Un ringraziamento per il contributo a Gianni Giovannelli.
La notizia è arrivata qualche ora fa, lasciando spiazzati un po’ tutti: il Nobel per la letteratura 2016 va a Bob Dylan, per aver “creato una nuova espressione poetica nell’ambito della tradizione della grande canzone americana”. Nonostante sia uno dei più antipatici cantautori del business, Dylan rimane un pilastro fondamentale della musica popolare degli ultimi cinquant’anni, capace di farsi portavoce di un’intera generazione e di continuare imperterrito a scrivere nuova musica e suonare dal vivo ancora adesso. Per provare a far capire cosa abbia spinto l’accademia a dare il Nobel a questo artista, ecco una lista di dieci dei suoi più importanti brani.
Dopo l’omonimo (e anonimo) album d’esordio del 1962, il fenomeno Bob Dylan esplode l’anno successivo grazie a Blowin’ in the Wind, traccia d’apertura di The Freewheelin’ Bob Dylan che diventa immediatamente un inno del movimento per i diritti civili degli anni sessanta. La canzone ha avuto un impatto sociale incredibile, rimanendo tutt’ora una delle più famose del repertorio dylaniano grazie anche alle numerose cover fatte da altri musicisti come Sam Cooke o Joan Baez.
Brano anch’esso contenuto in The Freewheelin’ Bob Dylan, A Hard Rain’s A-Gonna Fall è una rivisitazione di Lord Randal, ballata scozzese medievale. La canzone è strutturata come un botta e risposta, in cui un padre pone una serie di domande al figlio, il quale risponde descrivendo terribili scene di violenza e devastazione di un realismo stupefacente. La canzone venne eseguita per la prima volta il 22 settembre 1962 in un concerto alla Carnegie Hall organizzato da Pete Seeger, quando Dylan aveva appena ventun’anni.
Sulla falsa riga di Blowin’ in the Wind, The Times They Are A-Changin’ venne pubblicata nell’omonimo album del 1964, considerato un manifesto della canzone di protesta. The Times They Are A-Changin’ ha l’obiettivo di descrivere in una canzone i grandi cambiamenti che stavano sconvolgendo gli Stati Uniti all’inizio degli anni sessanta. Ogni strofa del brano è rivolta a un gruppo di persone diverse, dai politici ai genitori, come ad invitare i membri della società a farsi da parte e lasciare spazio ai giovani. Anche di questa canzone vennero fatte diverse cover, fra le più famose quelle dei Byrds e di Nina Simone.
Nel 1965 esce Bringing It All Back Home, quinto album in studio per Dylan che segna la fase di transizione dalle sonorità acustiche del rock all’elettricità del rock. L’esempio lampante di questo cambio di stile è il primo brano del disco, Subterrean Homesick Blues, frenetica ballata in cui Dylan descrive con fare disincantato la deriva della società americana, utilizzando uno slang popolare e cantando i versi in modo rapido e febbrile. Data la grande quantità di allitterazioni e rime, si può considerare Subterrean Homesick Blues come un precursore del rap.
Like a Rolling Stone è sicuramente il brano più celebre di tutta la discografia dylaniana: registrato nel giugno del 1965, è la traccia di apertura di Highway 61 Revisited, uno dei dischi più importanti di Bob Dylan e della musica popolare americana. Like a Rolling Stone si rivoge direttamente ad una donna che, dopo aver vissuto nel lusso e nella ricchezza, si trova caduta in disgrazia. Grazie a questo feroce sfogo, Dylan si libera della figura di profeta folk delle masse per poter seguire un proprio percorso di cantautore in grado di affrontare anche altre tematiche. È il vero e proprio punto di rottura con la prima fase della sua carriera.
A chiudere quel piccolo gioiello che è Highway 61 Revisited c’è Desolation Row, una caotica parata di personaggi storici, biblici e della letteratura che si trovano all’interno di una ambientazione urbana. Desolation Row sembra la trasposizione della mente di Dylan come se fosse in una realtà cittadina, risultando in una delle più ambiziose e complesse composizioni del cantautore. Fabrizio De André, in collaborazione con De Gregori, ne ha realizzato una versione in italiano intitolata Via della Povertà.
Dopo il successo di Highway 61 Revisited, l’anno successivo Dylan sforna un altro capolavoro: Blonde on Blonde. Blonde on Blonde è l’apice della discografia di Dylan, in stato di grazia durante la composizione del disco. Fra le quattordici meravigliose tracce che compongono questo doppio album quella che forse supera tutte è la romantica Sad Eyed Lady of the Lowlands, brano dedicato alla moglie Sara e che, come Desolation Row, dura ben undici minuti. È uno dei pochi brani che Dylan non ha mai suonato in pubblico.
Nel 1973, Dylan compare anche nel mondo del cinema, realizzando la colonna sonora del film Pat Garrett & Billy the Kid. Quando lo sceriffo Slim Pickens viene colpito a morte, in una delle scene clou del film, parte Knockin on Heaven’s Door, brano tanto semplice quanto struggente, nonché uno dei successi più famosi della carriera di Dylan.
Nel 1975 esce Blood on the Tracks, quindicesimo album in studio per Dylan, nonché uno dei più riusciti. Realizzato mentre Dylan stava affrontando la separazione dalla moglie, l’album sembra avere come tema portante dell’album la fine di un amore. Fra i brani migliori del disco va citata la toccante Shelter from the Storm, in cui una donna riesce metaforicamente a salvare e redimere Dylan, il quale però successivamente si ritrova perduto e lontano da lei.
Il 17 giugno 1966 vengono uccise tre persone in una sparatoria a Paterson, in New Jersey: come colpevole venne erroneamente individuato Rubin “Hurricane” Carter, pugile afroamericano, che nonostante la sua innocenza venne condannato all’ergastolo. Hurricane è la canzone che narra di questa triste vicenda, in cui Dylan spiega in modo crudo come si sono svolti i fatti secondo Carter, messo in prigione solo per il colore della sua pelle. Hurricane viene pubblicata nel 1975 nell’album Desire. Dieci anni dopo, Carter verrà scarcerato.
Nonostante negli anni il genio creativo di Dylan sia andato scemando, nel 1997 ecco un’altra perla che lo riporta quasi agli albori degli anni ’60: Time Out of Mind. Nel disco risalta in particolare Not Dark Yet, brano visto dalla prospettiva di un uomo ormai vecchio e stanco, ormai rassegnato all’idea che gli resti ancora poco tempo da vivere.
Parodia di Subterrean Homesick Blues, questa geniale cover di Weird Al Yankovic ha la particolarità di avere ogni verso palindromo.
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