altre notizie di attualità che tutto sommato presentano gli stessi elementi è che:
a) Le indagini hanno portato a galla molti nomi eccellenti. Si parla del sindaco di Venezia, di un assessore regionale, di un Parlamentare di Forza Italia, di un ex generale della Guardia di Finanza. Questo porta la magistratura a pensare che si tratti di un sistema di corruzione diffuso e consolidato.
b) Gli accusati provengono da destra e sinistra, senza distinzione alcuna di colore politico.
c) Venezia è una città molto grande, ed una indagine condotta in una città molto grande, con molti indagati e molti soldi in ballo necessariamente ha molta risonanza.
Quanto costa?
Se provaste a fare questa domanda a qualcuno degli incaricati, probabilmente vi sentireste rispondere qualcosa riguardante una supercazzola prematurata con doppio scappellamento a destra.
Il motivo è semplice: Il preventivo nel 2001 parlava di 3700 miliardi di lire, quindi un po’ meno di 2 miliardi di euro. Ad oggi sono stati finanziati 5.267 miliardi di euro. Il fabbisogno residuo e’ di almeno 226 milioni di euro. ERA VERAMENTE DIFFICILE DA CAPIRE che ci fossero degli illeciti.
Breve cronologia della storia di questo progetto:
1966: A Venezia c’è un’alluvione terribile: per la prima volta si impone all’attenzione nazionale il problema dell’acqua alta
1984: Istituito il Comitatone (Comitato di indirizzo, coordinamento e controllo degli interventi di messa in sicurezza della laguna)
1989-1992: Viene steso il progetto preliminare
2002: Viene presentato il progetto definitivo. Il funzionamento è semplice: dei grossi cassoni riempiti d’acqua sono adagiati sul fondale ed attaccati a delle cerniere. Quando si presenta l’acqua alta, si sostituisce l’acqua nei cassoni con aria. La parte non incernierata dei cassoni inizia quindi a galleggiare, formando, in circa cinque ore, un muro che separa la laguna dal mare.
2003: Parte la costruzione
2006: Primi dubbi presentati da un gruppo di luminari
2009: Partono le prime indagini della magistratura
2013: Cominciano i primi arresti i primi arresti, a febbraio scattano le manette per 4 persone. A giugno vengono scoperti altre finte fatturazioni, cui seguono, a luglio, 14 arresti. Inoltre altre cento persone sono indagate.
2014: Un blitz della GdF fa scattare 140 perquisizioni in tutta la penisola, le indagini portano a 35 arresti , ed altre 100 persone scoprono di essere indagate per diversi reati (corruzione, concussione e finanziamento illecito.)
Come se non bastasse, le indagini stanno facendo venire a galla molti altri elementi: pare che Enrico Letta avrebbe preso 150.000 euro (ipotesi che però lui smentisce categoricamente, e comunque non è indagato), pare che questa inchiesta possa essere collegata anche con l’EXPO di Milano, e c’è addirittura chi sostiene che, fra questi due scandali, siamo in mezzo ad una nuova Tangentopoli
In mezzo a tutti questi dubbi, in mezzo a tutte ipotesi, è stato esemplare il modo in cui si è comportato il Partito Democratico di fronte a questo scandalo che forse lo toccava o forse no. Perché salvare la faccia è importante.
Immediata una presa di distanze: secondo Lotti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e responsabile organizzazione del PD, Orsoni non fa parte del partito.
Il problema nasce quando, d’accordo, Orsoni non è del PD, ma da questo partito è senz’altro sostenuto, ed infatti ha partecipato alle primarie svoltesi per la scelta del candidato sindaco di Venezia, vincendole. Giusto per la cronaca, il Partito Democratico è una formazione politica che, quando vuole tenere fuori qualcuno che ritiene un pessimo elemento, lo fa, infatti a Beppe Grillo la tessera fu rifiutata. Inoltre,se uno cercasse fra le schede del Partito Democratico, troverebbe questo simpatico documento.
Nel caso ve lo stiate chiedendo: no, non ci sono schede per ogni sindaco d’Italia, ci sono solo quelle dei sindaci sostenuti dal P.D.
Comunque c’è dell’altro: Orsoni si è dimesso. Perché si è dimesso? Per questo.
Per chi non avesse voglia di leggere l’articolo, sintetizzo io: ha abbandonato la carica in seguito alle pressioni del (chi l’avrebbe mai detto?) Partito Democratico. Del quale Orsoni, secondo Lotti, NON fa parte.
Detto questo, riporto le dichiarazioni legali Orsoni: “Le circostanze contestate nel provvedimento notificato paiono poco credibili in quanto gli si attribuiscono condotte non compatibili con il suo ruolo ed il suo stile di vita”
D’accordo, da lui non ci si sarebbe potuto aspettare nulla di differente, è ovvio che non vada a gridare al mondo “vi ho rubato un sacco di soldi!”, perché senz’altro avrebbe giovato poco alla sua difesa.
Un po’ meno ovvia è la presa di posizione di Fassino, che comunque ribadisce quanto Orsoni sia al di là di ogni sospetto
Orsoni, investito di tutta questa fiducia, non si sente di deludere nessuno: sa che le aspettative sono troppo alte. E infatti patteggia.
Non è assolutamente mia intenzione creare una polemica sul caso MO.S.E. o sulla persona di Orsoni (o meglio, lo farei volentieri, ma sarà per un’altra volta). Punto però l’attenzione sulle contraddizioni della situazione: stiamo parlando di un partito che, di fronte ad uno scandalo che lo tocca, lo gestisce in maniera politicamente pessima: ad una stessa situazione, se fai una domanda a nove persone del PD, ottieni dieci risposte diverse, e questo mina alla base la credibilità della formazione, soprattutto considerando che non lo chiedi ai passanti che trovi per strada, ma a persone che stanno ai vertici e che, quindi, dovrebbero dare delle risposte più o meno “ufficiali”, valide più o meno per tutti quanti.
Un partito da 41% non può andare avanti per sempre con persone all’interno che dicono tutto ed il contrario di tutto. Per contro, invece, Renzi ha la capacità di rimettere più o meno in riga le centomila anime riottose che il partito si ritrova ad avere al suo interno, e riesce a dare una linea comune anche abbastanza forte rispetto alla questione.
A questo punto, però, ci troviamo di fronte ad un problema. Il PD è sempre stato un partito di idee; più o meno buone, ma di idee, ed ha sempre criticato selvaggiamente gli enti politici in cui vigeva il culto della personalità: PdL prima e M5S poi. Ora, però, la situazione cambia, e questo partito ora va avanti SOLO ED ESCLUSIVAMENTE grazie alla spinta propulsiva di Renzi, che un po’ con la minaccia di elezioni anticipate, un po’ con intelligenti mosse politiche che gli portano sempre più consenso (è di pochi giorni fa la notizia che accetterà di incontrare i 5S per la scrittura della legge elettorale, proponendo addirittura lui stesso lo streaming: negare che questa sia una mossa politicamente intelligente significa ignorare la realtà), fa paura a tutti quelli che vorrebbero fucilarlo.
È legittima, però, una domanda: quanto può essere sicuro affidarsi alla personalità di uno che, per dirne una, dice che darà 80 euro a 6 milioni di italiani, quando i tecnici di Camera e Senato dicono che questi soldi non ci sono? Non saremo di fronte ad una riedizione del milione di posti di lavoro?
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