Era il lontano 1986, quando venne identificato il primo caso di encefalopatia spongiforme bovina, noto all’opinione pubblica come “morbo della mucca pazza”. Negli anni furono numerose le ricerche per trovare una cura a questa malattia, tanto che oramai si tratta solo di un lontano ricordo.
La stessa cosa non si può dire però dei prioni del film Benvenuti a Zombieland, che attraverso i bovini hanno trasformato le persone negli inflazionati, ma pur sempre temuti, zombie. Pallore, sangue rappreso, ferite d’ogni genere e un’enorme fame d’altri esseri umani: nulla che non si possa trovare nello stereotipo comune dei non morti. Anche il quartetto di protagonisti, chi più chi meno, non è esente dal rappresentare un preciso modello, alle volte molto marcato.
In primis si viene a conoscenza di colui che può essere considerato il protagonista della storia, ossia Columbus, interpretato da Jesse Eisenberg: è di fatto il classico beta, che ha speso la propria vita in autistiche passioni invece che pensare ad avere delle relazioni interpersonali. L’unico motivo per cui è riuscito a sopravvivere a Zombieland consiste in una lista di regole autoimposte, il tutto secondo la filosofia del prevenire è meglio che curare.
Viene quindi presentato l’alpha della situazione, Tallahassee, interpretato da Woody Harrelson. Caratterizzato dalla sua aria da cowboy e dal suo amore per le merendine Twinkies, dimostrerà, per motivi personali, d’essere l’unico a divertirsi cinicamente di fronte agli zombie.
Gli ultimi due personaggi, due sorelle truffatrici portate sulla pellicola da Emma Stone ed Abigail Breslin, si faranno più volte beffe degli altri due. Qualcuno potrebbe sicuramente storcere il naso e affermare che sia una storia vista troppe volte, sicuramente il classico b-movie dal flop già preannunciato. Invero, grazie alla regia di Ruben Fleischer, Benvenuti a Zombieland si rivela un film che poco ha a che fare realmente con gli zombie. Gli scontri e le sparatorie sono ovviamente presenti, e la realizzazione dei mostri ha un impatto decisamente realistico e ben realizzato; tuttavia il tema centrale riguarda la perdita o l’abbandono che i vari personaggi hanno subito nel corso delle loro vite.
Columbus risulterà probabilmente il personaggio più dinamico dell’intera pellicola. Inizialmente alla ricerca della propria famiglia, della quale non ha più notizie dall’inizio dell’epidemia, si renderà conto d’essere stato tra i piedi dei propri parenti ancor prima della catastrofica apocalisse; la catarsi del protagonista, in parte scontata ma comunque funzionale, sarà l’incontro con il resto del gruppo.
Dall’altro lato c’è chi soffre di una perdita: Tallahassee, infatti, spiega a più riprese d’aver perso ciò che aveva di più caro a causa degli stessi zombie; il suo fanatismo per i Twinkies non è altro che una trasposizione della nostalgia per ciò che era il passato.
Personaggio degno di nota, anche se poco considerato, è la sorella minore Little Rock, che a dodici anni non ha la più pallida idea di cosa fosse la vita prima della diffusione del morbo: lo dimostra la sequenza in cui Columbus le spiega chi fossero i Ghostbusters. Ultimo, e probabilmente anche meno importante, è il personaggio interpretato da Emma Stone: ad altro non serve se non a risvegliare in Columbus quel pizzico di spirito da alpha che potesse nascondersi dentro di lui.
Divertenti la presenza di Bill Murray nel ruolo di se stesso e tante citazioni ad altri film.
Il risultato finale è tutto fuorché brutto, ed il film è molto fluido, senza mai perdere tempo in complicanze inutili e sempre dritto al punto. Anche le musiche, non originali, sono ben disposte.
Il punto di forza è sicuramente la linearità e semplicità della trama, che scongiura ogni rischio di forzatura, rendendo il tutto accettabile e mai invadente. La pellicola in sé risulta, di fatto, una commedia dai contorni apocalittici. Addirittura, una storia del genere sarebbe anche potuta essere girata senza zombie, come a dimostrare che, seppure all’infuori di una società civilizzata, le relazioni umane interpersonali sono esattamente le stesse che già conosciamo.
In conclusione, Benvenuti a Zombieland è un film senza pretese ma nondimeno godibilissimo in ogni sua parte, tanto che i produttori stanno tentando ormai da tempo di realizzare un sequel: non resta che attendere qualche leak.
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